Attualità

Lo statistico. "Una svolta è possibile da aprile, ma dipende dai comportamenti"

Massimo Calvi sabato 14 marzo 2020

Disinfezione delle strade a Milano

Il picco dei contagi da coronavirus? Non si può prevedere, tutto dipende dall’effetto delle misure, ma se le persone si comporteranno correttamente, evitando il più possibile i contatti, con aprile si potrebbe avere un’inversione di tendenza significativa. Quanto agli altri Paesi è probabile che molti avranno un’esplosione dei casi come in Italia, ma potranno avvantaggiarsi della nostra esperienza e intervenire molto prima. A sostenerlo è Antonello Maruotti, professore di statistica alla Lumsa, che con altri colleghi di diversi atenei ha elaborato un modello di previsione dei contagi. «Abbiamo deciso di mettere a disposizione della comunità scientifica la nostra esperienza di statistici e le competenze nell’ambito dei modelli per dati medici – spiega – per avere una lettura più chiara del fenomeno coronavirus e per offrire informazioni utili ai decisori». Nel gruppo, oltre a Maruotti, ci sono Fabio Divino dell’Università del Molise, Alessio Farcomeni di Tor Vergata, Giovanna Jona Lasinio della Sapienza e Gianfranco Lovison dell’Università di Palermo.

Qual è il vostro approccio?

Ci basiamo sull’analisi dei dati invece che su un modello puramente teorico. Cerchiamo di prevedere sia il numero di test effettuati giornalmente che il numero di casi positivi. Vorremmo mettere a disposizione la nostra competenza anche per fornire previsioni accurate del numero di ospedalizzazioni e ammissioni in terapia intensiva nei 3– 4 giorni successivi, così da permettere una buona programmazione delle risorse sanitarie.

Che cosa notate nell’evoluzione dell’epidemia in Italia?

Il numero di contagiati è cresciuto molto rapidamente perché il virus ha una elevata contagiosità. L’ormai noto fattore R0, cioè il numero medio di persone contagiate da ogni infetto, è oggi intorno a 2–3. Se il totale dei contagiati continuasse a crescere in questo modo il servizio sanitario nazionale sarà messo a dura prova nelle zone più colpite.

Ci sono differenze con la Cina?

Ci sono sia similitudini che differenze. All’inizio tutti i Paesi condividono gli stessi schemi di diffusione del virus, ma l’evoluzione di medio periodo è specifica per Paese. Questo dipende soprattutto dalla differente struttura demografica della popolazione: in Italia ad esempio la percentuale di persone di 65 anni e più è pari al 23% della popolazione, con percentuali simili anche in Germania (21%), Francia (20%) e Spagna (19%), mentre in Cina è solo dell’11%. Considerato che il virus è più letale per le persone più anziane, che spesso presentano diverse comorbidità, anche il numero di morti sarà diverso. Ma molto dipende dalla differenza nei comportamenti e dagli usi comuni delle persone, oltre che dalle politiche di contenimento.

In base al vostro modello, quando può essere previsto il picco dei contagi, e quando la “curva” comincerà a calare? Ci sono previsioni che parlano di svolta già il 18 marzo...

Con i modelli attualmente in uso, tra cui anche il nostro, non è possibile determinare in modo affidabile quando il numero di contagiati inizierà a scendere. In base ai dati raccolti dall’Oms per il caso cinese il tasso di crescita dei contagi comincia a diminuire a circa due settimane dalla messa in atto di forti misure di contenimento del virus, e dopo altro tempo anche il numero di contagi giornaliero decresce. Questo però se le persone stanno a casa e mantengano comportamenti corretti. Parlare di svolta già il 18 marzo ci sembra azzardato. Un raggiungimento del picco così presto sarebbe possibile solo se avessimo già ora un elevatissimo numero di infetti non diagnosticati ma già guariti.

Dunque i primi miglioramenti si potrebbero vedere dalla prima settimana di aprile... ma che previsioni si possono fare per le altre regioni italiane?

Nei prossimi giorni si assisterà a un forte aumento dei casi in altre aree, ma è ragionevole aspettarsi un andamento diverso da quello delle Regioni del Nord, in virtù proprio delle misure di contenimento messe in atto. L’attenzione si sposterà però presto dalla previsione del numero di casi positivi a quello del numero di ospedalizzati.

E gli altri Paesi europei?

Dai dati attualmente disponibili sembrano esserci similitudini tra i dati dei contagi degli altri Paesi e quelli italiani di circa due settimane fa. Ma guardando proprio al caso italiano, gli altri Paesi possono avere già un quadro di come evolveranno i contagi e dunque attuare opportune azioni per limitare la diffusione del virus. Però l’eterogeneità della raccolti dei dati rende i confronti difficili. L’Italia, a differenza di altri Paesi, ha fatto bene a realizzare una campagna massiccia di diagnosi mediante i tamponi, e ad essere trasparente nel diffondere i dati sull’andamento del contagio.

Andrà tutto bene?

Andrà tutto bene riscoprendo il senso del bene comune e facendo ciascuno la propria parte.