Chiesa

Roma. Abusi sui minori, prima di tutto tutelare le vittime

Giovanna Pasqualin Traversa venerdì 24 marzo 2017

Prende il via oggi l’assemblea plenaria della Pontificia Commissione per la tutela dei minori istituita tre anni fa da papa Francesco. Uno dei temi al centro dei lavori sarà il ruolo dell’educazione per la prevenzione degli abusi, al quale è stato dedicato ieri un seminario di studio promosso dalla stessa Commissione e dal Centre for Child Protection della Pontificia Università Gregoriana. Tema della giornata ospitato dall’Ateneo, “Safeguarding in homes and schools: learning from experience worldwide” ('Tutela a casa e a scuola: imparare dalle esperienze in tutto il mondo') perché, ha spiegato il cardinale Seán Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Commissione, «l’educazione è stata identificata dalla Commissione come elemento centrale del suo lavoro».

Papa Francesco, ha assicurato O’Malley, «è seriamente impegnato per sradicare lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa », e «il nostro fine è continuare ad apprendere modi per implementare e sviluppare programmi per tutelare le vittime di abusi sessuali». Senza un serio impegno in questo ambito, ha avvertito, è a rischio anche l’efficacia dell’evangelizzazione perché «l’abuso dei più vulnerabili non è un problema cattolico o clericale, è un problema umano, ma quando l’abuso è perpetrato da un prete il danno è ancora più profondo» e «il mondo cattolico domanda che noi, suoi pastori, facciamo tutti i passi necessari per proteggere i bambini affidati alla nostra cura».

Nessun riferimento alle dimissioni dalla Commissione, lo scorso 1° marzo, dell’irlandese Marie Collins, abusata da bambina da un sacerdote, ma è forte la sottolineatura della necessità dello scambio di buone pratiche e dello sviluppo di risposte efficaci coinvolgendo tutte le Chiese locali accompagnata da un monito: «Falliremo se non metteremo al primo posto le vittime. “Prima la vittima” è il principio fondamentale della nostra Commissione. Solo i sopravvissuti potranno aiutarci e guidarci». Sulla responsabilità e il ruolo dell’educazione per «avviare processi di cambiamento delle menti e dei cuori» si è soffermato padre Friedrich Bechina, sottosegretario della Congregazione per l’educazione cattolica, mentre Kathleen Mc- Cormack, membro della Pontificia Commissione e presidente del gruppo di lavoro sulla formazione nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità, ha osservato: «Abbiamo un problema in seno alla Chiesa e l’educazione è lo strumento chiave per combatterlo. Vogliamo fare in modo che tutti, nelle loro comunità o diocesi, si impegnino per fare della Chiesa un ambiente sicuro».

La parola, ora, alle buone pratiche di diversi Paesi. Mónica Yerena Suárez (Messico) ha portato la testimonianza delle scuole cattoliche mariste del Paese nel quale si registrano 600mila aggressioni sessuali e 4 vittime su 10 sono bambini o adolescenti con meno di 15 anni e ha spiegato che la sfida è soprattutto culturale. Per padre Wilfredo Grajales Rosas, direttore dell’Instituto Distrital para la protección de niños, niñas, adolescentes y jóvenes, di Bogotá (Colombia), occorre insegnare ai bambini a essere se stessi partendo dal loro punto di vista. Polizia e Chiesa sono scese insieme in campo a Foggia nel progetto di prevenzione illustrato da Giovanni Ippolito, direttore tecnico capo psicologo della Polizia di Stato del capoluogo pugliese. Da Juan Ignacio Fuentes, del Consiglio argentino per l’educazione cattolica, l’invito alla Chiesa ad «ammettere i propri errori con umiltà e trasparenza, riconoscendosi in cammino con altre istanze della società».

Appassionato e senza sconti anche l’intervento di Francis Sullivan, della Truth justice and healing Commission (Australia), che coordina la risposta della Chiesa cattolica alla Commissione d’inchiesta istituita dal governo federale nel 2013: «La Chiesa si concentri sugli abusi perpetrati al suo interno; un cancro da estirpare » perché solo «con le mani pulite» potrà riguadagnare la fiducia perduta.