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I GIORNI DELLA CRISI. L'Ue aspetta l'Italia al varco Sarkozy: rischio esplosione

Giovanni Maria Del Re mercoledì 26 ottobre 2011
Silvio Berlusconi, domenica scorsa, diceva di non esser mai stato bocciato a un esame. Quello di oggi sarà forse il più difficile che abbia mai dovuto affrontare. Perché il premier italiano arriva a Bruxelles per il secondo vertice, ovvero la "seconda fase" del summit di domenica – come vogliono i tedeschi – con tutti i riflettori puntati su di lui. L’Europa si aspetta risposte, precise e puntuali sulle misure di austerity e di rilancio della crescita, con tanto di calendario, e non ammette ulteriori ritardi. «Non c’è nessuna umiliazione, nessuna lezione – ha detto il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn, rispondendo implicitamente a Berlusconi – dovremo abituarci perché è questa l’essenza del nuovo pacchetto di misure della governance economica europea, è la sorveglianza tra pari». «Il 23 ottobre – ha ricordato la portavoce del presidente dell’esecutivo Ue José Manuel Barroso – il premier ha assicurato che avrebbe scritto» ai vertici Ue per «definire in modo chiaro le misure per il rilancio della crescita che l’Italia intende adottare. Attendiamo la lettera entro domani» (oggi per chi legge).Sul piano ufficiale l’Ue mostra fiducia. «L’Italia – ha rassicurato lo stesso Barroso in un’intervista – risponderà ai dubbi e alle incertezze» dei partner Ue perché «è un’economia forte», sebbene «a due velocità». In realtà dietro le quinte, fonti Ue fanno capire che in realtà è solo obtorto collo che i leader Ue e Bruxelles si accontentano di una semplice lettera d’intenti. Non hanno altra scelta, del resto: se l’Italia non manterrà le promesse, dicono a Bruxelles, «prima ancora dei partner e della Commissione, la risposta arriverà dai mercati».Una risposta che molti temono arrivi comunque. Non a caso, ieri, il presidente dell’eurogruppo, Jean-Claude Juncker, avvertiva che «l’Efsf (il fondo salva-Stati, ndr) va rafforzato perché abbia una potenza di fuoco sufficiente a evitare che l’effetto contagio della crisi del debito si estenda all’Italia». È proprio questo uno dei punti cruciali del summit. Dopo il cedimento francese, l’accordo sull’Efsf si profila. La bozza di conclusioni conferma le due opzioni per rafforzare la "potenza di fuoco" oltre i 440 miliardi di euro con il sistema della leva (si parla di arrivare a una "portata" di circa 1.000 miliardi di euro): fare del fondo un assicuratore per circa il 20% dei titoli sovrani sotto tiro e/o creare un «veicolo d’investimento a fini speciali» (Spiv), per cercare di coinvolgere investitori privati. Il fondo avrà anche il ruolo cruciale di liberare la Bce dal gravoso compito di acquistare titoli di Stati in difficoltà. Ieri, in proposito, si è creato un piccolo giallo: la bozza del summit parla di «pieno sostegno» all’Eurotower anche nelle sue «misure non standard» (acquisto di titoli sovrani). La cancelliera tedesca Angela Merkel ieri ha detto che quel passaggio non ha il suo consenso, è probabile che sparirà, senza però legare le mani alla Bce in virtù della sua indipendenza. Sul fronte Grecia, i negoziati con le banche sono in fase avanzata, si prevede che alla fine gli istituti accetteranno perdite del 50% sui bond ellenici.Il puzzle sembra dunque lentamente comporsi, «stiamo lavorando a soluzioni solide e convincenti per un pacchetto complessivo per mettere fine alla crisi», ha detto Barroso. Cupo il monito del premier francese, François Fillon: «Se il summit si rivelasse un fallimento – ha avvertito – potrebbe far scivolare il continente europeo verso terre incognite». «L’Europa – ha aggiunto il presidente Nicolas Sarkozy – non è mai stata così vicina all’esplosione».