Chiesa

Dialogo interreligioso. Da Assisi appello per Aleppo Ecco con chi pranzerà il Papa

Lucia Capuzzi lunedì 19 settembre 2016
Assisi aspetta con ansia l’arrivo – alle 10.50 di martedì – di papa Francesco che parteciperà alla cerimonia conclusiva dell'incontro interreligioso. Per implorare, insieme agli altri leader religiosi – con molti accenni e una sola voce -, pace. Papa Francesco pranzerà con il patriarca Bartolomeo I e i leader delle altre religioni nel refettorio del Sacro Convento. Tra gli invitati alla mensa del Pontefice i migranti ospitati del Cara di Castelnuovo di Porto, gestito da Auxilium. Provengono da Siria, Eritrea, Nuova Guinea, Nigeria, Pakistan e Afghanistan. C'è una famiglia siriana di Yarmuk, città assediata dai miliziani dello stato islamico, composta dal papà, dalla mamma e da una bambina di sei anni. C'è una ragazza eritrea di 25 anni, Nura, scappata dal suo Paese dove era stata costretta a lasciare gli studi e ad arruolarsi nell'esercito. E c'è Ibraim, un ragazzo della Nuova Guinea, musulmano, che aveva rischiato di morire di stenti in Libia dove era andato alla ricerca del padre che lo aveva abbandonato da piccolo.  In città 12mila pellegrini "Anche questa è piena? Ho provato in tre conferenze e ovunque c’è la folla”. Alla fine, grazie agli organizzatori, la signora trova un posto in piedi in fondo alla sala. Qualcuno si appoggia al muro, altri cercano di accucciarsi, nessuno, però, esce: eppure ogni panel non dura meno di tre ore. Tutti ascoltano, concentrati, gli interventi. E, al termine, molti porgono domande o fanno brevi commenti. Segno che la “Sete di pace” non è solo il titolo dell’incontro in corso ad Assisi, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e dalle Famiglie Francescane, a trent’anni dallo storico incontro promosso da San Giovanni Paolo II. E’ un desiderio reale di tantissimi donne e uomini di ogni fede e cultura. Oltre 12mila pellegrini sono arrivati in città per l’evento che ha riunito 511 leader mondiali delle religioni. A centinaia hanno affollato i diciannove incontri che hanno caratterizzato la giornata di oggi. Moltissimi i temi trattati. Con un particolar e sguardo alle frontiere internazionali, dove le fedi si incontrano e, a volte, purtroppo, si scontrano. O meglio, altri interessi manipolano la religione e la usano come “arma ideologica” per alimentare i conflitti. Appello di Sant'Egidio per AleppoE’ quanto accade, ad esempio, in Siria e nella sua città-emblema: Aleppo. Da qui l’appello, lanciato da Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio “Save Aleppo!”. Il grido è diventato il titolo di uno degli appuntamenti odierni. In cui Mauro Garofalo, di Sant’Egidio, Tamar Mikalli, testimone siriana, Tarek Mitri, dell’Università americana di Beirut, il primate ortodosso di Aleppo, Shahan Sarkissian, il presidente della comunità evangelica siriana, Haritiun Selimian, moderati dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, hanno provato a raccontare il coraggio di una città che non si arrende alla violenza. E lotta per riannodare quei fili di convivenza tranciati dalla guerra. In primo piano, inoltre – per fare solo alcuni esempi - l’Africa - con “Le sfide dell’Africa globale” e “La Tunisia a cinque anni dalla rivoluzione dei gelsomini” –; le migrazioni - con “Migranti e integrazione” -; il dialogo interreligioso - con “L’attualità dello spirito di Assisi”, “Cristiani ed ebrei in dialogo”, “Vivere insieme tra religioni in Israele”, “Il terrorismo nega Dio”-; la diseguaglianza – con “Economia e diseguaglianza” e “Religione e poveri”; l’ambiente, con “La casa comune, nostra madre terra”. Laurea honoris causa al patriarca Bartolomeo IUn momento particolarmente significativo è stata la consegna, all’Università per stranieri di Perugia, della Laurea honoris causa in Relazioni internazionali al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Barolomeo I. Quest’ultimo “ha saputo unire nella sua persona i due mondi, quello orientale e quello occidentale”, ha detto Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio. E sottolineato come, in questi 25 anni di ministero – ricordato in un apposito panel -: ha dimostrato di essere “un costruttore di ponti, proprio nel senso profondo della parola: pontifex”.