Chiesa

Chiesa. Davide Carraro vescovo in Algeria. «La vera missione? La fraternità»

Anna Pozzi venerdì 26 gennaio 2024

Davide Carraro, nuovo vescovo di Orano, in Algeria. Originario di Treviso, ha 47 anni, e sarà pastore di una comunità di poche migliaia di credenti in mezzo a 7 milioni di abitanti

È il primo vescovo italiano della Chiesa d’Algeria. E si inserisce nel solco di grandi figure, che hanno segnato profondamente la piccola presenza cattolica in questo grande Paese musulmano. Davide Carraro, missionario del Pime, è stato ordinato vescovo di Orano ieri, nella piccola Cattedrale, accanto alla tomba del vescovo-martire Pierre Claverie, ucciso proprio lì, sulla porta di casa, il 1° agosto 1996, ultimo di 19 religiosi e religiose – tra cui i sette monaci di Tibhirine – che hanno trovato la morte negli anni bui del terrorismo islamista e sono stati proclamati beati nel 2018.

Ha scelto come motto episcopale «Dio è amore» – «Allahu mahaba» in arabo – tanto caro anche al vescovo Claverie e così vicino alla sensibilità del mondo musulmano in cui la Chiesa algerina – composta da poche migliaia di fedeli – è completamente calata in un rapporto di amicizia e dialogo. «Dialogo della vita, innanzitutto – precisa il neo vescovo – che è un aspetto imprescindibile e inevitabile della nostra presenza in questo Paese. Dialogo che si può arricchire anche di aspetti culturali o di iniziative caritatevoli per quanto ci è permesso».

Anche oggi, così come giovedì sera durante la veglia di preghiera, e domani per la Messa di ringraziamento nella basilica di Santa Cruz, che domina il bel golfo di Orano, la presenza dei musulmani è particolarmente significativa. Erano quasi la metà delle circa 800 persone che hanno preso parte al rito di ordinazione: «Sono i nostri amici, le persone che ci sono vicine ogni giorno e con cui condividiamo il nostro cammino in questo Paese. – riflette Carraro –. Qui si è davvero chiamati a essere segno di Cristo in una terra totalmente musulmana. Anche la mia ordinazione la vivo come una chiamata a un ulteriore servizio, una cosa che mi lega in modo ancora più profondo a questo Paese e a questa Chiesa».

Originario di Treviso, 47 anni compiuti proprio oggi, monsignor Carraro è arrivato in Algeria nel 2007 ed è stato per diversi anni nel deserto di Touggourt, prima di spostarsi nella capitale Algeri nel 2019, dove è diventato vicario generale nel 2022. In mezzo, una parentesi di tre anni al Cairo per studiare l’arabo, e quattro anni in Costa d’Avorio in attesa del visto per poter tornare in Algeria. Un Paese dove – anche a causa della difficoltà a ottenere i visti – la presenza cristiana si sta sempre più assottigliando. Nella diocesi di Orano, i cattolici sono circa 400 – in gran parte studenti o migranti subsahariani – distribuiti su 7 parrocchie in un territorio vastissimo con più di 7 milioni di abitanti: i preti sono 11, le suore 15 e i fratelli religiosi 8. «Fa parte della fragilità, ma anche della bellezza di questa Chiesa, una Chiesa piccola, semplice, essenziale, non legata a strutture o opere, ma fatta più di presenza e di incontri», dice Carraro, che è in questi anni in Algeria si è profondamente ispirato al messaggio di Charles de Foucauld e alla spiritualità del deserto.

«Sei stato nel cuore della nostra diocesi di Algeri – ha ricordato durante l’omelia l’arcivescovo della capitale Jean-Paul Vesco, che lo aveva scelto come vicario – una figura di gentilezza che ci mancherà moltissimo e che obbliga ciascuno di noi a mostrare, a sua volta, questo volto di gentilezza a coloro che ci circondano. Questa cifra di bontà che ti appartiene contribuisce non poco alla gioia e al sapore particolari di questa tua ordinazione episcopale. Insieme formiamo un’unica Chiesa cattolica d’Algeria, ed è quello di cui facciamo straordinariamente esperienza oggi!».

Con Vesco, che era stato a sua volta vescovo di Orano, ha concelebrato un altro suo predecessore, Alphonse Georger, ora emerito. Tra i consacranti erano presenti anche il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, e il nunzio apostolico in Algeria e Tunisia, monsignor Kurian Mathew Vayalunkal. Ma soprattutto c’erano moltissime persone venute delle località più lontane e remote di questo vastissimo Paese, che si sono sobbarcate viaggi lunghissimi per condividere questo momento di gioia e comunione.

«Ringrazio il Signore di questa giornata – ha detto il vescovo Carraro – e di questo abbraccio di amicizia che ho ricevuto dalla parte di tutti. Si incontra davvero il Signore quando si fa famiglia e si sta insieme, nonostante le diversità». È con questo spirito che ora affronta la sfida di guidare da “buon pastore” la sua nuova diocesi, non smettendo mai di impegnarsi a «far nascere un’umanità nuova e fraterna», secondo le parole del vescovo Claverie che ha posto al fondo del libretto della sua ordinazione episcopale.