Chiesa

DAL VENETO A MANAUS. Amazzonia, la Gmg dalla parte degli ultimi

Matteo Liut martedì 16 luglio 2013
Sono arrivati in Amazzonia alla ricerca di un’esperienza speciale e sanno già che questa terra di missione donerà loro qualcosa di più grande di ogni aspettativa. I dodici giovani della diocesi di Treviso partiti domenica pomeriggio alla volta di Manaus, in Brasile, hanno iniziato così questa Gmg dal sapore missionario, affrontando un viaggio in aereo di 21 ore, interrotto solo dallo scalo a San Paolo ieri mattina. Quando in Italia era ormai sera sono giunti nella città sul Rio Negro, circondata dalla lussureggiante quanto delicata foresta amazzonica, e sono stati accolti dai missionari trevigiani impegnati a Santa Helena, nella periferia nord, don Roberto Bovolenta, don Stefano Moino e don Claudio Trabacchin. Ad accompagnarli ci sono don Silvano Perissinotto, direttore del Centro missionario diocesano di Treviso, e don Marcelo Farias dos Santos, sacerdote del Pime, originario dell’Amazzonia e impegnato nell’animazione missionaria nel nostro Nordest. «Dietro alla loro voglia di stare assieme e alla gioia che si legge nei loro occhi questi giovani custodiscono motivazioni profonde che li hanno spinti a venire fino in Brasile – nota don Perissinotto –. Non si vergognano a dichiararsi cristiani davanti agli altri e questo è un segno di speranza per il nostro tempo, una radice da cui può nascere il frutto della missione e dell’annuncio del Vangelo nel quotidiano».Ognuno di questi ragazzi vede in questo viaggio la possibilità di dare risposte a ciò che si muove nel proprio cuore. «Per me è l’occasione per uscire dalla mia vita di ogni giorno, spesso troppo chiusa su se stessa – racconta Giorgia, 25 anni, impiegata da sette –. So che l’incontro con le persone che ci accoglieranno mi aiuterà ad aprire i miei orizzonti e a stare con i piedi per terra, ben radicati nella realtà». Anche Margherita, 28 anni, estetista, ha affrontato la trasvolata oceanica alla ricerca di un’esperienza forte: «È la mia prima Gmg – rivela – e ho deciso di parteciparvi perché sentivo che questo viaggio mi avrebbe offerto qualcosa di profondo sul piano umano e spirituale. Un’occasione che capita in un momento molto particolare della mia vita».Da Milano a San Paolo i giovani di Treviso hanno viaggiato sullo stesso aereo di altri due gruppi di pellegrini della Gmg: quello della diocesi di Alessandria e quello di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Tra questi ultimi, guidati da don Danilo Costantino, responsabile diocesano della pastorale giovanile, c’è anche Rodolfo, 19 anni, fresco di maturità scientifica, un «veterano» delle Gmg, nonostante la giovane età: «Questa è la terza – racconta – dopo quella di Sydney e Madrid; sono stati i miei due fratelli a coinvolgermi in questa avventura. Ora vado a Rio per rivivere quell’emozione unica che si prova stando nella spianata gremita di giovani in silenzio, in preghiera assieme al Papa. Tutto quello che viviamo in questi giorni è di fatto una preparazione a quel momento». Ma per Michela, 33 anni, educatrice al momento disoccupata, tutta questa Gmg, a partire dalla Settimana missionaria che si apre oggi in tutte le diocesi brasiliane, «riserverà emozioni forti e profonde perché incontreremo un popolo vivace, cordiale, accogliente». I ragazzi di Arezzo ieri sono stati accolti da un monastero a San Paolo, dove si trova anche una comunità di accoglienza per chi vive nel disagio o è vittima della droga, mentre da oggi, in gruppi di due o tre, saranno accolti nelle famiglie in diverse zone.Il viaggio dei giovani trevigiani, invece, è proseguito fino a Manaus, dove oggi parteciperanno alla Messa di apertura della Settimana missionaria in Cattedrale. Il loro intenso programma prevede per domani la visita alla parrocchia di “Nossa Senhora Mae dos Pobres” a Puraquequara lungo il Rio Negro, dove potranno vedere anche il fenomeno naturale dell’Encontro das Águas. Venerdì, invece, si recheranno al bairro Santa Etelvina, dove operava don Ruggero Ruvoletto, missionario della diocesi di Padova, ucciso nel settembre 2009 durante una rapina in parrocchia. Perché la missione è dono, alle volte anche della propria vita.