Chiesa

La storia . Benedetto Daswa, primo martire del Sudafrica

Giorgio Bernardelli sabato 24 gennaio 2015
Un catechista, padre di otto figli, ucciso nel 1990, sarà il primo beato del Sudafrica. Tra i nuovi decreti della Congregazione per le cause dei santi firmati dal Papa c’è anche quello relativo a Tshimangadzo Samuele Benedetto Daswa, un laico della diocesi di Tzaneen di cui è stato riconosciuto il martirio e dunque potrà presto salire alla gloria degli altari. Quella di Benedetto Daswa è la prima causa di beatificazione avviata dalla Chiesa del Sudafrica a giungere al suo compimento. Ed è significativo che sia legata a un tema tuttora molto caldo in tutta l’Africa come è il rapporto con le credenze tradizionali legate alla stregoneria. Nato nel 1946 nel villaggio di Mbahe in una famiglia non cristiana, Tshimangadzo Daswa chiese il Battesimo a sedici anni scegliendo il nome di Benedetto. Diplomatosi come insegnante divenne il direttore della scuola locale; era una persona molto stimata anche fuori dalla comunità cattolica per la sua disponibilità verso tutti. Quando, però, nel gennaio 1990 un temporale fuori stagione si abbatté sul villaggio con i fulmini che bruciarono i tetti delle capanne si rifiutò di aderire alla risposta tradizionale: la caccia al responsabile del maleficio.  «La mia fede cristiana me lo impedisce », disse attribuendo quei fulmini a un fenomeno naturale. Poche sere dopo, il 2 febbraio 1990, fu ucciso in un agguato proprio per questa sua presa di posizione ferma. Quando capì che lo stavano uccidendo si inginocchiò a pregare; anche per questo la comunità cristiana locale lo ha venerato fin da subito come un martire.