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L'anniversario. Il 40esimo di Ustica, Mattarella: i Paesi alleati aprano alla verità

sabato 27 giugno 2020

La drammatica foto simbolo della strage di Ustica

Come tradizione, anche per il 40° anniversario, si è celebrata nella sala del Consiglio comunale di Bologna l’anniversario della strage di Ustica. Per l’occasione è arrivato il presidente della Camera, Roberto Fico, che ha partecipato all’incontro con i familiari delle vittime a Palazzo d’Accursio. "Dopo 40 anni non c'è ragion di Stato che tenga, vogliamo sapere tutto quello che c'è da sapere", ha detto Fico. "Se non risolviamo vicende così dolorose, non riusciremo a costruire il nostro futuro. E questo deve fare uno Stato democratica. Oggi è il momento di farlo".

La presidente dell'Associazione vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti, ha aggiunto che quella di Ustica è una verità che "deve essere completata con l'individuazione degli autori materiali della strage: chi nel cielo quella sera ha compiuto
l'azione mortale".

Dopo l’incontro istituzionale a Palazzo d’Accursio, la giornata delle celebrazioni prosegue al Museo per la Memoria di Ustica che conserva i resti recuperati del DC9. «La verità su Ustica è possibile e il Gruppo del partito democratico alla Camera userà tutte le sedi istituzionali per chiedere che quel passo in avanti decisivo venga fatto al più presto. È l’impegno che ho preso con Daria Bonfietti – ha detto ieri il capogruppo Graziano Delrio –. Va combattuto qualsiasi ulteriore tentativo di depistaggio che ancora emerge e sostenuta invece ogni azione del nostro Paese per arrivare ai responsabili di quello che la giustizia ha dichiarato essere stato un vero e proprio atto di guerra».

Nel frattempo Carlo Giovanardi ha rilanciato la tesi secondo cui sarebbe stata l’esplosione di una bomba nella toilette di bordo a provocare l’abbattimento del DC 9, contestando tutte le ricostruzioni più recenti. Ma la vicenda giudiziaria è piena di buchi e depistaggi istituzionali, militari e politici, mai però riconosciuti dalla magistratura. L’unica condanna è stata in sede civile contro i ministeri della Difesa e dei Trasporti (che hanno risarcito le famiglie), per non aver agito correttamente al fine di prevenire il disastro, non garantendo che il cielo di Ustica fosse controllato a sufficienza dai radar italiani e per aver ostacolato l’accertamento dei fatti, che secondo i giudici furono un abbattimento causato da un missile.

Mattarella: Paesi alleati aprano alla verità

Ed ecco il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "La strage avvenuta nel cielo di Ustica la sera del 27 giugno 1980 è impressa nella memoria della Repubblica con caratteri che non si potranno cancellare. Nella ricorrenza dei quarant'anni, sentiamo ancora più forte il legame di solidarietà con i familiari delle ottantuno vittime e ci uniamo nel ricordo di chi allora perse la vita, con una ferita profonda nella nostra comunità nazionale".

"La condivisione di tanto dolore è stata ed è anche motivo di testimonianza e di impegno civile. Il quadro delle responsabilità e le
circostanze che provocarono l'immane tragedia tuttora non risulta ancora ricomposto in modo pieno e unitario
. Tuttavia molta strada è stata percorsa dopo che reticenze e opacità erano state frapposte al bisogno di verità, incomprimibile per una democrazia e uno Stato di diritto".

"La Repubblica e la tenacia e professionalità di uomini dello Stato - prosegue il capo dello Stato - hanno consentito di diradare nebbie; e ciò è stato possibile grazie anche alla determinazione e alla passione civile delle famiglie delle vittime e di quanti le hanno sostenute nelle istituzioni e nella società. Non può e non deve cessare l'impegno a cercare quel che ancora non appare definito nelle vicende di quella sera drammatica. Trovare risposte risolutive, giungere a una loro ricostruzione piena e univoca richiede l'impegno delle istituzioni e l'aperta collaborazione di Paesi alleati con i quali condividiamo comuni valori. Il dovere della ricerca della verità - conclude Mattarella - è fondamentale per la Repubblica".

La Messa presieduta dal vescovo di Trapani

"Attendiamo un giorno pieno di verità e giustizia", nel nome della "trasparenza democratica" che per la strage di Ustica non c'è ancora stata. Il vescovo di Trapani stasera presiederà la Messa in memoria delle 81 vittime dell'Itavia precipitato ad Ustica 40 anni fa. Tra loro ci furono anche numerose vittime trapanesi. "Doveroso ricordarli tutti - ha detto all'Adnkronos monsignor Pietro Maria Fragnelli - ce lo chiede anche la nostra coscienza religiosa".

Il presule stasera ricorderà una ad una le vittime della strage e anticipa il forte appello alle istituzioni che leverà dal pulpito: "Metto nella carne di Cristo crocifisso e risorto la 'ferita profonda' dell'Italia, in cerca di risposte sempre urgenti, anche se a domandarle oggi sono i figli e i nipoti di quelle vittime".

Ecco un passo dell'omelia che il vescovo Fragnelli pronuncerà questa sera

«"E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". Questo Vangelo mi ha commosso e provocato al pensiero di poter offrire "un bicchiere d'acqua fresca" ai familiari delle vittime di Ustica, celebrando una messa per tutti i defunti di quella terribile tragedia che ha segnato l'Italia di 40 anni fa. Messa come dono spirituale e balsamo di misericordia, come abbraccio misterioso di affetti che non muoiono, come narrazione provocatoria delle attese che la coscienza civile di tutto il nostro Paese coltiva in cuore. Metto nella carne di Cristo crocifisso e risorto la "ferita profonda" dell'Italia, in cerca di risposte sempre urgenti, anche se a domandarle oggi sono i figli e i nipoti di quelle vittime. Nell'omelia tenuta dal Cardinale Salvatore Pappalardo in quel giugno 1980 ritrovo un seme fecondo che interessa anche noi nella speranza di un giorno pieno di verità e di giustizia, di rinnovamento delle istituzioni e di trasparenza democratica. Questo potrà dare segnali credibili e sentieri praticabili alle nuove generazioni».

Il telegramma cifrato

Il quotidiano La Stampa ha pubblicato oggi il testo di un telegramma cifrato, coperto fino a pochi anni fa dal segreto di Stato, inviato a Roma da un esponente di spicco dei nostri servizi, di stanza a Beirut. L'ufficiale, Stefano Govannone, avvisava che l'Fplp era pronto a entrare in azione contro l'Italia, dopo che non erano state accolte le richieste presentate in favore di un referente dell'organizzazione sotto processo a L'Aquila. "Fonte fiduciaria indica due operazioni da condurre in alternativa contro obiettivi italiani: 1) dirottamento di un Dc9 Alitalia, 2) occupazione di una Ambasciata", scriveva lo 007 pochi giorni prima del disastro. Ipotesi che il presidente della Camera Roberto Fico respinge. "Avendo ricostruito con la lettura degli atti tutta questa storia, non credo in alcun modo a questa versione", taglia corto il presidente della Camera che chiede a sua volta a Usa e Francia "risposte sostanziali" e promette che il processo di desecretazione degli atti proseguirà.