Chiesa

Il direttore risponde. «Ma per Avvenire si paga l’Ici?»

domenica 11 dicembre 2011
Caro direttore,
a Genova potrebbero essere oltre quattromila gli ospiti al pranzo di Natale che la Comunità di S.Egidio organizza come tutti gli anni in questa ricorrenza.
Barboni, zingari, extracomunitari, poveracci di ogni categoria, nonché persone che un tempo non si sarebbero mai sognate di accettare tale invito, impegneranno oltre un migliaio di volontari incaricati all’organizzazione.
L’impegno sarà notevole, stante un numero così grande di presenze. E non sarà offerto soltanto il pranzo, ma anche un regalo personalizzato per ogni ospite.
L’avvenimento richiama alla mente le così dette 'Cene della Vittoria' che tutti gli anni a Siena si svolgono per le vie delle contrade vincitrici del Palio (di solito due ogni anno) dove a volte il numero dei partecipanti è altrettanto grande. La differenza tra le due situazioni consiste nel fatto che a Siena si paga e a Genova no, ma le accomuna il fatto che ambedue festeggiano una vittoria. A Siena quella di un Palio, a Genova quella della bontà e della fratellanza.
Giuseppe Torazza, Genova
 
Caro direttore,
riguardo all’esenzione dell’Ici sui beni "commerciali" della Chiesa, visto che c’è una gran confusione, perché nessuno della "Chiesa" (dalla Cei in giù) partecipa a una delle tante trasmissioni tv che sparano sulla Chiesa (Servizio Pubblico, Ballarò, Piazzapulita...) chiarendo una volta per tutte la questione? Temo che gli editoriali e le pagine di dati e fatti pubblicati da Avvenire non servano.
Occorre avere coraggio e andare nella "tana del lupo" per chiarire i fatti. Se non si sfida il pregiudizio con persone autorevoli che partecipino alla discussione con chi è contrario alla Chiesa, non si va da nessuna parte. Non è nelle parrocchie che si fa "nuova evangelizzazione", ma nei luoghi dove Cristo non c’è.
Luigi Vavassori, Cinisello Balsamo (Mi)   Gentile direttore, nella vasta e meritoria "operazione verità" che il suo giornale sta eroicamente compiendo in questi giorni di furibondi attacchi laicisti contro i presunti privilegi degli immobili di proprietà ecclesiastica manca – mi pare – un piccolo ma interessante dettaglio: il quotidiano Avvenire paga l’Ici per l’immobile che occupa a Milano? Oppure ne è esonerato in quanto organo di stampa di un ente religioso e, quindi, con finalità 'di religione'? In attesa di sua illuminante risposta, saluto cordialmente.   Raffaele Ferro     Tre questioni flash, e altrettante brevi risposte brevi. Al caro signor Torrazza vorrei dire che dobbiamo augurarci che nessuno faccia ricorso alla Commissione Europea contro i biechi 'affaristi' cattolici della Comunità di Sant’Egidio per "concorrenza sleale'"ai ristoratori genovesi. Dar da mangiare e distribuire doni impone, infatti, una serie di attività che chiaramente si svolgono con modalità 'commerciali' (uso di locali assoggettabili all’Ici, acquisto di alimenti e di altri beni, incameramento di donazioni…). Scherzo, ma non troppo: sa, di questi tempi va di moda sparare sulla solidarietà umana e cristiana... Al lettore Vavassori dico solo che è vero che bisogna esserci nei talk show d’attacco alla Chiesa, ma è anche vero che per esserci bisogna essere invitati e messi in condizione di parlare. Penso, poi, che i giornalisti anche quelli tv, soprattutto se bravi e famosi, dovrebbero avere il coraggio di non mettere in onda solo i casi limite prodotti da qualche partito politico (come i radicali) o di ripetere le inesatezze e le falsità scritte sui soliti giornali, ma fare quello che facciamo noi su ogni questione (politica, giudiziaria, economica... Ici-Imu compresa): verificare norme, dati e fatti, dandone pienamente conto all’opinione pubblica. Al sempre sulfureo e qualche volta ironico signor Ferro (che con Avvenire "laicamente" litiga in continuazione e non rinuncia a leggerlo) chiedo: come fa a dubitarne? Ovvio che sì. L’immobile in cui sono ubicati gli uffici di Avvenire è di proprietà della società immobiliare Inpac Spa. Questa è controllata al 100% dalla Fondazione di religione Santi Francesco e Caterina da Siena (la stessa che controlla anche la maggioranza azionaria di Avvenire). L’edificio è dato in affitto al nostro giornale e dunque come ogni immobile riconducibile alla Chiesa dato in locazione ovviamente paga l’Ici e ttte le altre imposte dovute. Spero di aver davvero «illuminato» lei (e non solo lei) con un ulteriore esempio di quanto falsa e maligna sia la campagna in atto.