Chiesa

DIARIO DEL PELLEGRINO. Finisterre, dove tutto ricomincia

Antonio Maria Mira sabato 7 agosto 2010
Il pullman, sotto l’abile guida di Lorenzo e Andrea, corre sulle autostrade spagnole e francesi. Questa mattina, nella palestra di Calle Cabello, per la prima volta dopo sei giorni, non abbiamo dovuto preparare con cura lo zaino. Ci attendono circa mille chilometri fino a Ossun – vicino a Lourdes – tappa intermedia nel nostro ritorno a Pistoia. È il momento dello scambio dei numeri di telefono tra i nuovi amici. Ma anche per le riflessioni "a caldo" sulla nostra esperienza di pellegrini. Lasciamo alle spalle gli ultimi momenti forti. Nella serata di giovedì siamo arrivati a Finisterre, l’estremo lembo occidentale dalle Spagna, la Finis Terrae raggiunta dalle legioni romane. Davanti a noi la rocca col faro, le lunghe spiagge di sabbia chiara e le acque dell’Atlantico. Ed è proprio qui che compiamo gli ultimi gesti simbolici del "camino" che di simboli è permeato. Prima il bagno (almeno i piedi) nelle fredde acque dell’oceano. Bagno di purificazione. Poi la raccolta di una conchiglia (ce ne sono a migliaia, lasciate dalla bassa marea), simbolo del cammino. In cerchio recitiamo la Compieta. Infine, quando il buio è ormai calato, il falò dove bruciare un indumento indossato in questi giorni. Segno del cambiamento, della trasformazione che il "camino" ha operato in noi.Secondo una tradizione popolare, proprio a Finisterre si raccoglierebbero tutte le anime prima di salire al Cielo. Precedentemente questo luogo era ritenuto Santiago, meta in questo caso del "cammino delle anime", guidate dalla Via Lattea, che continua a guidare oggi i pellegrini. Così come fa il sole che per tutto il percorso – da est a ovest – ha proiettato l’ombra davanti a noi e che ora scende lentamente sull’orizzonte dell’oceano. Muore per rinascere, sempre caldo e lucente. Come speriamo di essere noi al termine del nostro peregrinare. Abbiamo camminato insieme, dalla piccola Ginevra, appena 6 anni, a Ugo che di anni ne ha 75, ma dice «ne ho lasciati a casa un bel po’». La strada è appena all’inizio. «È parte di un cammino di fede più lungo – dice ancora don Simone. – Ma i semi sono stati gettati». E allora, ancora una volta, "ultreya e suseya", più avanti e più in alto.