Attualità

Il punto dell'Aido. Trapianti, la pandemia non ha fermato la "rete"

Fulvio Fulvi venerdì 9 aprile 2021

Un'équipe medica esegue un trapianto d'organo in un ospedale italiano

Hanno affrontato il tema della speranza e delle vite da salvare, stamattina, gli studenti delle scuole superiori che, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, si sono collegati con Youtube e con i social network per partecipare al webinar promosso dall'Aido in occasione della "Giornata nazionale della donazione e del trapianto di organi, tessuti e cellule" in programma domenica prossima. A organizzare e gestire l'evento online, i ragazzi dell'Istituto Ruffini di Imperia, che hanno condotto il dibattito, introdotto gli interventi degli esperti e curato la regia e la parte tecnica del collegamento. Un'esperienza che ha coinvolto, nell'ascolto, altre scuole italiane, "terreno privilegiato per diffondere la cultura della donazione", come ha sottolineato Sergio Vesconi, consulente scientifico della Fondazione Trapiani Onlus.

Sono 8 mila in Italia i pazienti in attesa di un trapianto, molti dei quali però non ce la fanno ad avere la disponibilità di un organo compatibile con il loro corpo e devono aspettare troppo tempo: "Si è calcolato che in un anno muore in media una persona al giorno tra quelle che sono nella lista" ha precisato Flavia Petrin, presidente nazionale Aido. Segno che la battaglia di sensibilizzazione sull'importanza di donare deve essere ancora condotta con determinazione. In ogni caso, i numeri che arrivano dall'associzione fanno ben sperare: nell'anno in cui è scoppiata la pandemia, i donatori sono stati 1.236 mentre 1.182 sono stati i trapianti di rene eseguiti, 239 quelli di cuore, 42 di parti del pancreas e 19 gli innesti di fegato da vivente. "Non ci siamo fermati, anzi" ha commentato Vesconi. E fa riflettere anche il dato sui trapianti di polmone, che nel 2020 sono stati 196. Tra questi anche quello di Francesco, il 18enne lombardo al quale il coronavirus aveva "bruciato" un polmone che gli è stato trapiantato con successo nel maggio scorso dall'équioe del professor Mario Nosotti, al Policlinico di Milano. Ed è stato proprio il chirurgo a raccontare ai ragazzi questo intervento da record.

Letizia Lombardini, del Centro Nazionale Trapianti, ha ricordato come la "rete" italiana, modello di eccellenza in Europa, abbia funzionato bene anche in questi mesi di emergenza dovuti all'epidemia di Sar-Cov2: "Il calo dei trapianti - ha detto - è stato solo del 10% mentre le donazioni sono diminuite dell'8% rispetto all'anno precedente, Francia e Spagna, che hanno un sistema simile al nostro, sono andate molto peggio". Ogni intervento in sala operatoria è stato, e ancora è, una sfida per evitare le infezioni, con percorsi e misure di sicurezza eccezionali adottate sia nelle struttuee ospedaliere che nel personale medico e paramedico che si occupa dei trapianti. Una sfida che ancora continua.