Chiesa

INTERVISTA. La Cattolica ha 90 anni Un ateneo «nel cuore della realtà»

Enrico Lenzi domenica 8 maggio 2011
Essere «nel cuore della realtà», sapen­dola leggere, interpretare e anche gui­dare. Offrendo strumenti di crescita e di formazione, al servizio della Chiesa e del-­l’Italia. Ecco forse la sintesi che condensa i 90 anni dell’Università Cattolica, di cui la Chiesa italiana oggi celebra la 87ª Giornata. E proprio «Nel cuore della realtà» è il tema scelto per questa Giornata. Si tratta, spiega Lorenzo Ornaghi, rettore dell’ateneo catto­lico, «di una frase di padre Agostino Gemel­li, che ritengo molto bella ed efficace, e che il Messaggio inviato dalla presidenza della Cei giustamente richiama per intero: 'agire soprannaturalmente nel cuore della realtà'».Come si coniuga oggi lo sta­re nella realtà da parte del­l’ateneo dei cattolici? La frase di Gemelli ci aiuta a rispondere alla domanda. La conoscenza della realtà, e in particolare la conoscenza scientifica della realtà, è la premessa e l’indispensabile condizione per produrre og­gi la cultura necessaria ai tempi che ci attendono. Una cultura ispirata dalla ricerca di verità e alimentata dalla fede. La Cattolica festeggia i suoi 90 anni. Ha condiviso gran parte dei 150 anni dell’Italia unitaria. In cosa consiste il legame tra l’ateneo e la so­cietà italiana? Nella nascita della Cattolica, che sorge esattamente 60 anni dopo l’Unità d’Italia, si rispecchia un’apparente ambivalenza, che, se la si os­serva bene, non è per nulla tale. Nel progetto di padre Gemelli vi è l’idea di creare una classe dirigente alternativa a quella che guidava lo Stato liberale. Nello stesso tempo, però, Gemelli guardava nel cuore della realtà di quel momento, e in­tuiva che l’Università Cattolica avrebbe do­vuto favorire la nascita di una classe diri­gente al servizio dell’intero Paese, così con­fermando che tra le fondamenta più profonde e resistenti dell’unità nazionale c’erano i valori del cattolicesimo. Tale fina­lità è stata perseguita nei decenni succes­sivi e ha poi trovato concreta attuazione nei momenti più complessi e talvolta dram­matici della storia d’Italia. Senza far velo al­la verità storica, potremmo dire che l’Uni­versità Cattolica ha sempre fornito un con­tributo impareggiabile e insostituibile quando l’Italia si è trovata di fronte alle svol­te principali della sua storia. E ai giorni nostri è ancora così? È ancora così, non solo nel servizio alle dio­cesi e, attraverso loro, alla società italiana, ma anche rispetto a quegli elementi vitali del tessuto sociale, e sono ancora tanti, che chiedono una vita politica ordinata e capa­ce di offrire ai cittadini un’immagine credi­bile del futuro, fondata sulla prospettiva rea­listica e quindi affidabile di bene comune.Il 21 maggio prossimo andrete in pellegri­naggio dal Papa. Segno del legame con la Chiesa universale, oltre che con quella ita­liana. Cosa significa essere un ateneo cat­tolico nell’attuale panorama universitario? Il legame speciale con la Chiesa universale è nel codice genetico dell’Università Catto­lica. Anche in questa occasione mi piace ri­cordare una delle frasi del testamento spiri­tuale di padre Gemelli: «Il Papa è il predilet­to del Sacro Cuore di Gesù e noi servendo Lui, serviamo Gesù Cristo e lo facciamo re­gnare ». Questo speciale legame chiede oggi la responsabilità di attualizzare e confer­mare il tratto distintivo della storia dell’a­teneo, cioè di essere stato in molte occa­sioni apripista per altre università cattoliche nel mondo. Tutti gli atenei cattolici hanno davanti a loro certamente tante sfide, ma due mi sembrano quelle principali. La pri­ma è la risposta all’emergenza educativa. La seconda è quella di far sì che ogni sape­re scientifico non si chiuda in se stesso, ma alimenti una cultura viva. La quale, per es­sere davvero tale, è cultura per il bene di tutti. E nella situazione italiana, quali sfide at­tendono la Cattolica nel decennio che la porterà ai 100 anni di vita? Guardando agli Orientamenti pastorali dei vescovi italiani proprio per questo decennio, ci sentia­mo fortemente impegnati nel servizio di questa re­sponsabilità ecclesiale. E ci riconosciamo nel Messag­gio della Cei, quando ricor­da che la Cattolica è per na­tura propria il 'cortile dei gentili'. Del resto, la Catto­lica è frutto di quell’impul­so insopprimibile per cui la fede cristiana proietta i pro­pri valori nel vissuto storico dell’uomo, facendosi gene­ratrice di cultura. Presto Giuseppe Toniolo, a cui è stato intitolato l’ente fondatore della Cattolica, salirà agli onori degli alta­ri. Come la Cattolica cu­stodisce il proprio patri­monio di 'santità'? Per la Cattolica, così come per il suo Ente fondatore, cioè l’istituto Toniolo che si­gnificativamente porta il nome del prossimo beato, la beatificazione è motivo di gioia grande e intensa: la nostra Università costituisce infatti la realizzazio­ne di un’idea che fu cara a Toniolo in tutta la sua vita. Nella nostra storia abbiamo san­ti riconosciuti, come il beato Contardo Fer­rini, o 'in attesa', come la venerabile Ar­mida Barelli (che con padre Gemelli e Lu­dovico Necchi sono sepolti nella cripta del­la Cattolica, ndr ). Sono convinto che stu­denti, dipendenti e docenti della Cattolica e del Policlinico 'A. Gemelli', vivano que­sto patrimonio con la fierezza di chi, sa­pendo di rappresentare il presente di una storia grande, sa anche di doverne prepa­rare la continuità nel futuro.