Attualità

Oulx e Ventimiglia. Vigilantes e respingimenti, guerre ai migranti in fuga dall'Italia

Paolo Lambruschi giovedì 3 agosto 2023

Migranti a Ventimiglia in una foto d'archivio

L'onda lunga degli sbarchi è arrivata fino a Ventimiglia e a Oulx, le due rotte italiane in uscita molto affollate. Il boom con iltre il doppio degli arrivi rispetto al 2022 e le difficoltà di presa in carico dei profughi nel sistema di accoglienza hanno portato a una pressione sul confine nord ovest molto più forte dello scorso anno. E soprattutto per le donne, le famiglie con bambini e minori stranieri non accompagnati - che spesso non vengono neppure registrati correttamente all’arrivo - si può parlare di emergenza.


Spariti nel 2023 i passaggi dalla rotta balcanica che hanno caratterizzato gli ultimi anni, sulla frontiera italo francese premono soprattutto gli africani. L’Italia per loro è un molo, si approda e dopo poche settimane di esperienze tutt’altro che positive nei centri di accoglienza straordinaria, come viene riferito agli operatori, ci si presenta alle frontiere con la Francia, chiuse dal 2015, per passare nel cuore d’Europa. In media occorrono due o tre tentativi, ma quando respingimenti e nuovi arrivi si sommano, la situazione - normalmente d’estate - si complica anche per carenze strutturali.


Nella cittadina dove terminano Italia e Liguria, manca ad esempio da tre anni un centro di accoglienza per evitare che 200 migranti in transito giornalieri stazionino in strada e in spiaggia prima di tentare la traversata. Ieri è stato approvato e finanziato dal Viminale il progetto per un punto di assistenza diffusa che sorgerà entro agosto presso la struttura della Caritas Intemelia e rivolto ai vulnerabili.

Ma intanto il neo eletto sindaco leghista Flavio Di Muro è diventato famoso per il reclutamento di due guardie giurate armate piazzate (facendosi fotografare tra i due) davanti al cimitero di Roverino dove i migranti accampati nel parcheggio di fronte andavano a dissetarsi, utilizzavano i bagni pubblici e, secondo il primo cittadino, dormivano nelle camere mortuarie. E dopo aver sgomberato i parchi e la foce del fiume Roya, dove a giugno sono finiti in mare due ragazzi africani poi annegati, ha deciso di sigillare con il filo spinato il greto del torrente dove si creano accampamenti informali e degrado.

Ma le persone in fuga da guerre e povertà continuano a dormire in strada e l’accoglienza a Ventimiglia resta in carico a volontari e associazioni che alla sera, davanti al cimitero distribuiscono i pasti ai migranti ed evitano che la tensione degeneri. La sede Caritas è l’altro riferimento per i pasti e l’assistenza per questo popolo di strada. Qui collaborano Diaconia Valdese, We World e Save the children.


«Rispetto all’anno scorso si è quasi azzerata la quota di arrivi dalla rotta balcanica - spiega Simone Alterisio, responsabile dell’attività ai confine della Diaconia valdese - ed è sempre allarme per i minori stranieri non accompagnati. A parte le accoglienze delle associazioni, non ci sono risposte per chi dorme in strada. Il punto di assistenza? Avrà 20 posti letto, sono pochi».
«La metà dei 200 che passano ogni giorno - commenta il responsabile diCaritas Intemelia Maurizio Marmo - riesce subito a passare la frontiera. Gli altri in genere attendono da un paio di giorni a una settimana e si crea il problema. A luglio abbiamo registrato 2.000 nuovi passaggi dal centro, un terzo erano minori stranieri soli che vanno presi in carico».


In Francia i centri per minori soli scoppiano, in Italia l’attesa per entrare in comunità è lunga. Gli ultimi dati di luglio di Caritas confermano che da Ventimiglia passano soprattutto sudanesi ed eritrei.
«Sono la maggioranza, il 70% - aggiunge Serena Regazzoni, responsabile migrazioni di Caritas Intemeila - mentre la novità sono i sud sudanesi. Le partenze si stanno spostando dalla Libia alla Tunisia».


I migranti africani francofoni diCamerun, Costa d’Avorio e Guinea partiti dalle coste tunisine sono invece i più numerosi a Oulx, attirati come una calamita dalle montagne della Val di Susa. Sono sempre di più. Venerdì scorso si è verificato al rifugio Fraternità Massi di Oulx, gestito da Talità Kum, un afflusso record di 180 persone, come segnalato dai medici volontari di Rainbow4Africa. Quasi il doppio della capienza.


«La situazione - spiega il parroco di Bussoleno don Lugi Chiampo, responsabile di Talità Kum - sta rientrando, ma non si può abbassare la guardia perché ci sono circa 100 passaggi giornalieri». Almeno una ventina di persone devono essere dirottate ogni sera al polo logistico della Croce Rossa valsusina a Bussoleno
«In questa stagione - spiega il responsabile Michele Belmondo - è più facile passare il confine. Ma se il meteo peggiora o i flussi continuano con questi numeri fino a settembre, i rischi aumenteranno. La sera di venerdì scorso a Claviere c’erano cinque gradi. Noi interveniamo dopo i respingimenti dei francesi per evitare che la gente resti bloccata a 1.700 metri. Rispetto al 2022, quando arrivavano afghani e pachistani dalla rotta balcanica, i migranti africani non sono equipaggiati, spesso non hanno mai visto le montagne».


Al rifugio fraternità Massi i trovano abiti caldi e scarpe oltre a un posto letto. Ma anche assistenza legale con la diaconia Valdese.
«L’altra sera - spiega l’operatrice Martina Cociglio - al rifugio c’erano 96 persone, perlopiù africani. La preoccupazione è per i più vulnerabili, A maggio abbiamo incontrato 45 famiglie, di cui 20 con minori e a giugno 30 nuclei famigliari». Poi c’è la questione dei minori non a accompagnati.
«Raccontano - prosegue - che a Lampedusa non vengono prese correttamente le loro generalità e risultano maggiorenni. Così vanno a finire nei centri con gli adulti dai quali poi fuggono. Nonostante il tentativo di dichiarare la vera età, al confine, se intercettati vengono respinti. Si sentono traditi dall’Italia che non li ha accolti con l’attenzione dovuta a un minore. Una informativa socio-legale può fare la differenza». A Oulx c’è un’ ultima ombra, la tratta. Troppe ragazze sole arrivano senza sapere dove dirigersi.Vanno in Francia, dicono, da un “fidanzato” che le aspetta.