Chiesa

IL REPORTAGE. Barbana, l'isola che salva dalle tempeste

Matteo LIut mercoledì 11 agosto 2010
Marinai dalla ruvida pelle provata dalla salsedine aiutano i pellegrini a salire sui traghetti. Poche manovre compiute da mani esperte e l’imbarcazione si avvia percorrendo il canale della Schiusa, sul quale si affacciano grandi alberghi da un lato, piccole villette a schiera dall’altro. Quando si raggiunge la laguna e si lascia Grado alle spalle restano solo il brontolio basso e persistente del motore, il rumore del vento, lo sciabordio dell’acqua mossa che arriva sulle basse sponde delle isolette appena affioranti dall’acqua e i versi striduli dei gabbiani che seguono i traghetti sperando in qualche tozzo di pane. Le grosse bricole e le paline che segnano il canale navigabile recano le indicazioni per «Venezia» «Trieste» e l’«Isola di Barbana». E subito, gettando lo sguardo a Nord Est, oltre la bassa vegetazione lagunare, spunta il campanile del santuario di Barbana, custodito dalla laguna assieme a una lunga storia di «grazie ricevute» contro «fortunali», atmosferici o esistenziali. Sullo sfondo si coglie con un solo colpo d’occhio tutta la terra di cui la piccola isola-santuario rappresenta il più antico cuore mariano: dal Carso alle prealpi Giulie e Carniche; più vicino, a Nord, il campanile di Aquileia, punto di irradiazione della fede in queste terre di confine, e un po’ più a Est la ciminiera della centrale elettrica di Monfalcone, volto più industrioso della Regione. Dopo una ventina di minuti dalla partenza, all’ultima curva, Barbana scompare dietro alla vegetazione per ricomparire poco prima dell’attracco. Sulla banchina i pellegrini vengono accolti dai frati minori che reggono il Santuario dal 1901.Un paio di mesi fa il Capitolo provinciale dei Frati minori del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia ha nominato il diacono frate Stefano Gallinaro nuovo superiore guardiano della comunità religiosa isolana, dove si trova anche una casa per ritiri ed esercizi spirituali. La nuova guida prende il posto del veronese padre Marciano Fontana, che si trova sull’isola da 22 anni, 19 dei quali come guardiano del Santuario. È lui che traccia per «Avvenire» il ritratto delle migliaia di pellegrini che ogni anno approdano al Santuario, molti provenienti anche dall’estero (Canada, Sud America, Francia), spesso figli di emigrati che della terra di origine portano nel cuore la devozione per la Madonna di Barbana. «Esistono tre tipi di pellegrini – racconta padre Fontana –. Ci sono quelli silenziosi, i "nascosti": entrano in Santuario quasi furtivamente, si fermano davanti alla Madonna e si vede che dentro vivono qualcosa di forte. Molti vengono a confessarsi e con le lacrime agli occhi dicono di rendersi conto che "la Madonna li chiamava". Poi – continua il religioso – ci sono le migliaia di fedeli che vengono a Barbana per sciogliere un voto, spesso legato alle vicende delle comunità locali, come la fine di un’epidemia o qualche scampato pericolo. Sono persone dalla fede viva e non puramente tradizionalista: lo prova il fatto che arrivare qui richiede la "fatica" della traversata della laguna». È in questa categoria che si inseriscono le decine di pellegrinaggi parrocchiali o di gruppo che nella stagione estiva raggiungono l’isola. Anche se qui arrivano da tutto il Triveneto e oltre, le comunità più legate sono di certo quelle più vicine, in particolare quella di Grado, che ogni anno dal 1237 scioglie il suo voto alla Vergine, per aver salvato la cittadina lagunare da una pestilenza. La prima domenica di luglio una processione di barche accompagna fino all’isola-santuario la statua della Madonna: è il «Perdon de Barbana», preceduto dal «Sabo Grando», il grande sabato, dove la devozione incontra cultura e folclore.«Ma poi c’è il terzo tipo di pellegrini – aggiunge il guardiano emerito di Barbana –: sono i "pellegrini-turisti", attratti qui dal fascino e dalla fama del luogo. Per molti si tratta magari solo di una gita durante la villeggiatura estiva a Grado e tra essi ci sono molti tedeschi, austriaci, sloveni. Eppure quando sbarcano qui – rivela padre Fontana – tutti sono concordi: il silenzio, la sospensione tra cielo, terra e mare, in questo "spazio dell’anima" che è la laguna, dona a tutti un’esperienza spirituale unica».Calo di afflusso? «No, i pellegrini sono sempre più numerosi – conclude padre Fontana –, anche se è vero che calano le confessioni e aumentano le richieste di "colloquio". Una cosa è certa: la Vergine di Barbana, che indica e presenta il proprio Figlio, richiama tutti all’unica via di salvezza, il Vangelo di Gesù. Qui la Madonna porta il titolo specifico di "Madre della Chiesa", perché come la Chiesa fa sì che ognuno possa incontrare il Salvatore. È questo "cristocentrismo" che rende così caro il santuario di Barbana ai popoli delle terre che lo circondano e ai loro figli presenti in tutti i continenti».