Chiesa

Festa Avvenire in Trentino. Discernimento e coscienza: le riscoperte di Amoris laetitia

Luciano Moia giovedì 27 luglio 2017

Prende il via questa sera in val di Fassa la seconda festa estiva di Avvenire e del settimanale Vita Trentina con un dibattito dal titolo «I frutti di Amoris laetitia» a più di un anno dalla pubblicazione. Alle 21 presso l’oratorio di Pozza di Fassa, nell’ambito della rassegna «Ispirazioni d’estate» promossa dal decanato, il saluto del direttore di Avvenire Marco Tarquinio introdurrà la serata alla quale intervengono i coniugi trentini Lucia e Marco Matassoni, uditori laici al Sinodo dei vescovi, il direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la Famiglia don Paolo Gentili e Luciano Moia, coordinatore del mensile Noi Famiglia & Vita. Nell’incontro, moderato dal direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, sarà valutato l’impatto del testo postsinodale e saranno discussi i possibili sviluppi delle "strade di felicità" indicate dal Papa. Domani alle 9 partirà da Pera di Fassa una camminata con l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi che alle 12 presiederà l’Eucaristia al Santuario di Santa Giuliana, in occasione dei 500 anni di realizzazione del prezioso altare ligneo. Dopo il pranzo campestre, alle 17 la festa si concluderà a Pozza di Fassa con la testimonianza di Lucia Borzaga, sorella di padre Mario, il missionario trentino recentemente beatificato dopo il suo martirio in Laos nel 1960.

La rivoluzione del discernimento. «L’occhio che illumina» il nostro cammino di fede. La bussola che aiuta a non perdere la rotta. Al di là delle metafore, uno dei frutti più straordinari di Amoris laetitia è sicuramente la riscoperta di quell’atteggiamento spirituale che ci aiuta a comprendere la volontà di Dio nella nostra vita, qui e ora.

Ecco perché Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del C9 (il Consiglio dei cardinali), mette al centro del suo saggio su Amoris laetitia proprio la capacità di discernere. L’occhio e la lampada. Il discernimento in Amoris laetitia, Edb, pagg156, euro 14) è un volume prezioso per il coraggio del vescovo-teologo di dire una parola chiara sulla questione forse più controversa dell’Esortazione postsinodale. Perché tutto l’impegno del Papa, sulla traccia del Vaticano II, per ridare dignità pastorale e teologica alla capacità personale di esercitare eticamente la propria libertà di scelta e per identificare i mezzi per raggiungere questi obiettivi nella propria vita, non piace per nulla a coloro che si illudono che «tutto sia bianco o nero» e così chiudono «la via della grazia e della crescita» (Al 305), scoraggiando «percorsi di santificazione che danno gloria a Dio».

Ancora più efficace l’immagine usata dal Papa il 9 febbraio di quest’anno, incontrando La Civiltà Cattolica, che Semeraro riporta nel suo saggio: «La vita non è un quadro in bianco e nero: è un quadro a colori. Alcuni chiari e altri scuri, alcuni tenui altri vivaci. Ma comunque prevalgono le sfumature. Ed è questo lo spazio del discernimento». Per inquadrare questa complessa tavolozza esistenziale, in cui la vita di relazione si intreccia e si confronta con le condizioni storiche, sociali, culturali, economiche del tempo vissuto, Semeraro offre innanzi tutto uno sguardo complessivo sull’Esortazione postinodale. Ripercorre il cammino sinodale, ne sottolinea i caratteri ecclesiologici, approfondisce il senso della scelta di Francesco di aprire per la seconda volta un documento magisteriale nel segno della gioia – dopo Evangelii gaudium, Amoris laetitia – collegandolo ai precedenti del Concilio e di Paolo VI e motivandolo con una precisa scelta teologica. Rispondendo poi a coloro che si affannano ancora a considerare il documento del Papa «una minestra riscaldata », Semeraro dedica uno dei capitoli più interessanti al 'nuovo' in Amoris laetita. E indica soprattutto due aspetti: quello linguistico, fondamentale perché, per dirla con il teologo Andrea Grillo «per comunicare la tradizione bisogna tradurla » con un nuovo alfabeto dell’amore adeguato alla sensibilità e alle urgenze dell’oggi. E, forse ancora più dirompente, «la restituzione del primato della persona nella teologia morale», che si colloca nel contesto di un discernimento pastorale carico di amore misericordioso. In questa prospettiva, l’occhio del discernimento, «parola fondamentale e centrale in Amoris laetitia » – ribadisce il segretario del C9 – è indispensabile per gettare uno sguardo di verità sul controverso capitolo VIII dedicato alle situazioni di fragilità. Tre gli aspetti che rendono necessario il discernimento.

