Attualità

Conto alla rovescia. Tasi, poche le detrazioni per i figli

Eugenio Fatigante giovedì 9 ottobre 2014
Oltre 98mila aliquote diverse, un’infinità di detrazioni possibili nei quasi 2.350 Comuni che le hanno fissate, delibere comunali di ben 176 pagine (proprio così: è il caso di Teramo!), mancanza di uniformità persino nei tempi di pagamento. Benvenuti nel fantastico mondo della Tasi, dove tutto è possibile per complicare la vita al cittadino. Una tassa dal destino beffardo: al debutto fra 7 giorni, nello stesso tempo è praticamente già al capolinea. Lunedì scorso il premier Matteo Renzi ha promesso che dal 2015 ci sarà un’«unica tassa comunale» sulla casa. Una promessa non nuova, peraltro, dato che la Tasi era nata per essere, in questo 2014, una delle tre componenti (assieme all’Imu – che è rimasta per gli "altri immobili" e le prime case di lusso – e alla Tari sui rifiuti) di un tributo "rivoluzionario" chiamato per l’appunto Iuc, cioè Imposta unica comunale.Tutto doveva diventare più semplice, tutto è rimasto invece maledettamente complicato. Anche oltre i limiti leciti: è chiaro che, essendo volutamente nata come un’imposta "federalista", un’ampia dose di differenze era inevitabile. Ma, come sempre, i nostri amministratori hanno ecceduto in "fantasia". Con in più la beffa finale: nella maggioranza dei casi – il 51,8% secondo una stima della Uil – quest’anno si pagherà più che per l’Imu del 2012 (i raffronti col 2013 sono impossibili per via della parziale abolizione dello scorso anno).In ogni caso, la scadenza del 16 ottobre si presenta impegnativa dopo l’assaggio di giugno: 4 mesi fa, infatti, si è pagato l’acconto (e quindi ora non si verserà nulla) solo nei 2.178 Comuni che avevano già deciso le delibere, fra cui Bologna, Genova, Napoli e Torino; ora tocca alla gran parte dei Comuni italiani, ben 5.227. Di fatto, la Tasi assomiglia molto a un’addizionale dell’Imu (imposta che si è pagata a giugno in acconto e si pagherà a dicembre in saldo): utilizza la stessa base imponibile cui si applica un’aliquota che non può superare il 3,3 per mille (2,5 di base + 0,8) per l’abitazione principale che è esente dall’Imu, e l’11,4 (10,6 + 0,8) per le seconde case (sommata all’aliquota Imu). Va detto però che la maggiorazione dello 0,8 per mille era stata concessa ai sindaci solo in cambio dell’applicazione degli sgravi.Quello delle detrazioni è uno dei capitoli più complessi: sono sì arrivate, ma in forma estremamente frazionata. Il top è forse a Cesena: sgravi su 60 scaglioni, decrescenti al salire del reddito Isee. Gli italiani hanno così detto addio alla detrazione fissa da 200 euro che avevamo conosciuto per l’Imu: la città che più si avvicina è Biella, che ha deciso uno sconto di 175 euro per tutti. Questo fenomeno spiega l’effetto-<+CORSIVOA>boomerang<+TONDOA> della nuova Tasi: pur avendo aliquote ridotte rispetto alla vecchia Imu, la scomparsa degli sconti uguali in tutta Italia fa sì che il peso dell’imposta sia ora maggiore in proporzione proprio sugli immobili con rendita catastale medio-bassa (su quelli più "ricchi" l’effetto è diluito).Ma l’aspetto ancor più grave riguarda il danno inferto alle famiglie. Molti Comuni hanno legato infatti la detrazione alla rendita (a Roma, a esempio, sono previste 3 fasce fino ai 1.500 euro di rendita, mentre a Milano c’è fino a quota 700, in tandem però con il reddito), ma solo il 13,3% del totale – appena 869 Comuni – le ha previste per i figli conviventi. In genere scattano fino ai 26 anni, ma c’è chi – chissà perché – le ha limitate a 25 anni e chi (come Cernobbio) fino ai 18 anni. Altri Comuni, poi, chiedono oltre all’età che il figlio sia fiscalmente a carico. A Milano gli sconti sono di 20 euro a figlio (ma solo fino a tre), mentre Roma non li ha previsti per niente. Insomma, quell’abbozzo di quoziente familiare che il governo Monti aveva introdotto con l’Imu è pressoché scomparso. Producendo uno squilibrio che (come si può vedere dal grafico a fianco in pagina, ndr) penalizza i nuclei più numerosi. Altre realtà locali hanno legato poi la detrazione alle caratteristiche del proprietario: è il caso di Ravenna, dove allo sconto in base alla rendita si sommano altri 50 euro per ogni figlio con invalidità uguale o superiore ai 2/3. Ma ci sono anche poco meno di 900 Comuni "virtuosi" che hanno azzerato la Tasi sulla prima casa (fra questi, solo due capoluoghi di provincia: Ragusa e Olbia).Una babele in cui diventa difficile districarsi perfino per un commercialista. E la semplificazione è un autentico miraggio. Nemmeno il ministero dell’Economia ha pensato di predisporre un quadro di facile consultazione per l’"ignaro" cittadino. Non resta che affidarsi ai calcolatori presenti su vari siti Internet (uno per tutti: www.amministrazionicomunali.it). Dall’anno prossimo si ricambia tutto. Si spera, anche perché c’è un particolare non da poco da ricordare: la legge dispone oggi che, dal 2015, cade il limite del 3,3 per mille posto in questo primo anno alla Tasi prima casa. A quel punto, sì che diverrebbe una mega-stangata.