Attualità

Intimidazioni e violenza. Terra dei fuochi, la camorra incendia l'azienda che non si piega ai ricatti

Pino Ciociola venerdì 24 luglio 2015
L’hanno incendiata. Un’azienda etica di Sessa Aurunca (Caserta) schierata contro la camorra. "Potete bruciare tutto, ma non riuscirete mai a mandare in fumo un sogno": la prima reazione è in questa frase (firmata "Cleprin" ed "Nco") e nella grossa mobilitazione scattata qualche ora dopo davanti al nuovo tentativo d’intimidire (o, meglio, provare a intimidire) attraverso incendi e furti, che ormai sono un’evidente strategia. E ormai un’escalation. La "Nco" è la "Nuova cooperazione organizzata", quella che s’è messa di traverso alle mafie campane. E da qualche tempo sembra essere sotto attacco della camorra.

L’ultimo poche ore fa: l’incendio doloso della "Cleprin", azienda etica che produce detersivo ecocompatibile (presente nel "Pacco alla camorra") il cui titolare, Antonio Picascia, qualche anno fa aveva denunciato un tentativo di estorsione. E che l’ha detto chiaro: «Non saranno questi scarafaggi a farmi andar via da Sessa Aurunca. Cercherò di riaprire l’azienda il prima possibile, anche per i miei trenta lavoratori».

Rincara Maria Patrizia Stasi, presidente di Confcooperative Campania , denunciando «la solitudine di chi agisce per la legalità», tuona. Scende in campo anche il "Forum nazionale agricoltura sociale", con un appello «a tutte le istituzioni affinché la Nco e la Cleprin non vengano lasciate sole in questa sfida alla camorra e per la giustizia sociale».

La strategia è davvero evidente. Prima, alcune settime fa, è stato sfondato il muro di cinta in tufo della fattoria "Fuori di zucca" (dove si coltivano e vendono prodotti biologici, monitorati e certificati e che è targata sempre Nco) ad Aversa. Cinque giorni fa, poi, c’è stato un altro incendio doloso, quello di un pescheto a Teano, ancora gestito dalla Nco e realizzato su un bene confiscato proprio alla camorra. I camorristi di Casal di Principe sono tutti al fresco e gestiscono ben poco, perché il Comune da un paio d’anni ha reagito seccamente e perché l’attenzione mediatica sulla stessa Casale resta assai alta. Al contrario, in altri comuni il cancro camorrista, sebbene si sia spesso infiltrato in ogni istituzione, adesso ha necessità di mostrare i muscoli.

(Servizio fotografico di Mauro Pagnano)