Chiesa

CONFRONTO IN VATICANO. Il Papa: i nuovi evangelizzatori trasformeranno il mondo

sabato 15 ottobre 2011
"L'uomo contemporaneo è spesso confuso non riesce a trovare risposta a tanti interrogativi che agitano la sua mente in riferimento al senso della vita e alle questioni che albergano nel profondo del suo cuore". "E non di rado, viene allontanato dalla ricerca dell'essenziale nella vita, mentre gli viene proposta una felicità effimera, che accontenta per un momento, ma lascia, ben presto, tristezza e insoddisfazione". Lo afferma Benedetto XVI nel discorso rivolto agli 8mila partecipanti al raduno promosso in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. "Anche oggi - sottolinea il Papa - la Parola di Dio può incontrare chiusura e rifiuto, modi di pensare e di vivere che sono lontani dalla ricerca di Dio e della verità". Ma, aggiunge Ratzinger rivolto ai nuovi missionari, ai superiori di molti istituti religiosi e ai vescovi che rappresentano 30 Conferenze Episcopali, "l'uomo non può eludere queste domande che toccano il significato di sè e della realtà, non può vivere in una sola dimensione".
 
MONS. FISICHELLA: LA SFIDA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
“Nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione. ‘La Parola di Dio cresce e si diffonde’” è il tema dell’appuntamento organizzato oggi e domani in Vaticano per iniziativa del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Aperto dalla relazione del presidente del dicastero vaticano, mons. Rino Fisichella, l’incontro con i responsabili delle realtà ecclesiali – in mattinata – ha visto un confronto a partire da sette ambiti di testimonianza tratti dai “Lineamenta” per il prossimo Sinodo dei vescovi: cultura, fenomeno migratorio, comunicazione, famiglia, liturgia, politica, pastorale ordinaria. Nel pomeriggio vengono proposti gli interventi di madre Veronica Berzosa, fondatrice superiora di Iesu Communio, dello scrittore Vittorio Messori, dello scienziato Marco Bersanelli e di mons. Fabio Suescun Mutis, vescovo castrense della Colombia. Alle 18, nell’aula Paolo VI, concerto del tenore Andrea Bocelli, mentre l’incontro con il Papa chiuderà la giornata. Domani, infine, la celebrazione eucaristica in San Pietro (alle 9.30) presieduta da Benedetto XVI.Risposte adeguate. “Un fiume che irriga il mondo di oggi là dove le persone vivono e lavorano” è l’immagine che mons. Rino Fisichella ha utilizzato nella sua relazione introduttiva all’assemblea per definire la nuova evangelizzazione. Un ambito al quale hanno contribuito i 27 anni del magistero di Giovanni Paolo II e ora quello di Benedetto XVI, anche attraverso l’istituzione del Pontificio Consiglio e l’esortazione a “offrire risposte adeguate”. “La marginalizzazione di Dio – ha sottolineato il presidente – ha portato disorientamento nell’identità personale”, “indifferenza, ignoranza rispetto ai contenuti essenziali della dottrina”. “Molti, sbagliando, hanno pensato che l’annuncio esplicito non fosse più necessario e la sola testimonianza della vita fosse la via della nuova evangelizzazione”, ha aggiunto il presule precisando che, al contrario, è la stessa testimonianza cristiana a richiedere di essere annunciatori. Guardando alle realtà ecclesiali presenti all’assise, mons. Fisichella ha lodato questo “segno di grande dinamismo”, indicazione “che la fede provoca tanti cristiani, perché la chiamata alla conversione sia esperienza di salvezza”. E, “se qualcuno oggi vuole riconoscere i cristiani, lo deve poter fare per il loro impegno nella fede, non per le belle intenzioni”. La parrocchia, testimone sul territorio. È nella pastorale ordinaria di cui la parrocchia è “struttura fondamentale”, che “dovremo trovare le forme perché l’intera comunità scopra il suo essere evangelizzatrice”, ha poi precisato mons. Fisichella