Attualità

Scuola. Teatro gender, l'altolà del ministro Fedeli

Paolo Ferrario sabato 4 febbraio 2017

Continua la mobilitazione delle famiglie contrarie alla visione scolastica di “Fa’afafine - Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”, spettacolo teatrale che racconta la storia di un bambino che nei giorni pari si sente maschio e in quelli dispari femmina. In due settimane, una petizione su citizengo.org, promossa da Generazione Famiglia - La Manif Italia, ha raccolto oltre 102mila firme di genitori e nonni preoccupati che i propri figli e nipoti siano portati dagli insegnanti a vedere questa rappresentazione che sta girando l’Italia. «Chiedo che il Ministero dell’Istruzione emani immediatamente un decreto urgente per impedire che le scuole portino gli alunni a vedere lo spettacolo “Fa’afafine” sul bambino-bambina transgender”, si legge nella petizione al ministro Valeria Fedeli. Che, nei giorni scorsi, ha, indirettamente, risposto attraverso una lettera all’assessore all’Istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan, che si era fatta portavoce delle preoccupazioni dei genitori scrivendo, a sua volta, una lettera al ministro.
In sintesi, Fedeli ribadisce che il Miur non è coinvolto «nella realizzazione dello spettacolo, né nella sua promozione» nelle scuole e che «le istituzioni scolastiche sono le uniche che, nel rispetto delle norme dell’autonomia scolastica, possono stabilire l’opportunità di partecipare agli spettacoli teatrali».

«Serve sempre il consenso dei genitori»

Ribadendo la validità delle norme e procedure già a conoscenza delle scuole, il ministro Fedeli ricorda che il Miur «ha più volte ribadito alle istituzioni scolastiche che la partecipazione a tutte le iniziative extracurricolari, inserite nel Ptof, è per sua natura facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni o degli stessi se maggiorenni». E non solo. Se la proposta fosse considerata irricevibile dalle famiglie, come nel caso dello spettacolo Fa’afafine, che, ovunque vada, raccoglie le proteste dei genitori, è sempre possibile «astenersi dalla frequenza». Non esiste, insomma, alcun obbligo di presenza, mentre le scuole devono sempre avvertire le famiglie con congruo anticipo. Cosa che non sempre avviene, come denunciato dai promotori della raccolta firme, che suggeriscono di contattare il dirigente della scuola dei propri figli, per sapere se ha aderito a questa iniziativa.

«Vigileremo per prevenire violazioni»

Da parte sua, conclude la lettera del ministro Fedeli, il Miur, per prevenire «ogni azione che possa essere stata attivata in maniera illegittima e in contravvenzione alle leggi dello Stato e alle norme del sistema di istruzione e formazione nazionale», continuerà «con costanza a monitorare qualsiasi situazione che possa essere oggetto di specifiche violazioni».

«Resistono le prerogative della famiglia»

«Soddisfazione» per il chiarimento del ministro, è espressa dal Movimento per la vita italiano. «Per fortuna – si legge in una nota – in Italia resiste ancora la consapevolezza del ruolo e delle prerogative di mamma e papà. Ci auguriamo – prosegue il Mpv – che in futuro nessuno dimentichi più che la responsabilità educativa dei figli appartiene alle famiglie e non allo Stato, specialmente su temi così delicati».