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MAGGIORANZA ALLA PROVA. Fini: «Via al nuovo progetto, prepararsi al voto»

Angelo Picariello mercoledì 6 ottobre 2010
«Noi non siamo per andare al voto, anzi dobbiamo evitare di dare pretesti. Ma rischiamo di andarci lo stesso non per colpa nostra. E allora bisogna essere pronti, anche a breve». Gianfranco Fini rompe gli indugi. I mediatori non hanno più tante pezze di appoggio dentro Fli, i toni del Cavaliere contro «certa magistratura», i raffreddati rapporti con il Quirinale tolgono argomenti alle colombe. Ed ecco, allora, che Fini può accelerare versa la nuova formazione politica senza provocare distinguo, neppure nell’ala moderata di Silvano Moffa e Pasquale Viespoli che frenava. «Non sarà un partito tradizionale – concede però Fini – ma una vasto movimento di opinione, che deve partire dal basso», spiega a deputati, senatori (assente Pontone), ed eurodeputati.«Non una piccola An, sintetizza, ma un nuovo grande partito del centrodestra», spiega senza mai nominare il Pdl. E torna agli errori di Alleanza nazionale: «Non dobbiamo essere un partito oligarchico, non dobbiamo tornare all’esperienza dei colonnelli», dice Fini, che poi affida ai suoi ogni decisione sul coordinamento. In realtà la lunga discussione, durata tre ore, finirà per non decidere, per il momento, almeno. Sul coordinatore si fa sempre il nome di Aldolfo Urso, ma nulla è stato discusso e tantomeno stabilito.E a proposito di colonnelli ecco Ignazio la Russa che replica a una versione semplificata del discorso di Fini, per come trapelata dalle agenzie. «Non una piccola An, ma un Pdl in grande?», si chiede. «È un’ottima frase propagandistica», replica il coordinatore del Pdl "in quota" ex An. «È normale – aggiunge il ministro della Difesa – che quando nasce qualcosa ci siano affermazioni roboanti. Se al Fli - ironizza - andrà il 30 per cento vorrà dire che con il nostro 60 potremmo governare senza la Lega». «È un nuovo partitino di cui non si sentiva il bisogno», taglia corto un altro coordinatore come Sandro Bondi.Un soccorso a Fini arriva invece dal Pd: «Non deve dimettersi da presidente della Camera», sostiene il capogruppo Dario Franceschini. Il tema delle dimissioni, in possibile collegamento con la precipitazione eventuale verso il voto anticipato, in realtà non è nemmeno affiorato nel dibattito di ieri, che ha scandito le tappe di avvicinamento verso la nuova formazione, prima il raduno di Perugia, a novembre, poi, l’assemblea fondativa di gennaio a Milano.Un tema invece affrontato è stato quello delle risorse, anche alla luce di una querelle sui beni ex An che vede, allo stato, la componente di Fini numericamente soccombente nella contesa con chi è rimasto nel Pdl. «Anche per questo – ha detto ai suoi Fini – serve un movimento leggero. Sui beni di An non possiamo forzare, tantomeno ora, e un partito vecchio stampo non saremmo in grado di sostenerlo. Ma nell’era di Internet è possibile vincere la sfida».