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UCCISO IN AFGHANISTAN. Il feretro di La Rosa accolto da Letta Alle 18 le esequie

lunedì 10 giugno 2013
Ad accogliere il feretro del capitano dei Bersaglieri Giuseppe La Rosa, arrivato a bordo di un C130 dell'Aeronautica Militare all'aeroporto di Ciampino, c'erano il presidente del Consiglio Enrico Letta, il ministro della Difesa Mario Mauro e il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Con loro, tra gli altri, il Capo di Stato Maggiore della Difesa l'Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito il Generale Claudio Graziano.Assistiti da psicologi dell'Esercito, hanno accolto il feretro i più stretti familiari: la mamma Concetta e il papà Biagio, la sorella Anna, i fratelli Antonio, tenente dell'Aeronauta Militare, Claudio e due zii.La camera ardente sarà aperta dalle 16 alle 17 presso il Policlinico Militare "Celio". Le esequie solenni si terranno oggi alle 18, nella Basilica di S. Maria degli Angeli in Roma.L'ATTENTATOErano le 10.30 locali di sabato 8 giugno (le 7 in Italia) quando un convoglio di militari italiani della task force sud stava rientrando nella base di Farah, nella parte più meridionale e pericolosa del settore ovest dell'Afghanistan controllato dal nostro contingente. Gli istruttori del Military advisor team avevano appena svolto un'attività di sostegno ai soldati afgani. All'improvviso, una esplosione scuote un blindato Lince, il primo dei tre mezzi italiani. Questa volta la particolare blindatura, che in passato ha salvato molte vite da mine e 'Ied', i micidiali ordigni improvvisati, nulla ha potuto: la bomba è stata infatti lanciata all'interno del mezzo.LA VITTIMA, 'UN EROE'Il capitano Giuseppe La Rosa - 31 anni, celibe, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto e da dicembre in servizio al 3/o reggimento bersaglieri della 'Sassarì - è morto sul colpo. È la 53/a vittima italiana dall'inizio della missione, nel 2004. "Era un ufficiale solare, sempre disponibile. Professionalmente preparato", lo ricorda il suo comandante, il colonnello Corrado Carlini. Alla sua seconda missione in Afghanistan, e in precedenza altre tre nei Balcani, si era da poco laureato. I genitori lo piangono in silenzio. "Un eroe", lo definisce il ministro della Difesa Mauro, perchè "è lui che si è frapposto, contenendo con il proprio corpo le schegge, tra l'ordigno e gli altri occupanti del mezzo. Il suo sacrificio ci rende orgogliosi".I FERITIAltri tre militari, appartenenti all'82/o reggimento fanteria 'Torinò, che ha sede a Barletta, ad all'8/o bersaglieri di Caserta, sono rimasti feriti. Subito soccorsi, sono stati trasportati all'ospedale di Farah. C'è chi ha riportato ferite da schegge alle gambe, come il maresciallo Giovanni Siero, 44 anni originario di Desenzano del Garda ma residente nel Casertano, e chi ha avuto altri traumi e lesioni, ma "nessuno è in pericolo di vita", assicurano allo Stato maggiore della Difesa.L'ATTENTATORE-BAMBINOÈ stato un "coraggioso, eroico ragazzino afgano di 11 anni che ha lanciato la granata", rivendicano i talebani. In realtà, la ricostruzione dei fatti non è ancora chiara. Il ministro Mauro dice che "non ci sono riscontri" a questa versione: "mi sembra il tipico approccio della propaganda talebana", afferma. Lo Stato maggiore della Difesa smentisce poi la notizia, circolata a caldo, che l'attentatore fosse un uomo con indosso una uniforme afgana. Nella sua versione ufficiale si limita a parlare di un attacco da parte di "elementi ostili", uno dei quali "ha lanciato un ordigno all'interno del primo dei tre mezzi" italiani, "presumibilmente rallentato dal traffico nei pressi di un incrocio". È possibile, ma non ci sono conferme, che i militari abbiano aperto al bambino e che questi abbia così inserito la bomba nell'abitacolo. Un ordigno probabilmente non di altissimo potenziale, e tale appunto da poter essere maneggiato da un ragazzino: lo dimostra il fatto, tra l'altro, che il mezzo è potuto "rientrare autonomamente" alla base.DOLORE E CORDOGLIO. E C'È CHI CHIEDE IL RITIRO"Profonda commozione" è stata espressa dal capo dello Stato Napolitano, mentre i presidenti del Senato Grasso e della Camera Boldrini parlano di "pesante tributo" che l'Italia continua a pagare per la stabilizzazione dell'Afghanistan. Il premier Letta esprime cordoglio per un "sacrificio lancinante", così come tutto il governo e il mondo della politica. Ma è ampio il fronte - da M5S a Sel, dall'Idv a Prc, dalla Lega ai Verdi - che insiste nel chiedere l'immediato ritiro dei soldati italiani. A rispondere, a distanza, è lo stesso Grasso: non si può, dice, perchè "ci sono degli impegni internazionali da rispettare. Questo è prioritario".