Chiesa

ALLA CASA SANTA MARTA. L'invito alla mitezza nella comunità

martedì 9 aprile 2013
Lo Spirito porti la pace nelle comunità cristiane e insegni a essere miti, rinunciando a sparlare degli altri. Con questo auspicio, papa Francesco ha concluso l’omelia della Messa celebrata nella Casa Santa Marta, alla presenza di personale del Fondo di assistenza sanitaria del Vaticano e dei Servizi generali del Governatorato. Erano un cuor solo e un’anima sola, grazie allo Spirito che li aveva fatti rinascere a una “vita nuova”. Ciò che all’anno zero della Chiesa ha saputo essere la prima comunità cristiana è modello intramontato e intramontabile per la comunità cristiana di oggi. Papa Francesco l’ha ribadito in modo incisivo partendo dal dialogo evangelico tra Gesù e Nicodemo, il quale non afferra subito in che modo un uomo possa “nascere di nuovo”. Di nuovo, ha ripetuto il Papa, vuol dire dallo Spirito Santo, «è la vita nuova che noi abbiamo ricevuto nel Battesimo. Vita che si deve sviluppare, non viene automaticamente». Dobbiamo «fare di tutto – ha affermato Papa Francesco – perché quella vita si sviluppi nella vita nuova», «è un laborioso cammino», che «principalmente dipende dallo Spirito» e insieme dalla capacità di ciascuno di aprirsi al suo soffio. E questo, ha indicato il Papa, è esattamente ciò che accadde ai primi cristiani. Loro avevano la “vita nuova”, che si esprimeva nel vivere con un cuore solo e un’anima sola. Avevano, ha osservato, «quell’unità, quell’unanimità, quell’armonia dei sentimenti nell’amore, l’amore mutuo…». Una dimensione oggi da riscoprire: per esempio – ha detto Papa Francesco – l’aspetto della «mitezza nella comunità, virtù un po’ dimenticata». La mitezza, ha stigmatizzato, ha «tanti nemici». Il primo sono le “chiacchiere”. Papa Francesco vi si è soffermato con molto realismo: «Quando si preferisce chiacchierare, chiacchierare dell’altro, bastonare un po’ l’altro – sono cose quotidiane, che capitano a tutti, anche a me – sono tentazioni del maligno che non vuole che lo Spirito venga da noi e faccia questa pace, questa mitezza nelle comunità cristiane». «Sempre – ha constatato – ci sono queste lotte»: in parrocchia, in famiglia, nel quartiere, tra amici. «E questa – ha ripetuto – non è la vita nuova», perché quando lo Spirito viene «e ci fa nascere in una vita nuova, ci fa miti, caritatevoli». Quindi, come un maestro di fede e di vita, il Papa ha ricordato quale sia il comportamento giusto per un cristiano. Primo, «non giudicare nessuno» perché «l’unico Giudice è il Signore». Poi «stare zitti» e se si deve dire qualcosa dirla agli interessati, a «chi può rimediare alla situazione», ma «non a tutto il quartiere». «Se, con la grazia dello Spirito – ha concluso Papa Francesco – riusciamo a non chiacchierare mai, sarà un gran bel passo avanti” e “ci farà bene a tutti».