Chiesa

Modelli di vita. Acutis e Gonzáles-Barros, la santità degli adolescenti

Andrea Galli venerdì 6 luglio 2018

«Il giusto, anche se muore prematuramente, si troverà in un luogo di riposo. Vecchiaia veneranda non è quella longeva, né si misura con il numero degli anni». Questo passo del libro della Sapienza si addice particolarmente a due dei quattro nuovi venerabili per i quali il Papa ha autorizzato ieri il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, a promulgare gli appositi decreti. Oltre a Giorgio La Pira e Pietro Di Vitale (di cui diamo conto a pagina 7 e qui sopra) sono state infatti riconosciute le virtù eroiche di Carlo Acutis e Alexia González-Barros, morti rispettivamente all’età di 15 e 14 anni.

Acutis era nato il 3 maggio 1991 a Londra, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro, rampollo di una famiglia di rilievo nel mondo finanziario italiano (è azionista di maggioranza della Vittoria Assicurazione; il padre di Carlo, Andrea, ne è l’attuale presidente). Visse a Milano, nella parrocchia di Santa Maria Segreta, trascorrendo un’infanzia e una prima adolescenza del tutto normali all’apparenza: quelle di un ragazzo vivace, estroverso, appassionato di computer. Fino all’ottobre del 2006 quando la sua vita fu recisa da una leucemia fulminante. Quello che di poco comune caratterizzò invece Carlo fu una fede cristiana vibrante e “inaspettata”. «Viene da pensare che fosse stato educato così, in famiglia, invece no, è stato lui a trasmettere quella luce ai genitori» ha spiegato il suo biografo Nicola Gori, «la ricerca della Messa quotidiana, l’amore per l’Eucaristia, l’adorazione, il senso delle realtà celesti, tutto questo gli fu donato in modo misterioso».

L’intensità della sua vita cristiana e il suo altruismo colpirono le persone con cui entrò in contatto. «Carlo è uno di quei pazienti – è il ricordo di un’infermiera dell’ospedale San Gerardo di Monza, dove Acutis fu ricoverato e nel giro di una settimana si spense, il 12 ottobre del 2006 – con cui rimasi poco a causa delle complicanze che insorgono, ma che ti lasciano dentro un grande amore e, nonostante la situazione, un senso di pace che non sai spiegarti».

Suor Clotilde, delle suore di Maria Bambina, che allora era in servizio all’ospedale, ha lasciato questa testimonianza: «Ogni giorno, prima delle cure, Carlo passava nella nostra cappellina e, subito dopo aver salutato Gesù nel tabernacolo, passava dalla nostra Madonnina di Fatima e affidava alla sua intercessione la sua malattia. Poi ripartiva sempre sorridente ». Con la vita di Carlo «ci troviamo di fronte all’iniziativa potentissima della Provvidenza» ha detto il cardinale Angelo Scola alla chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione, nel 2016. Difatti la devozione alla figura di questo ragazzo si è diffusa a macchia d’olio nel mondo negli ultimi vent’anni.

Acutis è sepolto ad Assisi, città a cui era profondamente legato, e ieri un messaggio di gioia è arrivato anche dall’arcivescovo Domenico Sorrentino. Alexia González-Barros era nata invece il 7 marzo 1971 a Madrid, ultima di cinque figli. La sua era una famiglia dell’Opus Dei, di cui respirò la pietà – soprattutto della madre – e il carisma: fece la sua prima Comunione a 8 anni a Roma, vicino alle spoglie di san Josemaría Escrivá.

Nel dicembre 1984 avvertì un dolore alla spalla destra, all’inizio sottovalutato, ma che due mesi dopo si rivelò essere un tumore con metastasi già diffuse. Fu l’inizio di una prova durissima – in dieci mesi subì otto interventi, quattro alla spina dorsale – che Alexia visse con una fortezza soprannaturale, offrendo le sue sofferenze per la Chiesa e per i suoi cari. Dopo la sua morte, avvenuta il 5 dicembre 1985, le persone che l’avevano conosciuta iniziarono a mettere per iscritto i ricordi di una bambina e poi di una ragazza semplice ma che aveva lasciato un segno profondo in chi l’aveva frequentata. E nel giugno 1994 si chiuse positivamente a Madrid la fase diocesana del suo processo di beatificazione.