Attualità

Mostra d'arte. Poster blasfemo, Comune Torino ritira patrocinio

Fabrizio Assandri martedì 2 settembre 2014
Una donna obesa, nuda, appoggiata a una parete dai muri scrostati, che calpesta con i tacchi un’icona raffigurante Gesù e la Madonna. È l’immagine scelta per il manifesto della «Mostra Internazionale d’Arte LGBTE (La Grande Battaglia Trova Esito)» che ha ottenuto il patrocinio – revocato poi tra le polemiche – del Comune di Torino, guidato da Pietro Fassino.L’iniziativa è nata anni fa come corollario della rassegna del cinema omosessuale, ma sebbene la polemica politica in Comune abbia puntato anche su questo, in realtà il tema gay non è più lo specifico della mostra. Tanto che l’Arcigay prende le distanze: «Non c’entra la rivendicazione dei diritti gay».Il tema, piuttosto, sono i vizi capitali. L’acronimo "L’Internazionale d’arte Lgbte" richiama le sue radici ma sta per "La Grande battaglia trova esito". «È la battaglia dell’artista per emergere e farsi conoscere» spiega il curatore Telemaco Rendine. E di certo non è passata inosservata quest’edizione. L’opposizione in Comune ha definito l’immagine "vilipendio" e ha attaccato la giunta, che ha revocato il patrocinio, sostenendo di non aver saputo prima quale fosse l’immagine scelta per sponsorizzare la mostra e giudicandola, a posteriori, «lesiva della sensibilità di molti». Fuori dal coro solo Silvio Viale, radicale ma consigliere nelle fila Pd. Rendine spiega: «Non volevamo offendere nessuno: i peccati capitali sono le cose da non fare, e quella donna rappresenta la superbia».Una spiegazione che però non convince la diocesi. «In quel montaggio c’è la protervia di chi si crede al di sopra di ogni minima regola etica – ha detto l’arcivescovo Cesare Nosiglia – di chi pretende, in nome di una supposta scelta artistica, che tutti debbano accettare qualsiasi sfregio anche al più sentito e profondo senso religioso degli altri». Oltre a stigmatizzare «il modo in cui viene usato il corpo di una donna», l’arcivescovo critica «certe scelte "artistiche" che diventano un modo facile, troppo facile, per farsi pubblicità».