Attualità

Il caso dei tappeti preghiera a Torino. Nosiglia: preghiera in Comune, ma per tutti

mercoledì 29 luglio 2015
Continua a fare discutere il gesto provocatorio di due consiglieri leghisti che, ieri martedì, hanno tentato di portare via alcuni tappeti preghiera in Comune a Torino, durante un meeting con imprenditori islamici della moda. La Lega è impegnata in una dura campagna ideologica contro gli immigrati ma anche contro l'islam. Questa azione era stata, infatti, anche filmata per poi essere fatta circolare su internet. L'obiettivo era contestare che un Comune di un stato laico avesse predisposto uno spazio di preghiera. A loro avviso un luogo laico e istituzionale non deve avere luoghi di preghiera a prescindere. E poiché hanno sostenuto di non avere nulla contro i seguaci di Maometto, il loro gesto appare come laicista. Di diverso avviso l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che va oltre.  "Ci auguriamo che la scelta, da parte dell'amministrazione comunale di Torino, di concedere una sala per la preghiera ad alcuni fedeli musulmani che partecipano a un convegno pubblico sia il segno del superamento di quel blocco ideologico che separa laicità e vita di fede; un blocco che finora ha eretto steccati anacronistici che non riconoscono il valore anche civile dei simboli e delle esperienze religiose, di cui la preghiera è certamente una delle più importanti". Sono parole che si leggono in un'anticipazione dell'intervento di monsigno Nosiglia sulla "Voce del Popolo", sulla vicenda che ha scosso il capoluogo piemontese. "Siamo certi che questa scelta - aggiunge monsignor Nosiglia - verrà confermata anche quando altre comunità religiose riconosciute in Italia, cattolica, ortodossa e protestante, ebraica, buddista o induista, chiederanno legittimamente di usufruire dello stesso trattamento, in occasione di qualche incontro sia in Comune come in altre sedi istituzionali o laiche".