Chiesa

PIETRO E IL MONDO. Viaggio in Benin, dal Papa nuova speranza per l'Africa

Mimmo Muolo martedì 15 novembre 2011
Benedetto XVI ritorna in Africa a distanza di due anni e mezzo dal suo primo viaggio nel continente. E anche se questa volta la meta sarà il Benin (in precedenza aveva toccato Camerun e Angola), il motivo principale resta legato al Sinodo africano celebrato nel 2009 in Vaticano. Allora il Papa consegnò ai vescovi l’Instrumentum laboris dell’assise. Domenica prossima, al culmine dell’itinerario che inizierà venerdì 18, pubblicherà l’esortazione apostolica che sempre segue un Sinodo, in questa occasione intitolato Africae munus.Il viaggio è stato illustrato ieri dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che ha spiegato i motivi per cui è stato scelto il Benin. Innanzitutto quest’anno coincide con il 150° anniversario dell’evangelizzazione del Paese africano e con il 40° anniversario delle sue relazioni con la Santa Sede. Inoltre questa nazione, pur piccola dal punto di vista geografico, occupa un posto di primo piano nella diffusione del Vangelo nell’Africa occidentale. Il suo Seminario principale (che il Papa visiterà e che conta oltre 200 candidati al sacerdozio) è stato un centro di irradiazione dell’evangelizzazione nel Togo, nel Niger, nel Ghana e in Nigeria. E quella di Ouidah, cittadina a 43 chilometri da Cotonou, è la prima Cattedrale della regione. A Ouidah è anche sepolto il cardinale Bernardin Gantin, che fu prefetto della Congregazione per i vescovi, amico personale dell’allora cardinale Joseph Ratzinger e suo predecessore come decano del collegio cardinalizio. «In Benin – ha ricordato padre Lombardi – il porporato è considerato un padre della patria, tanto è vero che gli è stato intitolato l’aeroporto internazionale di Cotonou, dove Benedetto XIV atterrerà alle ore 15 di venerdì 18».Gantin, alla cui tomba il Papa renderà omaggio, non è l’unica personalità cattolica del Paese africano. Tra i grandi di ogni tempo viene annoverato anche un altro prelato beninese, l’arcivescovo di Cotonou, Isidore de Souza, presidente della Conferenza nazionale che all’inizio degli anni ’90 traghettò il Paese verso la democrazia. Un assetto che tuttora sussiste e ha dato buoni frutti e che è un altro dei motivi per i quali il Paese è stato scelto per presentare l’esortazione postsinodale su riconciliazione, pace e giustizia. «Il clima di questo viaggio – ha detto il portavoce vaticano – vuole essere infatti un messaggio di speranza per tutto il continente». Per questo, tra gli appuntamenti centrali, padre Lombardi ha segnalato l’incontro con il corpo diplomatico, le autorità politiche e istituzionali e i rappresentanti religiosi che si terrà sabato mattina nel palazzo presidenziale. «Sarà un momento per guardare all’Africa nel suo insieme», ha anticipato il direttore della Sala Stampa. Quell’Africa percorsa da venti di speranza (come le «primavere arabe»), ma anche di guerra (la Libia, i recenti disordini anticristiani in Nigeria e in Costa d’Avorio), sui quali è molto probabile che anche il documento postsinodale dirà una parola. Il Papa lo firmerà nella Cattedrale di Ouidah sabato, poco dopo mezzogiorno, e lo consegnerà ai presidenti delle Conferenze episcopali del continente durante la Messa nello stadio di Cotonou. Sarà in pratica questo l’atto conclusivo della visita (ritorno a Roma previsto per domenica alle 22) che avrà insieme ai momenti consueti di ogni viaggio (incontro con i preti, i vescovi e i seminaristi), anche un inedito (almeno per i viaggi) incontro con i bambini (sabato pomeriggio alla parrocchia di Santa Rita a Cotonou), con un discorso specifico. In fondo, tra qualche anno, saranno loro a dover costruire pace, giustizia e riconciliazione.