Attualità

Senato. Unioni civili, cresce il fronte del no

Angelo Picariello giovedì 15 ottobre 2015
Toccata e fuga. Come annunciato le unioni civili approdano in aula al Senato. Il tempo solo di ascoltare stancamente la relazione del presidente della Commissione Nitto Palma di Forza Italia, per riferire  sulla situazione in alto mare nella discussione sul precedente testo Cirinnà, ora archiviato, e se ne riparla fra due mesi, o più probabilmente a gennaio. Ma la scelta non è priva di effetti concreti, perché l’approdo in aula esautora la commissione che nel frattempo non avrà più titolo per intervenire. I giochi si faranno tutti in aula, con il Pd che sul nuovo testo Cirinnà messo agli atti il 6 ottobre si ritrova alleato di M5S e Sel, mentre Ncd e Forza Italia vanno sulle barricate, con Lega e Fratelli d’Italia che si aggiungono. Rottura sul metodo e scontro aperto nel merito, per i continui rimandi al matrimonio che anche il nuovo testo contiene e per il nodo adozioni. C’è tempo solo per per le dure proteste per la forzatura regolamentare da parte di Lucio Malan, di Forza Italia e Carlo Giovanardi, di Ncd, e Palazzo Madama è già pronto a cambiare argomento, incombono le comunicazioni in aula di Matteo Renzi in vista del prossimo Consiglio europeo.  Protesta il Forum delle associazioni familiari: «Con un atto di forza che ha ben pochi precedenti il Pd, pur in presenza di un rilevante dibattito  al suo interno, in pochissimi giorni ha scelto di imporre un proprio testo direttamente all’esame dell’aula del Senato». Per di più, fa notare il Forum, il testo «non inserisce novità particolari, né fa tesoro della lunga discussione in commissione Giustizia. Sostanzialmente, in modo un po’ un beffardo, una 'copia conforme' del precedente testo Cirinnà. Ci ripensi, chi cerca facili scorciatoie. Il Paese non resterà in silenzio», avvertono le associazioni familiari.  Dentro Ncd c’è chi considera lo strappo la goccia che fa traboccare il vaso. Il senatore Carlo Giovanardi e la deputata Eugenia Roccella parlano di «ostinazione e arroganza del Pd», e fanno sapere che nel prossimo voto di fiducia non si potrà contare su di loro. Il segretario Angelino Alfano, dopo l’esito infruttuoso del vertice di lunedì con Renzi, ribadisce che permane una «divaricazione profonda» sulle adozioni. «Non credo che la proposta alternativa dell’affido sia giusta e penso che dalla nostra parte ci sia gran parte dell’Italia», chiude la porta Alfano.  La responsabile diritti del Pd Micaela Campana ribadisce che «il Pd è determinato a portare a casa la legge». Ma, consumato lo strappo, cresce il fronte che punta a utilizzare il tempo non breve prima dell’approdo in aula per modificare in profondità il testo. «La discussione con Ncd resta aperta,» assicura Giorgio Tonini del Pd. «Ma questo testo apre all’utero in affitto, daremo battaglia», promette Maurizio Sacconi. Sarà la «madre di tutte le battaglie sull’adozione », secondo Alessandro Pagano. Gli fa eco Maurizio Gasparri di Forza Italia, rivendicando la linea chiara assunta dagli azzurri al Senato. Mentre Paola Binetti, dell’Udc invita tutti a non stravolgere una normativa sulla adozioni che «fra le più avanzate in Europa, tutta incentrata sulla famiglia». Ma nuove perplessità affiorano anche nel Pd. «Giusta la libertà di coscienza - dice Linda Lanzillotta, vicecapogruppo al Senato -. Vengo da una generazione che che ha combattuto contro la mercificazione del corpo della donna e onestamente, faccio fatica ad accettare l’idea di bambini generati attraverso l’utero dato in affitto».