Attualità

Le sfide nei collegi. Temi etici, è a Roma la partita più «calda»

Eugenio Fatigante giovedì 1 marzo 2018

Il collegio ha la sua valenza simbo-lica: il territorio è vastissimo e abbraccia la Roma dei Palazzi, di San Pietro, dei quartieri popolari come San Giovanni e di quelli chic del Flaminio e dei Parioli. La contesa politica ha una valenza ancor più forte: è come una super-sfida attorno al valore della vita. Per il collegio Roma 1 del Senato corrono, l’un contro l’altra armati, la nume tutelare del lascito pannelliano e volto glamour dei liberal-radical, Emma Bonino - paladina delle battaglie per la legge 194 ai tempi del Cisa, negli anni ’70, e per l’eutanasia, oggi alla testa del movimento +Europa (l’altro 'troncone' radicale, rimasto nel Pr, fa campagna per il non voto) -; Mario Adinolfi, 46 anni, giornalista, a capo di quel Popolo della Famiglia che si propone per la prima volta alle elezioni politiche come soggetto politico figlio delle mobilitazioni di piazza dei più recenti Family Day; e, per il centrodestra, l’esponente di Fratelli d’Italia (alla guida del dipartimento Vita e famiglia) Federico Iadicicco, 43 anni, consigliere del centro studi per l’alta formazione, pure lui alfiere della famiglia tradizionale e tra i promotori del Family Day.

Si gioca le sue carte, invece, sui temi cari al Movimento il candidato del M5S, Claudio Consolo, docente universitario di 62 anni. Quinta incomoda la presidente nazionale di Sinistra Italiana, Laura Lauri, 50 anni, che corre per Liberi e Uguali. Ma non c’è dubbio che il sapore della sfida, che non si risparmia colpi bassi, è tutto nei primi tre nomi.

Il leader del Popolo della Famiglia in una recente intervista è andato giù duro: «Non ho nessuno stima di Emma Bonino. Ho in mente le foto in cui rideva mentre uccideva bambini non ancora nati usando la pompa della bicicletta e non riesco a immaginare gesto più crudele». La leader radicale ha risposto facendo girare per le vie del collegio elettorale romano due camion con l’invito a votare per +Europa affermando che è il voto che serve a «combattere l’odio».

Lo scontro si è spostato anche fuori collegio. Quando Adinolfi, la settimana scorsa, nel suo lunghissimo tour d’incontri in giro per l’Italia (avviato mesi fa per presentare il suo libro Capiamo o moriamo), ha tenuto una relazione ai docenti della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale a Napoli, non ha risparmiato una stoccata all’avversaria che nella stessa città era stata invitata a parlare all’Ipogeo della Basilica di Capodimonte. I seguaci di Adinolfi hanno poi scritto al cardinale Sepe per protestare contro la concessione dello spazio antistante il luogo sacro. Iadicicco, dal 2003 al 2008 presidente romano di Azione Giovani, si definisce «cattolico, anche se - dice - non amo strumentalizzare la fede per fini politici», e principalmente «impegnato da sempre nel mondo pro-life».

Anch’egli in alcune interviste non ha lesinato attacchi alla Bonino, definita «campione del nichilismo politico e culturale» e accusata pure di «essere legata a doppio filo con ambienti della finanza internazionale, con George Soros che lei definisce un filantropo ». Emma Bonino da parte sua, con buona lena e immutato spirito radicale, non si è risparmiata facendo una campagna in giro per le strade, con la sua pashmina colorata sulla testa, predicando un programma fatto di austerità nei conti pubblici, europeismo e aperture all’immigrazione, temi tutti poco popolari di questi tempi.

E sulle controverse relazioni col mondo cattolico ci concede una riflessione: «I rapporti fra radicali e cattolici non sono stati solo di scontro sui diritti civili. Il nostro impegno nel difendere e rafforzare l’unità europea, sulla scia dei nostri padri Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, è avvenuto e avviene nel rapporto con governi a guida cattolico democratica. E le nostre lotte per i diritti umani, contro la fame nel mondo, per umanizzare la pena dei detenuti, per i diritti di migranti e diseredati sono state molto spesso condotte grazie alla collaborazione e all’impegno di gran parte del mondo e dell’associazionismo cattolico.