andando a trattare quegli ambiti di testimonianza posti al centro dell’attenzione. Da qui parte “la sfida”, per cui “dobbiamo esprimere un progetto che permetta alla comunità parrocchiale di essere testimone sul territorio”. Il vescovo ha quindi parlato della liturgia, azione “mediante la quale la Chiesa esprime il suo essere nel mondo” ed è “linfa vitale per il suo annuncio”, che “nella differenza dei riti mostra l’unità del credere”. Sul fronte della cultura, “la mancanza di pensiero indebolisce la fede” e la rende “incapace di raggiungere tutti”. Contro questa deriva, ha ammonito, “dobbiamo ritrovare la via maestra per riportare lo sguardo sull’essenziale”. Per le generazioni future. Ancora, la formazione, “essere propositivi in un momento di debolezza culturale generalizzata”, a partire dalla famiglia, della quale bisogna curare la promozione anche in un’ottica di evangelizzazione, poiché “essa costituisce lo spazio materiale al cui interno avviene la trasmissione della fede”. E la politica, dove un impegno dei cristiani “è urgente perché lì si fanno le leggi che determinano la cultura delle generazioni che verranno dopo di noi”. Mentre, di fronte al sempre più massiccio fenomeno migratorio, “l’impegno della Chiesa non si può limitare a una distribuzione di servizi, ma dev’essere accompagnato da uno slancio evangelizzatore”, ricordando al contempo che le differenti tradizioni religiose dei fratelli di fede che provengono da altri contesti “possono essere una ricchezza per stimolare l’indifferenza dei nostri battezzati”. Da ultimo, l’ambito della comunicazione, che “non può essere considerato solo in un’ottica funzionale”, ma chiede di “conoscere, studiare e utilizzare” il linguaggio dei media, “senza tradire il messaggio di cui siamo promotori”. Il gigante si risvegli. Rappresentanti di Chiese locali, associazioni e movimenti vecchi e nuovi hanno quindi preso la parola, a partire da Julian Carron (Comunione e liberazione) che ha rilevato come ogni persona sia “plasmata dalla comunità in cui nasce” e “allo stesso modo la cultura è una dimensione fondamentale della fede”, andando ad approfondire il rapporto tra fede e cultura. Sull’immigrazione, per Adriano Roccucci (Comunità di Sant’Egidio) “c’è un’eloquenza evangelica” nell’accoglienza degli immigrati da parte delle Chiese in Occidente: la loro domanda “trova la risposta della carità, che è un primo messaggio evangelico, ma che non può restare senza le parole dell’evangelizzazione”. Fortemente condiviso dai presenti l’appello di don Gigi Perini, parroco a Sant’Eustorgio (Milano) e ideatore delle “cellule dell’evangelizzazione”: “È necessario – ha detto – che quel gigante addormentato che è la parrocchia si risvegli! Una parrocchia dinamica, carica dell’amore di Dio, che affascina i suoi fedeli e li spinge all’evangelizzazione è possibile”. Insieme nell’unità. Vede nell’oggi un “tempo favorevole per l’evangelizzazione” Franco Miano (Azione cattolica italiana), per il quale “il risveglio delle nostre parrocchie è possibile”; in questa realtà varia e articolata di esperienze, “associazioni e nuovi movimenti costituiscono una via d’acceso preziosa per l’evangelizzazione, a condizione di portare ciascuno il suo dono e metterli insieme nell’unità”. Evangelizzare gli evangelizzatori, poiché questi “non possono essere tali se non hanno una fede profonda”, è il messaggio del vescovo di Washington, mons. Donald Wuerl. E se “ogni epoca ha avuto le sue accentuazioni pastorali”, oggi “essere cristiani – ha richiamato Kiko Arguello (Neocatecumenali) è far sì che appaia la comunità cristiana”, chiamata – ha aggiunto Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito) – “a formare in Cristo uomini nuovi, in grado di fare nuova pure la politica” per “liberare il nostro tempo dalla moltiplicazione delle strutture di peccato”.