Chiesa

ARGENTINA. Da Buenos Aires un itinerario sulle orme del Papa

Andrea Galli mercoledì 21 agosto 2013
Ad Asti è nato da non molto il comitato “Papa Francesco”, una collaborazione tra il Comune e la diocesi per far conoscere le radici piemontesi di Bergoglio: dalla casa in cui visse il padre Mario, a Portacomaro Stazione, al negozio in cui lavorò il nonno ad Asti città, oggi un palazzo, alla chiesa in cui fu battezzato il bisnonno a Montechiaro. Un modo per guidare in un percorso ricco di sfumature quei curiosi che si affacciano regolarmente in cerca di tracce “francescane”. Ora però si sta muovendo anche l’Argentina. “I sentieri di Papa Francesco” è il titolo di una proposta elaborata dalla Segreteria del turismo della provincia di Buenos Aires, un ente governativo diretto dal trentanovenne Ignacio Crotto. Si tratta di un itinerario messo a disposizione di tour operator (Crotto è stato a luglio in Italia a presentarlo e a settembre incontrerà una delegazione di operatori del settore proveniente dalla Germania) e di comitive in grado di viaggiare autonomamente, che prevede la visita ad alcuni luoghi significativi nella formazione di Bergoglio.Tra i più noti c’è il “Colegio Maximo de San José” a San Miguel, a nord-est della provincia di Buenos Aires, una delle istituzioni più prestigiose dei gesuiti argentini e da cui provengono le guide che accompagneranno i turisti/pellegrini. Inaugurato nel 1932, è stato a lungo un unicum in America Latina, il che fa capire la sua imponenza. Lì il Papa compì gli studi di filosofia e teologia e nel 1978 ne divenne rettore, carica che mantenne fino al 1986. Sarà possibile vedere la stanze in cui visse e lavorò. La biblioteca in particolare porta la sua impronta: si impegnò per il suo ampliamento quando prese le redini del Collegio, fino a farla diventare, quando fu aperta nella sua nuova veste nel 1981, la più importante biblioteca di teologia del continente, con 140mila volumi, 800 riviste specializzate, 4.500 libri dell’epoca coloniale donati dalla Compagnia di Gesù, tra cui diversi incunaboli. Ma il Collegio Massimo vuol dire anche una delle pagine meno pubblicizzate della vicenda umana del Pontefice. Come scrive la sua biografa Evangelina Himitian, durante la dittatura i gesuiti avevano messo in piedi un’organizzazione per aiutare persone in pericolo a lasciare il Paese. E sono diversi i testimoni oculari del ruolo di Bergoglio in quell’operazione. Come i sacerdoti Miguel La Civita ed Enrique Martínez Ossola, che ricordano quando nel Collegio, su indicazione del rettore, si dava protezione a numerosi ricercati, facendo il necessario per farli espatriare.Tra gli altri luoghi che sarà possibile vedere ci sono la parrocchia del Patriarca San José, vicina al Collegio Massimo, di cui Bergoglio fu il primo parroco; la città di Los Polvorines, con la parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, dove collaborò come catechista; la città di Ituzaingo, dove abita sua sorella Maria Elena, e Azul, dove invece si trova suo cugino Hugo, i suoi parenti più stretti ancora in vita. Poi due località in cui il futuro gesuita e futuro Pontefice con il nome del santo di Assisi, intrecciò il suo percorso con l’altra grande presenza religiosa in Argentina, quella dei salesiani. A Ramos Mejía c’è l’istituto salesiano “Wilfrid Barón”, che il tredicenne Bergoglio frequentò, anche se solo per un anno, lasciandovi un segno “profetico”: il suo nome compare nei registri della scuola come vincitore del premio in Condotta e di quello in Religione e Vangelo. A Tandil, invece, in collina, ha sede la casa di vacanze Villa Don Bosco. Bergoglio, quando già era seminarista, vi trascorse alcuni mesi in cerca di aria pulita dopo l’operazione a un polmone, maturando l’idea di farsi gesuita e non più sacerdote secolare. A mandarlo lì fu il suo direttore spirituale, don Enrico Pozzoli, un salesiano nativo di Senna, nel lodigiano, che lo aveva battezzato e fu per lui un esempio cruciale di consacrazione a Dio: nel 1982 gli volle rendere omaggio nel prologo del suo primo libro, Meditaciones para religiosos.Infine una tappa obbligata per capire un Papa profondamente mariano: la Basilica di Nuestra Señora de Luján, con al centro la statuetta miracolosa della Vergine, il cui manto azzurro si stende virtualmente su tutta l’Argentina, visto che da lì, come molti sostengono, vengono i colori della bandiera nazionale.