Chiesa

LA FESTA. ​La grande famiglia dell'Arsenal de Esperança

Lucia Capuzzi venerdì 19 luglio 2013
L’inizio è fissato alle 18 ma in Brasile, si sa, i tempi sono flessibili. A quell’ora, approfittando degli ultimi scampoli di luce, i 1.200 ospiti dell’Arsenal da Esperança di San Paolo – gemello dell’Arsenale della Pace del Sermig di Torino – sfrecciano per il giardino della più grande casa di accoglienza del Brasile. Chi sposta le sedie, chi sistema le bandierine, chi prepara la tombola. Il grande falò centrale richiede un gran lavoro: il fuoco deve restare acceso tutta la notte, come vuole la tradizione delle feste junine. Non importa se siamo a luglio: il calendario è, qui più che mai, solo una convenzione. L’occasione speciale, poi, merita uno strappo alla regola: il banchetto è dedicato agli oltre 80 giovani arrivati nella struttura da Stati Uniti, Italia, Gran Bretagna, Messico, Colombia e perfino Singapore per la Settimana missionaria. Gli ospiti vogliono mostrare a questi nuovi amici il meglio del Brasile e di loro stessi. E i ragazzi apprezzano. Appena la banda di samba vibra le prime note, anche i più timidi si lasciano trascinare. Ballano insieme. Studenti universitari, funzionari, manager volteggiano con gli ex moradores de rua (senza-tetto) dell’Arsenal. «Lo vede? Questo è il mio amico Deric, di Singapore», dice orgoglioso Adenam da cinque mesi nella struttura dopo anni in strada. «Sono entusiasta di questi ragazzi. Ci trattano come persone di famiglia», aggiunge. «Beh, lo siamo: facciamo parte della grande famiglia umana e cristiana», interviene Esteban, 20 anni, messicano, studente di relazioni internazionali alla Georgetown University di Washington. «In questi giorni abbiamo fatto in modo che ragazzi e ospiti lavorassero gomito a gomito nelle attività  quotidiane dell’Arsenal. Hanno rassettato, sistemato, chiacchierato, pregato insieme – racconta Gianfranco Mellito, della fraternità del Sermig -. Credo che i per i giovani della Gmg sia un modo prezioso di prepararsi alla Giornata: non solo con riflessioni spirituali ma mettendo in pratica la condivisione. Che è il centro della vita cristiana».