Chiesa

Anno giudiziario vaticano. Tolleranza zero su riciclaggio e finanziamento al terrorismo

Redazione Internet sabato 18 febbraio 2017

L’ergastolo è una pena senza speranza. Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, si è espresso celebrando la Messa nella Cappella di Maria, Madre della Famiglia, nel Palazzo del Governatorato, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

Come di consueto Gian Piero Milano, Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, ha presentato la relazione, formata da 44 cartelle, che ha fatto il punto sul sistema giudiziario vaticano in continuo aggiornamento per combattere, con tolleranza zero, “riciclaggio”, “finanziamento del terrorismo” e “ogni forma di criminalità economica", favorendo al contempo pratiche di assoluta trasparenza in linea con gli standard mondiali.
Milano ha ricordato, poi, l’abolizione, nel sistema giurisdizionale vaticano, della pena dell’ergastolo, sostituita con la reclusione da 30 a 35 anni. Il Promotore di Giustizia a tal proposito ha spiegato: «È la traduzione sul piano giuridico di un punto centrale del magistero di Papa Francesco, più volte intervenuto con accenti fortemente critici sulla inumanità di questa pena, da lui definita “una pena di morte nascosta”».
«Le riforme introdotte, o venute a compimento nel pontificato di papa Francesco, hanno riguardato – ha precisato Milano – prevalentemente il settore penale, in particolare le varie forme di criminalità finanziaria, di riciclaggio dei proventi di attività illegali, e di minaccia all'ordine pubblico internazionale. Si è trattato, per lo più, di un adeguamento normativo correlato ad obblighi derivanti da convenzioni internazionali sottoscritte dalla Santa Sede».

Nel corso del 2015 l’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede (Aif) ha ricevuto «circa 350 segnalazioni di attività sospette» che hanno portato «ad una serie di provvedimenti di sequestro cautelare di somme per un valore complessivo superiore a 11 milioni di euro». La relazione del Promotore di giustizia ha riassunto anche gli sviluppi dell’azione della Santa Sede per la trasparenza finanziaria, a partire dalle leggi emanate nel 2013. In questo quadro assume particolare rilevanza il controllo periodico effettuato da Moneyval, il Comitato di esperti del Consiglio d’Europa per la valutazione delle misure di lotta al riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo, le cui verifiche condotte sulla Santa Sede si sono concluse con esito positivo. Nel richiamare la Convenzione sottoscritta tra Santa Sede e Repubblica italiana il 1°aprile 2015 per disciplinare la cooperazione in materia fiscale, il promotore di giustizia ha ricordato che essa consente “il pieno adempimento, con modalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività finanziaria nella Santa Sede da alcune persone fisiche e giuridiche fiscalmente residenti in Italia”.


Vengono introdotte nuove figure di reato o si ampliano specifici settori dell’ordinamento: tra questi vanno anzitutto segnalati i delitti contro la persona, nelle figure della discriminazione razziale in cui sono ricomprese tutte le forme di esclusione, restrizione o preferenze basate sulla razza, il colore, ascendenza, origine nazionale o etnica, nonché la tratta di persone e la tortura.

«Particolare attenzione è dedicata alla declinazione dei delitti contro i minori». Il «catalogo dei delitti contro l’umanità viene richiamato nella più ampia prospettazione»: il «genocidio» (che ricomprende anche le pratiche volte ad impedire le nascite in seno ai gruppi nazionali, etnici, razziali o religiosi), e altri delitti, «tra i quali la sterilizzazione forzata, lo stupro e altre forme di violenza sessuale, l’apartheid, la sparizione forzata delle persone». «Sotto il titolo crimini di guerra, vengono catalogati i delitti in materia di terrorismo o eversione nelle varie forme – individuali o associate – in cui si sostanziano».


Altra novità riguarda i “delitti contro la sicurezza dello Stato”. Per tale reato viene inserito un art. 116 bis rubricato “divulgazione di notizie e documenti”, con il quale, ha spiegato il giurista, «si sanziona la condotta di chi si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione; al riguardo è prevista un’aggravante – con pena edittale della reclusione da quattro a otto anni – nel caso in cui le notizie o i documenti divulgati concernano gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato. Tale fattispecie è venuta di recente, per la prima volta, all'attenzione di questo Tribunale ed è stata risolta con una articolata sentenza, depositata nel dicembre del 2016 con interessanti elementi di novità e di approfondimento».

Quello portato avanti - ha concluso il Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano - «è un cammino comune nella difesa di valori etici e di principi sui quali regge la civile convivenza e l’ordine costituito, nella misura in cui lo richiede la stessa dignità umana, alla cui salvaguardia deve essere ispirato ogni momento della funzione giurisdizionale».