Attualità

Solidarietà. Partono le raccolte degli aiuti per l'Ucraina, attenti agli imbrogli

Fulvio Fulvi mercoledì 2 marzo 2022

Beni di prima necessità per i profughi ucraini preparati dalla Croce rossa tedesca

Aiutare con gesti concreti le vittime della guerra nei loro bisogni essenziali attraverso offerte e donazioni. La gara di solidarietà nei confronti delle popolazioni dell’Ucraina colpite dagli attacchi militari russi è già cominciata, diversi i progetti e le iniziative messi in campo finora.

Tra queste ricordiamo innanzitutto la campagna della Caritas italiana sostenuta dalla Cei.

A sei giorni dall’inizio del conflitto scarseggiano e sono destinate a terminare in breve tempo le scorte di cibo, acqua potabile, coperte, farmaci, prodotti per l’igiene e la cura della persona. E va considerato, inoltre, il numero sempre crescente di sfollati e rifugiati nei Paesi limitrofi all’Ucraina che fino a ieri superava le 250mila unità: gente che ha lasciato la propria casa senza portarsi dietro nulla. Questo significa che la rete degli aiuti e degli interventi di assistenza dovrà essere sempre più rafforzata nelle prossime settimane. Alle campagne di solidarietà lanciate da istituzioni, enti e associazioni benefiche si sono aggiunte le raccolte fondi promosse da organi di stampa, organizzazioni umanitarie, piccoli gruppi di cittadini.

Anche singole parrocchie e scuole in ogni parte d’Italia si sono impegnate a chiedere alle famiglie di contribuire, attraverso l’elargizione di denaro o di beni materiali, ad aiutare i bambini e i nuclei familiari ucraini più esposti all’emergenza guerra. Una mobilitazione generale che certamente fa bene a tutti, a chi dona e a chi riceve.

Ma non sempre è così. Qualche volta in passato, infatti, è accaduto che le risorse raccolte – soldi, pacchi alimentari, vestiario o altro – siano state disperse, non siano arrivate a destinazione o che certe campagne di solidarietà, puntando sulla grande generosità degli italiani e sull’effetto emotivo suscitato da taluni avvenimenti (terremoti, catastrofi naturali, guerre, carestie) abbiano fatto arricchire invece organizzazioni truffaldine o bande criminali perché rivelatesi un imbroglio.

Il rischio di incappare in un’operazione-truffa, insomma, è sempre presente. Come possiamo fare allora a riconoscere ciò che è “buono” da ciò che non lo è? Un modo certo per sapere se il proprio dono risulta “ben affidato” è verificare l’esistenza del “marchio di qualità” denominato “Donare con fiducia” rilasciato a enti, imprese e organizzazioni non profit dall’Istituto Italiano della Donazione (IID), associazione senza scopo di lucro costituita nel 2004 da Fondazione Sodalitas e Forum Terzo Settore e sostenuto dalle Fondazioni Compagnia di San Paolo e Cariplo. L’elenco dei soggetti riconsciuti si chiama “Io dono sicuro” ed è il primo database del genere esistente in Italia, consultabile da ogni cittadino sul sito www.istitutoitalianodonazione. it. Dal 2015, inoltre, IID promuove, il 4 ottobre di ogni anno, il #DonoDay.