Chiesa

Verso il Natale. Come vivere l'Avvento, tempo di speranza oltre le paure del Covid

Giacomo Gambassi venerdì 3 dicembre 2021

Un presepe al tempo della pandemia

È iniziato domenica 28 novembre l’Avvento, il tempo forte dell’Anno liturgico che prepara al Natale. La prima domenica di Avvento ha aperto il nuovo Anno liturgico. Quattro sono le domeniche di Avvento nel rito romano, mentre nel rito ambrosiano sono sei e infatti l’Avvento è già cominciato domenica 14 novembre. Anche quest’anno l’Avvento continua ad essere segnato dalla pandemia, dalle misure anti-Covid durante le liturgie e dalla necessaria prudenza nel corso delle celebrazioni.

Un presepe al tempo del Covid con le statuine "mascherate" - Ansa

La pandemia modifica anche l’agenda del Papa per evitare gli assembramenti e quindi il rischio di contagio: l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, è previsto solo un atto di devozione privato alla Vergine senza la tradizionale uscita in piazza di Spagna per la preghiera di fronte al monumento dell'Immacolata e l'omaggio floreale; il 24 dicembre la Messa della notte di Natale nella Basilica di San PIetro verrà anticipata anche quest’anno alle 19.30. «Gesù ci invita a non avere paura – ha spiegato il 28 novembre papa Francesco nel suo primo Angelus d’Avvento in piazza San Pietro –. Non avere paura perché Egli verrà, Gesù tornerà, Gesù verrà, lo ha promesso». E ha definito questo tempo «una buona occasione per chiederci: che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia? È triste vedere i cristiani “in poltrona”! Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo?». Poi il richiamo alla preghiera. «In Avvento – ha suggerito il Papa – abituarci a dire, ad esempio: “Vieni, Signore Gesù”. Soltanto questo, ma dirlo: “Vieni, Signore Gesù”. Questo tempo di preparazione al Natale è bello: pensiamo al presepio, pensiamo al Natale, e diciamo dal cuore: “Vieni, Signore Gesù, vieni”».​

La liturgia

L’Avvento è iniziato con i primi Vespri della prima domenica di Avvento e termina prima dei primi Vespri di Natale. Il colore dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote è il viola; nella terza domenica di Avvento (ossia, la domenica Guadete) facoltativamente si può usare il rosa, a rappresentare la gioia per la venuta di Cristo. Nella celebrazione eucaristica non viene recitato il Gloria, in maniera che esso risuoni più vivo nella Messa della notte per la Natività del Signore.

Il sacerdote con i paramenti in viola durante l'Avvento - Avvenire

I nomi tradizionali delle domeniche di Avvento sono tratti dalle prime parole dell’Antifona di ingresso alla Messa. La prima domenica è detta del Ad te levavi («A te elevo», Salmo 25); la seconda domenica è chiamata del Populus Sion («Popolo di Sion», Isaia 30,19.30); la terza domenica è quella del Gaudete («Rallegratevi», Filippesi 4,4.5); la quarta domenica è quella del Rorate («Stillate», Isaia 45,8).

Papa Francesco con la casula rosa durante il tempo di Avvento - Ansa

L’origine dell’Avvento

Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus. Il vocabolo adventus può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto.

"L'albero di Jesse" nella Cattedrale di Worms in Germania - Avvenire

I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.


Il tempo dell’attesa, della conversione e della speranza

L’Avvento è «tempo di attesa, di conversione, di speranza», come spiega Direttorio su pietà popolare e liturgia. È il tempo dell’attesa della venuta di Dio che viene celebrata nei suoi due momenti: la prima parte del tempo di Avvento invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; poi, avvicinandosi il Natale, la seconda parte dell’Avvento rimanda al mistero dell’Incarnazione e chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la salvezza di tutti. Ciò è spiegato nel primo Prefazio di Avvento, ossia la preghiera che “apre” la liturgia eucaristica all’interno della Messa dopo l’Offertorio. Nella versione rivista del nuovo Messale si sottolinea che il Signore «al suo primo avvento nell’umiltà della condizione umana portò a compimento la promessa antica e ci aprì la via dell’eterna salvezza». Poi si aggiunge: «Quando verrà di nuovo nello splendore della gloria, ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».

Una Messa durante il tempo di Avvento - Avvenire

L’Avvento è poi tempo di conversione, alla quale la liturgia di questo momento forte invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Matteo 3, 2). Infine è il tempo della speranza gioiosa che la salvezza già operata da e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e «noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è» (1 Giovanni 3, 2).


Le letture dell’Avvento

Le letture – nel 2021/22 vengono seguite quelle dell’Anno C – testimoniano questa suddivisione dell’Avvento. Nella prima domenica di Avvento il Vangelo (Luca 21,25-28.34-36) descrive «il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria» e ricorda che «la vostra liberazione è vicina». Nella seconda domenica di Avvento – 5 dicembre – il Vangelo (Luca 3,1-6) ha al centro Giovanni Battista che predice «un Battesimo di conversione» ed è «voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore».

"San Giovanni Battista" di Caravaggio alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma - Ansa

Nella terza domenica di Avvento – 12 dicembre – il Vangelo (Luca 3,10-18) si sofferma ancora sul Battista che spiega: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali». Infine il Vangelo dell’ultima domenica di Avvento (Luca 1,39-45) – 19 dicembre – è quello dell’incontro fra Maria ed Elisabetta che si rivolge alla Vergine con queste parole: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?».


Maria, icona dell’Avvento

Nei ritmi dell’anno liturgico l’Avvento è il tempo mariano per eccellenza. Lo ricorda chiaramente Paolo VI nel paragrafo 4 della Marialis Cultus: «In tal modo i fedeli, che vivono con la Liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio,sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode». Il tempo dell’Avvento ha quindi come icona quella della Vergine. Papa Francesco ha sottolineato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo» ed è «colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Romani 16,25)» grazie «al suo “sì” umile e coraggioso». La presenza della Solennità dell’Immacolata Concezione – 8 dicembre – fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo. E in questo tempo forte la figura della Vergine viene presentata come l’icona dell’attesa fiduciosa e vigilante, della disponibilità attenta e concreta al mistero di Dio.

"L'annunciazione" di Beato Angelico a San Giovanni Valdarno (Arezzo) - Avvenire