La nostra laicità - prosegue - non ha mai avuto connotazione antireligiosa neppure quando abbiamo affrontato il tema divisivo dell’aborto. A chi ci accusava di essere favorevoli all’aborto abbiamo sempre rivendicato il merito di aver voluto combattere l’aborto clandestino di massa, che tutti preferivano ignorare». Bonino e Adinolfi hanno in comune anche un passato politico controverso e incrociato. La Bonino, due volte ministro (con Prodi e, agli Esteri, con Letta) è oggi candidata del centrosinistra, ma in passato è stata eletta al Parlamento nazionale anche con il centrodestra, poi il governo Berlusconi la nominò addirittura alla Commissione europea (Aiuti umanitari e consumatori) dove restò per cinque anni dando buona prova di sé. E di lei e il Cavaliere si è riparlato nei giorni scorsi, quando Il Corriere della sera ha ipotizzato che sia lei uno dei «nomi coperti» cui Berlusconi pensa come possibile premier dopo il voto. Ipotesi da lei smentita seccamente: «Bufale. Non sono in vendita e neppure in saldo».

Alle spalle ha il clamoroso successo del ’99, quando una 'Lista Bonino' arrivò all’8 per cento alle elezioni europee (Europa è da sempre il suo dna), ma anche il clamoroso insuccesso della 'Rosa nel pugno' alle politiche 2006. Adinolfi, già leader nazionale dei giovani popolari, fondatore nel 2001 del movimento Democrazia diretta (per certi versi antesignano dei 5 Stelle), è stato invece parlamentare del Partito democratico (per 9 mesi a fine legislatura, nel 2012/13), ora traslocato su lidi più tradizionalisti e decisamente ostili al Pd renziano.

Effetto di questo incrocio è che l’esponente del Popolo della Famiglia secondo i sondaggi (fino a quando i dati potevano essere pubblicati) toglie direttamente molti voti alla sua rivale svuotandole parzialmente il potenziale bacino, proprio in virtù della passata appartenenza: non sono pochi i cattodem, infatti, che fanno davvero fatica a votare Bonino. In più, i dati forniti dall’istituto Ixè prima del 17 febbraio (data delle stop alle rilevazioni) dimostravano che il più forte flusso di consensi in entrata per il PdF arrivava dai delusi dei Cinque Stelle dopo l’affaire rimborsi.

Esito di questo 'combinato disposto' è che il candidato del centrodestra, Iadicicco, potrebbe avvantaggiarsi molto della campagna aggressiva di Adinolfi, finendo per superare a sorpresa la più quotata avversaria. Il confronto ha per sede i mercati, le strade della Capitale, persino gli studi televisivi. Bonino e Adinolfi la settimana scorsa si sono incrociati a Porta a Porta, ma si sono platealmente ignorati senza scambiarsi neanche la rituale stretta di mano. La Bonino è tosta e perdipiù piemontese, Adinolfi ha carattere irruente ed è romanissimo (viene da Testaccio). Un milione di romani chiamati a votare nel collegio senatoriale potranno determinare vincitori e vinti. Potrebbero anche vincere entrambi, per la verità, poiché la vera corsa sia Bonino che Adinolfi la fanno sul 3% alla propria lista, soglia che garantirebbe l’elezione in Parlamento di tutti e due prescindendo sostanzialmente dall’esito nel collegio uninominale (Bonino è candidata comunque anche in 5 collegi plurinominali). Per entrambi sarebbe un ritorno in Parlamento e per entrambi sarebbe la prima volta al Senato.

Ma sembrano essere le sole cose che li uniscono. La vecchia radicale e i giovani leoni dei movimenti pro-life continueranno a sfidarsi senza esclusione di colpi. E senza stringersi la mano. Completano il quadro nel collegio il 68enne Fabrizio Burattini (Potere al Popolo), il 70enne Giuseppe Moesch (Ala - Partito repubblicano), la 75enne Francesca Maria Anna Raga (Lista del Popolo per la Costituzione), la 47enne Donatella Morelli (Casa Pound), la 41enne Alessia Augello (Forza Nuova), il 53enne Alfonso Galdi (Partito Comunista), la 41enne Irene Caporale (Per una Sinistra rivoluzionaria) e il 54enne Luigi Intorcia (Dc).