Chiesa

LA POLEMICA. Aids: «La Chiesa in prima linea E i preservativi non sono la soluzione»

mercoledì 18 marzo 2009
"Il Santo Padre ha ribadito le posizioni della Chiesa Cattolica e le linee essenziali del suo impegno nel combattere il terribile flagello dell'Aids: primo, con l'educazione alla responsabilità delle persone nell'uso della sessualità e con il riaffermare il ruolo essenziale del matrimonio e della famiglia; due: con la ricerca e l'applicazione delle cure efficaci dell'Aids e nel metterle a disposizione del più ampio numero di malati attraverso molte iniziative ed istituzioni sanitarie; tre: con l'assistenza umana e spirituale dei malati di Aids come di tutti i sofferenti, che da sempre sono nel cuore della Chiesa". Così il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha chiarito la posizione espressa ieri dal Pontefice in volo verso il Camerun. "Queste - ha proseguito il portavoce vaticano - sono le direzioni in cui la Chiesa concentra il suo impegno non ritenendo che puntare essenzialmente sulla più ampia diffusione di preservativi sia in realtà la via migliore, più lungimirante ed efficace per contrastare il flagello dell'Aids e tutelare la vita umana".Le critiche da Francia e  Germania. Contro la presa di posizione del Pontefice si sono espressi alcuni esponenti del governo francese e tedesco. In Francia, in particolare, a scagliarsi letteralmente contro il Pontefice sono stati  l'ex premier di destra Alain Juppè ("Questo Papa comincia a rappresentare un vero problema"), il segretario nazionale del partito comunista, Marie-George Buffet (le frasi di Benedetto XVI per lui sarebbero addirittura "irresponsabili" e "criminali"). Critiche anche dal professor Michel Kazatchkine, direttore esecutivo del Fondo mondiale di lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria, che ha chiesto al Papa "di ritirare le sue affermazioni", ritenendole "inaccettabili". Quanto ai giornali, in prima linea il "solito" Le Monde, che oggi ha titolato: "Preservativo: Benedetto XVI più integralista di Giovanni Paolo II".A Berlino sono stati due ministri, Ulla Schmidt, titolare della Sanità e Heidemarie Wieczorek-Zeul, Cooperazione economica e sviluppo, entrambi esponenti della Spd, ad esprimersi in merito in termini opposti: "I preservativi salvano la vita, tanto in Europa, quanto in altri continenti", hanno dichiarato insieme a Berlino.I medici cattolici: «Il Papa dice il vero, il preservativo non è la soluzione». Il preservativo come mezzo di prevenzione nella lotta contro l'Aids non è "una magica soluzione" e anzi in alcuni casi, "non ha ottenuto nulla". È quanto affermano alcuni medici cattolici impegnati nel contrasto all'Hiv, ai microfoni di Radio Vaticana. "Se noi guardiamo alle iniziative, in termini di sanità pubblica, intraprese in Africa negli ultimi 20 anni - ha affermato il responsabile scientifico del progetto "Dream" di Sant'Egidio, il medico epidemiologo, Leonardo Palombi -, noi osserviamo che il largo impiego di condom non ha contenuto l'epidemia e non la sta contenendo in Europa orientale. Del resto - ha osservato -, il discorso sull'uso dei condom come magica soluzione dell'epidemia dell'Aids, parte dal presupposto che questo mezzo sia utilizzato sulla base di una certa cultura e sulla base di alcuni diritti, per esempio i diritti delle donne, che non è certo un fatto largamente consolidato". Ciò che occorre sempre più, invece, ha aggiunto, è la possibilità di accedere gratuitamente alle cure. Il prof. Gianluigi Gigli, già presidente della Federazione mondiale dei medici cattolici, da parte sua ha portato l'esempio della Thailandia "dove ci si è basati solo sul profilattico, non ha ottenuto nulla: la situazione è addirittura, appunto, peggiorata. Ecco: questo dovrebbe far riflettere" perché , ha aggiunto, "se ci si limita solo al profilattico, la sensazione di falsa sicurezza che esso da questo rischio viene tuttavia a moltiplicarsi a causa del moltiplicarsi dei rapporti che la falsa sicurezza stessa genera". L'Osservatore Romano: «Le parole del Papa stravolte in chiave polemica». Il viaggio del Papa in Africa è stato ridotto dai media "a un solo aspetto, per di più stravolto in chiave polemica, e cioè quello dei metodi per contrastare la diffusione dell'Aids". Lo scrive l'Osservatore Romano in un editoriale di prima pagina firmato dal direttore, prof. Giovanni Maria Vian. viaggiò. "L'importanza del viaggio ha diversi aspetti - scrive il direttore del quotidiano vaticano - la visita, la terza di un Papa in poco più di un ventennio, a due grandi Paesi quali il Camerun, presentato non a torto come un'Africa in miniatura, e l'Angola; la vicinanza che anche in questo modo il vescovo di Roma vuole dimostrare a tutto il continente africano, dove il cattolicesimo è giovane e in vigorosa crescita, su radici antiche e con realizzazioni rilevanti; la dimensione collegiale, che è ancora più accentuata di quanto non sia solitamente nelle visite papali internazionali". "Benedetto XVI - conclude Vian - viaggia, come i suoi predecessori, per testimoniare e annunciare il Signore. E questo ha effetti politici in senso alto. Anche ora nel sollecitare il continente africano e tutta la comunità internazionale a un impegno comune che aiuti a superare la crisi globale".