Chiesa

Sinodo. «Dal Sinodo la Chiesa della tenerezza»

Luciano Moia venerdì 23 ottobre 2015
​«Questo Sinodo inaugura la Chiesa della tenerezza e decreta la fine della Chiesa che divide il mondo in buoni e cattivi». La sintesi, efficacissima, è del vescovo salesiano Luc Van Looy, ordinario della diocesi di Gent in Belgio, intervenuto al consueto briefing. «Non distinguendo tra famiglie buone e famiglie cattive, parlerà in modo chiaro della tenerezza che la Chiesa vuole mostrare verso qualsiasi situazione della famiglia».La sottolineatura di monsignor Van Looy si inquadra con quanto detto dal portavoce vaticano padre Lombardi, secondo cui i padri sinodali hanno espresso "soddisfazione" per la bozza della relazione finale. Il testo, circa 50 pagine, viene discusso oggi e votato domani. Al termine il testo verrà consegnato al Papa che deciderà che utilizzo farne. Potrà scegliere di renderlo subito pubblico - e questa è la soluzione più probabile - o di farla propria per una successiva esortazione post-sinodale.  «Questa mattina -  ha riferito padre Lombardi - vi sono stati 51 interventi "brevi" di padri sinodali per proporre le ultime modifiche, e «tutti hanno espresso un chiaro ringraziamento, ammirato, per il lavoro della commissione, perché si tratta di un testo molto più ordinato e soddisfacente, a detta dei padri, rispetto all'Instrumentum laboris, che era più frammentario, meno organizzato e coerente. Naturalmente - ha aggiunto Lombardi - lo scopo degli interventi era introdurre ulteriori miglioramenti».«Il fatto importante - ha fatto notare ancora monsignor Von Looy - è che si sono ascoltate le famiglie del mondo intero. Questa è una bella cosa. Non vogliamo giudicare ma ascoltare. Cambia la situazione delle famiglie e cambia la Chiesa nel suo accompagnamento». E anche se le coppie presenti in aula non erano di divorziati risposati, «le loro istanze - ha assicurato il presule - sono state ascoltate moltissimo con i questionari, un esame proseguito per due anni». Per il vescovo di Gent non ci si dovrebbe lamentare nemmeno della «poca attenzione alle famiglie fedeli», come hanno fatto notare alcuni padri sinodali critici verso la pastorale del rinnovamento: «La pastorale familiare - ha concluso monsignor Van Looy - non deve prestare attenzione unicamente alle coppie in difficoltà, ma è evidente che si dà più attenzione a queste persone, come avviene anche a scuola». «Purtroppo ogni prete e vescovo - ha chiosato poi il portavoce, padre Federico Lombardi - conosce e sente decine di situazioni di famiglie in difficoltà. Le loro esperienze ci pesano sul cuore».Sull'ipotesi di un voto a larghissima maggioranza si è espresso anche il cardinale canadese Gerald Cyprien Lacroix: «Voteremo la Relatio finalis, ed è molto importante, ma tutta l'esperienza del sinodo, da due anni a questa parte, è importante; il Papa non riceverà solo un documento, il Papa ha ascoltato, conosce le problematiche, non solo sulla base di ciò che abbiamo detto, ma anche dal lavoro dei circoli minori, dai documenti dati al segretariato». A proposito della problematica sulla coscienza individuale (il "foro interno") che - ¬ secondo quanto indicato da alcuni osservatori rappresenta la proposta avanzata nel documento finale per quanto riguarda la riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati - Lacroix ha fatto notare come sarebbe stato impensabile arrivare a un documento condivisibili da tutti. «Non temiamo questa eventualità - ha ribadito il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace - e anche se dovesse verificarsi questa mancanza di consenso, il documento non risulterebbe comunque annacquato. Ma questa non è esattamente la nostra preoccupazione: abbiamo imparato ad apprezzare il punto degli altri. Compreso quello che accade in altri Paesi: io dal Ghana non posso sapere quello che accade in Quebec, devo riconoscere non solo quello che è importante per me, ma anche quello che è importante per il mio fratello che sta in Quebec e in un altro Paese. Questa è la  sinodalità».   Durante il briefing, è stato affrontato anche il tema dell'accoglienza per le persone omosessuali. Turkson ha risposto a una domanda circa un intervento in aula che sarebbe stato particolarmente veemente nei confronti dell'omosessualità. «Quando studiavo teologia, negli anni Settanta, tutti i libri di psicologia presentavano l'omosessualità una anomalia, ora la percezione è cambiata e non la si considera più così.Si deve anche concedere il tempo di crescere ai Paesi africani che hanno difficoltà nella comprensione di questa esperienza. Ma non è che se in Occidente si pensa in un certo modo, dev'essere così anche nelle altre parti del mondo. Dovete concedere agli altri Paesi di crescere. Noi incoraggiamo i nostri a non criminalizzare questo fenomeno, ma incoraggiamo anche gli altri Paesi a non vittimizzare chi ha ancora problemi con questo».