Chiesa

L'intervista. Con lo sguardo di Gesù nell'abisso

Matteo Liut martedì 8 luglio 2014
L’ascolto è la cosa più importante che la Chiesa può dare alle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti. Ma questo ascolto deve essere «un ascolto incondizionato, che accetti di stare con loro, nel loro dolore, sopportando il loro sguardo e guardando assieme a loro nell’abisso». La ricerca della verità e della giustizia, insomma, deve andare di pari passo con l’accoglienza delle vittime: ne è convinto il gesuita Hans Zollner, vice rettore della Gregoriana e membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, che ieri mattina ha preso parte all’incontro del Pontefice con sei vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. Padre Zollner, il Papa lungo tutta la sua omelia parla di «sguardi». Che sguardo è quello di Francesco su questa triste realtà degli abusi? Una delle persone che era presente mi ha detto di aver visto nel Pontefice la capacità di accogliere il loro sguardo. E lo sguardo delle vittime in quel momento era come quello di Gesù che si volge verso Pietro nel momento del tradimento, proprio come affermato nell’omelia dal Papa. Un’altra delle vittime presenti all’incontro di ieri, poi, mi ha detto di aver sentito su di sé, grazie al Pontefice, lo sguardo di Gesù che «guarda con me, vittima, nell’abisso del mio dolore». Il Papa quindi ha dimostrato di saper sostenere questo sguardo e di non fuggire davanti a quel dolore, quel tradimento, ma anzi chiedendo di piangere con le vittime. Lo dimostra anche il lungo tempo che si è preso per stare con ognuno dei presenti all’incontro, allungando di molto il tempo previsto. Va in questo senso anche il fatto di aver chiesto perdono in prima persona per i crimini commessi dai ministri della Chiesa. Nell’omelia Francesco parla di speranza, ma com’è possibile chiedere a queste persone di sperare ancora? È di certo una richiesta audace, ma in realtà posso testimoniare che le persone incontrate ieri dal Papa hanno sperimentato una nuova speranza. Una luce che è cresciuta anche grazie al cammino di preparazione all’incontro e che poi ha preso forma nel clima di accoglienza e di attenzione sperimentato a Santa Marta. Alcuni di loro sono venuti coltivando la speranza di poter comprendere meglio ciò che è successo loro, non solo tramite l’abuso stesso ma anche a causa alle volte del comportamento sbagliato da parte delle autorità ecclesiastiche. Altri avevano il desiderio di lasciare il loro dolore qui a Roma, nel cuore della Chiesa, nelle mani del Successore di Pietro. E così è stato. Per alcuni si è realizzata la speranza di poter fare un altro passo nel cammino di riconciliazione. L’esperienza vissuta ieri ha fatto sì che per queste persone si aprissero strade che sembravano chiuse per sempre, dando forma a quella speranza di poter uscire da una solitudine profondissima, come sottolineava uno di loro, o da una fiducia distrutta. Quale compito spetta a vescovi e superiori nel cammino di riconciliazione invocato dal Papa? Prima di tutto quello di ascoltare senza pregiudizio, prendendosi il tempo necessario, rendendosi disponibili per sostenere il dolore dello sguardo di Gesù, che ci guarda tramite gli occhi di una vittima di abusi. Questo è doloroso e difficile, ma è necessario lasciarsi «trafiggere», «inchiodare» dall’esperienza di una persona che ha sofferto tanto a causa di un sacerdote, che ha commesso un crimine. È esattamente quello che ha fatto ieri il Papa. E, poi, non bisogna dimenticare quello che già Benedetto XVI ha chiesto: la Chiesa deve seguire, oltre alle regole che si è data, anche le leggi dello Stato in cui vive. E la Pontificia Commissione per la tutela dei minori cosa può fare? Compito principale è quello di individuare temi e priorità da indicare allo stesso Pontefice. Di certo, poi, potrà creare un importante canale di comunicazione con le Chiese locali. Perché se già si è fatto molto in molte parti del mondo – sia nell’evitare che vi siano vittime attraverso un’attenzione particolare alla formazione dei futuri sacerdoti che nel ristabilire la giustizia nei casi di abusi – ancora molto resta da fare.