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Roma. Renzi: «Il Pil a zero, taglierò le tasse sul lavoro»

Nicola Pini mercoledì 10 settembre 2014
Ammette che ormai il 2014 chiuderà con una crescita zero e che probabilmente non riuscirà ad estendere la platea di chi riceve gli 80 euro in busta paga, ma annuncia anche una riduzione delle tasse del lavoro pagate dalle imprese finanziata con i tagli alla spesa e assicura che i soldi per sbloccare gli stipendi delle forze dell’ordine «si possono trovare» ma l’annuncio dello sciopero è stato «indecoroso». Dagli schermi di "Porta a Porta" Matteo Renzi tratteggia, a grandi linee quelli che dovrebbero essere i cardini della legge di stabilità e conferma che dopo il varo della manovra Carlo Cottarelli lascerà l’incarico di commissario alla spending review e tornerà al Fondo Monetario Internazionale. La revisione della spesa però andrà avanti, ma «senza tagli lineari». Poi plaude alle mosse di Draghi, definite una «svolta nella politica monetaria europea», striglia le banche citando Mark Twain («ti danno l’ombrello quando c’è il sole e lo rivogliono quando piove») e non fa mancare le solite bordate contro i gufi e la loro «cultura del piagnisteo», e i salotti buoni dei «professionisti della tartina». Nel mirino anche quei sindacati che «fanno sciopero a prescindere».È un Renzi a tutto campo, o quasi, quello di ieri sera in tv. Non commenta le inchieste che hanno terremotato le primarie del Pd in Emilia Romagna mentre ribadisce che «piaccia o non piaccia con calma, senza voli pindarici, porteremo l’Italia fuori dalla crisi. Il cambiamento va fatto e lo faremo». Quanto al Pd, non ha nessuna intenzione di lasciare la segreteria: «Non ci ho pensato nemmeno un nanosecondo».Lavoro e crescita. «Penso e credo che nella legge di stabilità ci sarà un’altra riduzione del costo lavoro», assicura il presidente del Consiglio. Sulla misura «ci sono varie ipotesi: sia la soluzione Irap che la soluzione contributiva hanno pro e contro» ma di sicuro «la finanziamo con la riduzione della spesa». Il che comporterà che «non subito verranno fuori dati positivi, perché quando tagli la spesa, tagli dei denari che circolano, magari all’inizio si balbetta un po’». La scelta comunque è fatta e dopo gli 80 euro in busta paga, ininfluenti finora per stimolare la ripresa, ora l’obiettivo si sposta sulla riduzione delle tasse o dei contributi a carico delle imprese, il famoso cuneo fiscale. Ma resta tutta da stabilire la dote finanziaria che il governo sarà in grado di mettere su questa posta. La scelta di puntare sul cuneo mette in bilico l’estensione del bonus in busta paga. «Per la platea attuale gli 80 euro resteranno in modo stabile, poi vediamo se riusciamo ad allargarla: non sono ancora in condizione di dirlo, ma può darsi che ce la si faccia», ha detto il presidente del Consiglio. C’è comunque la consapevolezza che l’economia non va e ci vorrà tempo per rimetterla in moto. Sul Pil 2014, dice Renzi, «non sono ottimista, più o meno balliamo intorno allo zero, non è sufficiente per ripartire. È lo stop alla caduta ma non la ripartenza». Ad aiutare saranno le ultime mosse della Bce: «Draghi ha messo a disposizione 200 miliardi di euro e non li dà a me ma alle banche; ma alle banche dice che vanno dati agli imprenditori e non per prendere soldi a meno dell’1% e poi fare lavoro sui titoli di stato senza rischi. È un passaggio importante che potrebbe fare la svolta della politica monetaria europea». Mentre guardando al passato, l’Europa «ci ha salvato dal punto di vista dei valori, ma da quando c’è l’euro il Pil dell’Italia va peggio, ha perso posizioni in questi anni». Manovra in vista. L’obiettivo è una legge di stabilità da «20 miliardi di euro», 17 miliardi di risparmi di spesa e 3 miliardi recupearati dall’evasione fiscale. In questo modo ci sarà non solo «la manovra di tagli più grande mai fatta ma anche denari da riutilizzare che possono essere messi» per esempio, per «un miliardo sulla scuola», afferma il premier. Quanto ai sindacati di polizia, «si rimangino quello che hanno detto sullo sciopero che è illegale, e poi discutiamo» sullo sblocco degli scatti. Mentre verso  uomini e donne in divisa il capo del governo esprime «gratitudine».Cottarelli se ne va. Ecco poi la versione di Renzi sull’imminente uscita di scena del commissario. «Cottarelli tre mesi fa ha chiesto di tornare al Fmi a Washington adducendo motivi familiari. Per me va bene, ma gli ho detto che prima andava fatta la legge di stabilità e la spending review perché sennò si dava l’impressione che se ne andava perché erano impossibili da fare». Nessun accenno allo scontro di inizio agosto sulle coperture "ballerine" (secondo Cottarelli) di provvedimento come lo sblocco del pensionamenti dei prof. Comuque sia «la spending si fa con Cottarelli o senza Cottarelli, con Renzi o senza Renzi: si fa con la determinazione», afferma il capo del governo. Ma sulle scelte concrete la diversità di vedute con il supertecnico chiamato da Enrico Letta riaffiora. «Sul piano Cottarelli ci sono cose che condivido e alcune, come spengere le luci nei comuni, che mi sembrano un’assurdità totale», dice Renzi, che ricorda anche di aver stoppato l’idea del commissario di intervenire sulle pensioni da duemila euro. Un capitolo chiuso quello: non ci sarà un taglio delle pensioni medie mentre per quanto riguarda quelle d’oro, «sarebbe un errore suscitare il panico per 100 milioni di euro».