Innanzi tutto per «ovviare all’indeterminazione della norma generale rispetto al caso particolare. La legge infatti (come insegna anche san Tommaso) vale nella maggior parte dei casi, ma non in tutti i casi possibili». Sarebbe cosa meschina quindi (scrive Francesco) soffermarsi solo a considerare se l’agire di una persona corrisponda o meno a una legge o una norma generale. Questo perché non basta a discernere una piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano. «In questo principio – sottolinea Semeraro – c’è il cardine teorico del discernimento pratico». Il secondo punto riguarda la necessità «di non elevare a livello di norma generale quanto davanti a una situazione particolare fa parte di un discernimento pratico». Terzo punto è l’opportunità di intendere il discernimento non come un giudizio, ma come un accompagnamento dinamico «sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettono di realizzare l’ideale in modo più pieno». (Al 303) In questa chiave si inserisce il criterio della gradualità che riflette, con grande saggezza, il cammino lento e complesso, sempre esposto al rischio di cadute e di arretramenti, tipico di ogni relazione di coppia e di ogni famiglia. Strettamente correlata alla 'rivoluzione del discernimento', quella della coscienza che secondo papa Francesco «dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa, in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio». È la coscienza che permette l’interiorizzazione della legge morale alla luce del discernimento del bene possibile. Questo richiamo al «bene possibile» è stato inteso da alcuni detrattori dell’Esortazione postsinodale come espressione della volontà del Papa di 'abbassare l’asticella'. Ma si tratta di una lettura impropria. Proprio perché il discernimento è dinamico, non si tratta di assumere la fragilità come criterio per valutare il bene e il male, ma non deve mai escludere la possibilità di «rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio» (Al 307).

La lunga riflessione sul discernimento sfocia inevitabilmente sull’accesso ai sacramenti, altro punto spesso valutato in modo frettoloso. Semeraro ribadisce che Amoris laetitia «non ammette affatto ai sacramenti, e in particolare all’eucarestia 'i divorziati risposati'». Perché il Papa non parla di 'categorie' ma di persone. E a queste persone, sempre alla luce del discernimento, sono richieste premesse di conversione né semplici né banali, in un cammino comunitario che mette al riparo dal rischio di «una privatizzazione indebita dell’accesso all’eucarestia». Il vescovo di Albano raccoglie anche la sfida di indicare quelli a che suo parere sono i criteri indispensabili – ne parliamo nella scheda qui a fianco – per il discernimento personale e pastorale dei fedeli divorziati e risposati. E si tratta di un’altra perla che rende questo saggio profondo e originale.

Divorziati risposati. Quali criteri per il discernimento personale e pastorale? Nel suo nuovo libro L’occhio e la lampada. Il discernimento in Amoris laetitia, il vescovo di Albano, Marcello Semeraro, ne indica tre, suddivisi complessivamente in sette punti. Eccone una sintesi:

1) Premesse indispensabili

a) «vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento» (Al 300)
b) non è da ritenere in tali condizioni chi ostenta la sua condizioni irregolare e di oggettivo peccato...

2) Riguardo al matrimonio precedente

a) i divorziati risposati devono chiedersi come si sono comportati verso i loro figli...; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; com’è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova unione sul resto della famiglia; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio... (Al 300)
b) al n.298 l’Esortazione ricorda quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un ingiusto abbandono... quanti hanno scelto una seconda unione per l’educazione dei figli, quanti sono oggettivamente certi in coscienza della nullità del precedente matrimonio...

3) Riguardo alla nuova unione

a) che sia «consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione, grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe» (Al 298)
b) La Chiesa riconosce situazioni in cui per seri motivi (l’educazione dei figli) non si può soddisfare l’obbligo della separazione (Al 298)
c) valutazione appropriata delle situazioni in cui c’è un notevole grado di stabilità... affetto profondo... responsabilità verso i figli, capacità di superare le prove.