Chiesa

Il documento. Le nuove regole vaticane per i monasteri di clausura femminili

Gianni Cardinale martedì 15 maggio 2018

La comunità della Visitazione a Milano

La Chiesa vuole mostrare, ancora una volta, il “grande apprezzamento” che ha per la vita contemplativa femminile. Allo stesso tempo però desidera che alla storica “autonomia” giuridica che ciascun monastero di clausura storicamente gode, corrisponda una “reale autonomia di vita”. Ma siccome “più volte” si registra l’esistenza di monasteri “non più in grado di portare avanti una vita dignitosa”, allora la Santa Sede ha deciso di colmare una lacuna giuridica stabilendo “quando e come” intervenire in questi casi.

È questo uno dei punti qualificanti di “Cor Orans”, la nuova Istruzione sulla vita contemplativa emanata ieri dalla Congregazione per i religiosi in applicazione della Costituzione apostolica “Vultum Dei quaerere” firmata da Papa Francesco nel 2016. (QUI IL TESTO COMPLETO)

Il documento è stato presentato oggi nella Sala Stampa della Santa Sede dal segretario del dicastero, l’arcivescovo Josè Rodriguez Carballo, e dal sottosegretario, il cistercense padre Sebastiano Paciolla. Rodriguez Carballo ha anche detto che "nel mondo ci sono in questo momento 37.970 suore di clausura, non poche in questo contesto di crisi vocazionale".

Il nuovo documento, articolato in 289 paragrafi e alcune disposizioni finali, è stato approvato dal pontefice in generale e in “forma specifica” laddove comporta delle innovazioni in campo giuridico.

Quattro i capitoli

Il primo è dedicato al “Monastero autonomo” e si “introduce una significativa novità”: se in esso il numero di claustrali con voti solenni si riduce a 5, allora perde il diritto ad eleggere una propria superiora. Un provvedimento nuovo e importante, visto che riguarda “un consistente numero di monasteri”. Un provvedimento che, in caso di crisi valutata come irreversibile può portare alla soppressione da parte della Santa Sede. I criteri che possono concorrere alla soppressione sono: il numero delle monache, l’età avanzata della maggior parte dei membri, la reale capacità di governo e formativa, la mancanza di candidate da parecchi anni, la mancanza della necessaria vitalità nel vivere e trasmettere il carisma nella fedeltà dinamica.

Il secondo capitolo dell’Istruzione “Cor orans” è dedicato alle “Federazioni di monasteri”, una “struttura di comunione” che risale alla Costituzione apostolica Sponsa Christi emanata da Pio XII nel 1950. In particolare si ribadisce l’obbligo che “tutti i monasteri siano federati”, salvo particolari dispense dovute a “ragioni speciali”. Obbligo che però viene ancora disatteso, ha ricordato padre Paciolla, da “quasi la metà” di essi. A queste Federazioni viene in particolare attribuito il compito di verificare “la reale possibilità di curare adeguatamente la formazione iniziale nei monasteri federati, avvisandone la Santa Sede”.

Il terzo capitolo, quello dedicato alla clausura “come separazione dal mondo”, viene infatti ribadito che essa “deve essere materiale ed efficace, non solo simbolica e spirituale”. Mentre riguardo all’uso dei mezzi di comunicazione si raccomanda “sobrietà e discrezione nell’uso”. In questo ambito una novità riguarda il potere che viene concesso alla superiora di un monastero di concedere la dispensa dalla clausura, o autorizzare l’assenza dal monastero di una professa per non più di un anno. Finora questo potere era attribuito al vescovo diocesano.

Il quarto capitolo infine riguarda la formazione. A cominciare, e questa è una novità, da quella “permanente”. Mentre per la formazione iniziale si stabilisce che essa sia “non inferiore ai nove anni, né superiore ai dodici”.

Nelle “disposizioni finali” – ha sottolineato l’arcivescovo Rodriguez Carballo - si ribadisce “con forza ai monasteri che ancora non fossero federati di ottemperare entro un anno all’obbligo di entrare in un Federazione, a meno che non ne siano stati legittimamente dispensati”. Una insistenza, questa, dovuta da una parte "ai tanti problemi nati in questi anni dall’isolamento di alcuni monasteri", e d'altra parte, "dall’importanza di camminare anche nella vita monastica verso un’ecclesiologia di comunione, dall’altra”.