La ricostruzione. Terremoto, così gli anziani sono rimasti soli (e senza badanti)
Tre anziani in un centro di soccorso subito dopo le scosse di agosto
La fuga delle badanti dopo le scosse, l'aumento delle fragilità, i problemi legati alla casa: la ricostruzione nelle terre colpite dal sisma è sempre più un problema irrisolto per gli anziani. I dati diffusi sabato in un convegno svoltosi a Matelica, in provincia di Macerata, sulla situazione degli over 70 sono preoccupanti. All'indomani del sisma del 24 agosto, è stata attivata infatti una linea telefonica 24 ore su 24 nelle quattro regioni coinvolte, Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria. Un servizio no stop, il cui primo resoconto ha dato esiti tutt'altro che rassicuranti. Chi ha chiamato infatti per segnalare la propria situazione, lo ha fatto nel 50% dei casi per chiedere una badante, nel 25% per motivi legati a disturbi del comportamento, nel 15% per la non idoneità della sistemazione, nel 10% per problemi sanitari. «Si è dovuto fare i conti col fenomeno della fuga in massa delle colf straniere, che sono partite all'indomani delle scosse, terrorizzate dal terremoto: tantissimi anziani si sono ritrovati soli, all'improvviso» ha raccontato Manuela Berardinelli, dell'associazione Onlus Alzheimer Uniti Italia, che per gli anziani fragili ha lanciato un progetto ad hoc. «Uniti – ha detto – possiamo restituire normalità e dignità alle persone affette da demenza e alle loro famiglie».
Cosa fare dunque per uscire dall'emergenza? «E' necessario avviare un progetto specifico - ha spiegato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo al convegno -. Noi siamo pronti a fornire un forte sostegno sanitario. Qui siamo in fase di gestione post trauma, e il supporto psicologico non ha età. Perché gli anziani non vogliono mai lasciare casa loro? Perché per loro rappresenta un punto di riferimento. Vogliono morire a casa. Vanno riportati a casa il prima possibile, ma in un contesto che deve essere sicuro. Per noi è fondamentale – incalza Lorenzin – la presa in carico del paziente cronico. Nessuno deve essere lasciato solo».
Ci sono storie drammatiche che non possono essere dimenticate. «Un'anziana, che era appena stata sistemata in una tendopoli - ha raccontato Berardinelli - con brandine a non più di 50 centimetri di distanza l'una dall'altra, mi prese tutte e due le mani e mi domandò di portarla via da lì. "La prego, disse, non voglio morire qui. Tutto il giorno penso alla morte". E ci sono anziani che hanno trascorso intere giornate, in quei centri d'emergenza, a guardare il soffitto, pieni di paura. Ecco, non dobbiamo più permettere che accadano episodi come questi». Da uno studio condotto dall'associazione, risulta che su 350 soggetti valutati oltre 200 sarebbero a rischio depressione. «Tutte queste persone non possono più contare sul sostegno delle comunità d'origine, sulla rete a cui erano abituati. Sono sradicati». Per questo nasce l'idea del progetto Hotel, che ha l'obiettivo di ricreare la sensazione di un condominio, per tutti quegli anziani affetti da demenza lieve o moderata, attualmente sparpagliati nelle strutture ricettive, con un coordinamento gestito da personale competente. Per combattere insieme la paura e l'isolamento.