Attualità

Il figlio di Riina in tv. Riina da Vespa, web in rivolta: boom di post

Gianni Santamaria venerdì 8 aprile 2016
L’indignazione degli italiani per l’intervista di Bruno Vespa a Salvatore Riina corre sul web e sugli scaffali. A Catania, infatti, è apparso ieri su una vetrina il cartello "In questa libreria non si ordina, né si vende il libro di Salvatore Riina". L’iniziativa è di due sorelle, Angelina a Maria Carmela Sciacca, che da cinque anni (a luglio) sono proprietarie della libreria indipendente 'Vicolo stretto' nel centro storico del capoluogo etneo. Appena aperto l’esercizio, nel 2010, le due avevano ricevuto le prime visite sgradite - che per fortuna non si sono ripetute - e subito aderito all’associazione Addio-Pizzo. Ora hanno deciso spontaneamente di esprimere tutto il loro sdegno attraverso la vetrina dell’esercizio commerciale. «Nel nostro paese serve più memoria storica: è il salvadanaio del nostro spirito. Non dobbiamo dimenticare le stragi di Capaci e Via D’Amelio, l’omicidio di Pippo Fava. Non possiamo accettare che il figlio di Riina vada in tv a dire quelle cose su suo padre», spiega Maria Carmela. Che fa un discorso più di «coscienza civile» che commerciale a chi l’ha subito accusata di volersi fare pubblicità. Il libro non l’avrebbero ordinato comunque, spiega, come hanno già fatto anche per il Mein Kampf. «Adesso chiedo a tutti miei colleghi di affiggere lo stesso cartello», conclude la libraia. La foto della vetrina ha fatto subito il giro di Facebook, contando in poche ore 10mila condivisioni e commenti di incoraggiamento. Tra le molteplici prese di posizione sui social network particolare successo ha riscosso anche la petizione lanciata sull’apposita piattaforma 'change.org', che in poche ore aveva raggiunto nel tardo pomeriggio di ieri oltre 68mila sottoscrizioni. Il titolo della richiesta, indirizzata alla presidente Rai Monica Maggioni, non lascia adito a dubbi: «Chiudere 'Porta a porta' dopo aver invitato il figlio di Totò Riina». Parecchi i messaggi a commento delle firme poste in calce alla sottoscrizione. Tra quelli messi in evidenza nel sito, quello di Fabrizio Famà, figlio dell’avvocato Serafino Famà, ucciso dalla mafia nel 1995 a Catania, che definisce «oltraggioso » verso le vittime quanto accaduto. Della potenza di questi nuovi mezzi è segno il fatto che il post veemente di Salvatore Borsellino contro la messa in onda dell’intervista abbia raggiunto - come riferisce lui stesso - oltre 10 milioni di persone, avuto 214mila condivisioni e 220mila 'mi piace'. Mentre «gli ascolti di Vespa sono stati appena 1 milione e 181mila».