Attualità

Il Serafico di Assisi. Un secolo e mezzo di cura dei disabili

Pino Ciociola, inviato ad Assisi giovedì 16 settembre 2021

Giorgia è sdraiata sui suoi cuscini. Rannicchiata. Quasi immobile. Ha diciassette anni, pesa venticinque, trenta chili, uno scricciolo. Non comunica, sembra: stato vegetativo o poco più da quando è nata. Eppure socchiude gli occhi a tempo con le carezze, eppure il suo sguardo è una fiondata di tenerezza. Eppure sorride. Viene coccolata anche lei in questo istituto, il Serafico di Assisi, che domani celebra i suoi centocinquant’anni d’impegno verso i disabili. E che ne ospita ogni giorno 165 (102 residenziali e 63 semiresidenziali) provenienti da 15 Regioni italiane.

Questo secolo e mezzo “è parte di un sogno che si sta realizzando - spiega Francesca Di Maolo, la presidente -, quello del fondatore san Ludovico da Casoria e dello stesso san Francesco, prendersi cura di bambini e ragazzi con disabilità e garantire loro una vita piena”. Sorridendo, perché “la cosa bella è vedere la loro gioia quando fanno le cose - dice Sandro Elisei, direttore sanitario del Serafico -, qualcuno può pensare che questo sia luogo di sofferenza, in realtà qui esprimono i loro talenti”. Fabio è uno spettacolo, sale sul palco, parte la musica, balla e pure bene. Andrea stupisce Silvia Contini, la sua educatrice: “Ma come - gli fa lei -, di solito impieghi dieci minuti per per mettere le forme nei loro buchi, adesso solo uno?!”.

Il Serafico (con i suoi 184 dipendenti) promuove e realizza attività riabilitativa, psicoeducativa e assistenza sociosanitaria per bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. E non succede di rado che accolga “ragazzi con diagnosi grave o gravissima che molte strutture non hanno voluto - racconta ancora Elisei -. Ma noi non curiamo il limite, ci prendiamo cura della persona con limiti”. Così, va avanti la presidente Di Maolo, “non possiamo pensare di approcciarci ai ragazzi come se dovessimo riparare dei limiti o degli organi, noi vogliamo far emergere le risorse di tutti”.

E in questo centocinquantesimo anno è nata anche ‘Coloradio’, la web radio di questi ragazzi disabili. Altro spettacolo: magari faticano a parlare, però davanti al microfono diventano sciolti come professionisti. “Essendoci stata la pandemia e le chiusure, abbiamo voluto dare la possibilità ai ragazzi di dire che loro ci sono e hanno una voce”, dice Stefano Tufo, che è il responsabile del laboratorio musicale del Serafico e della radio: “L’unica a colori”, dicono i ragazzi.