Chiesa

1981, quei due colpi a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro

Mimmo Muolo venerdì 14 maggio 2010
Ore 17 e 17 di mercoledì 13 maggio 1981. Due spari risuonano in piazza San Pietro e la storia cambia. Sono i due spari partiti dalla Browning calibro 9 di Mehmet Alì Agca, 23 anni allora, turco, terrorista internazionale noto alle Polizie di mezzo mondo. Il destinatario è Giovanni Paolo II che in quel pomeriggio primaverile sta compiendo, a bordo di una campagnola bianca, il consueto giro tra i 30mila fedeli che affollano la grande piazza per l’udienza generale. L’attentato, inimmaginabile, sorprende per un attimo tutti i presenti. Quando l’allora don Stanislaw Dziwisz (oggi cardinale arcivescovo di Cracovia) lo vede accasciarsi per il dolore, tutti quelli che gli stanno intorno comprendono la gravità del problema. E scatta l’allarme. Così, mentre nella piazza una coraggiosa suora, Lucia Giudici (Lucia come la terza veggente di Fatima), ferma l’attentatore, la papamobile si dirige velocemente verso l’Arco delle Campane (per chi guarda la Basilica vaticana, si trova sulla sinistra) dove il Papa viene trasferito su un’ambulanza. Alle 17,24 l’autoambulanza esce dalla Porta di Sant’Anna e in otto minuti raggiunge il Policlinico "Gemelli".Si saprà dopo che i due colpi, sparati da circa tre metri di distanza, hanno ferito il Papa all’addome (il primo) e gli hanno fratturato l’indice della mano sinistra, sfiorandogli il braccio destro sopra il gomito (il secondo). Non solo. Proseguendo la loro traiettoria, i due colpi di pistola hanno raggiunto anche due turiste americane presenti all’udienza: Anne Odre viene colpita al torace e subirà l’asportazione della milza, mentre Rose Hall è ferita al braccio sinistro.Quando finalmente il Papa arriva nella Sala operatoria del "Gemelli", la situazione è quasi disperata. Il professor Francesco Crucitti, che dirige l’operazione, dirà ad André Frossard che, una volta aperto l’addome, si è trovato davanti tanto sangue, forse tre litri. «Il proiettile, dopo essere entrato dalla parete anteriore dell’addome, aveva attraversato l’osso sacro. Ma gli organi essenziali erano stati solamente sfiorati». Su questo "miracolo", del resto, il Pontefice tornerà più volte a riflettere negli anni seguenti, sempre dicendosi convinto dell’intervento soprannaturale della Vergine, di cui proprio il 13 maggio si ricorda la prima delle apparizioni a Fatima. «Una mano ha sparato, un’altra ha guidato la pallottola», dirà ad esempio a Frossard, in un famoso libro intervista del 1982.L’intervento dura 5 ore e mezzo. Ma l’incubo dei fedeli in trepida attesa, molto di più. Solamente la domenica seguente, il 17 maggio, si ha davvero la sensazione che il peggio sia passato. La Radio Vaticana trasmette la voce registrata del Papa, affaticata, ma chiara: «Prego per il fratello che mi ha colpito, al quale ho sinceramente perdonato. Unito a Cristo, sacerdote e vittima, offro le mie sofferenze per la Chiesa e per il mondo».Giovanni Paolo II rimarrà in ospedale fino al 3 giugno. Ma sarà costretto a ritornarvi il 20 giugno per un’infezione da cytomegalovirus, contratta a causa delle trasfusioni subite durante l’intervento. In questo secondo ricovero che durerà fino al 14 agosto, il Papa viene sottoposto anche a un altro intervento per la chiusura della colostomia di protezione (cioè un tubo artificiale che partendo dal colon, usciva dall’addome).Intanto le indagini sull’attentato finiscono praticamente in un vicolo cieco. Arrestato Agca, il terrorista viene condannato all’ergastolo il 22 luglio 1981. Ma la cosiddetta «pista bulgara» (Oral Celik, Omer Ay, Sedat Kadem che erano presenti anch’essi in piazza San Pietro quel giorno) e ancor più l’ipotetico coinvolgimento del Cremlino non verranno mai provati. Giovanni Paolo II si recherà a trovare Agca nel carcere di Rebibbia il 27 dicembre 1983. E successivamente la Santa Sede non si opporrà all’estradizione in Turchia del terrorista avvenuta nel 2001. Per il Papa molto più importante era la lettura sul piano teologico e storico dell’evento. Per questo nel primo dei suoi tre viaggi a Fatima (1982, a un anno dall’attentato) depose ai piedi della Vergine il proiettile che lo aveva ferito (proiettile che dal 1984 si trova incastonato nella corona della statua della Vergine, nella cappellina delle apparizioni). Poi, sempre a Fatima, nel 2000, il Papa ordinò la pubblicazione del terzo segreto. Chiudendo in un certo senso la vicenda iniziata il 13 maggio 1981.