Attualità

Casa e fisco. Tasi, il caso è ancora aperto

Nicola Pini venerdì 10 gennaio 2014
Il caso casa non è chiuso. All’indomani dell’annuncio di Palazzo Chigi sull’aumento delle aliquote massime della Tasi per finanziare gli sconti alle famiglie, il governo deve fronteggiare i timori dei Comuni che lamentano il permanere di una riduzione di gettito rispetto all’Imu. Sul piano politico poi c’è la «grana» di Scelta Civica che conferma la sua contrarietà all’emendamento in arrivo e chiede un cambio di rotta, subito stoppata dal ministro Delrio. Due spine che in un momento nel quale la salute dell’esecutivo appare già ammaccata complicano non poco le prossime mosse di Palazzo Chigi su uno dei fronti centrali della politica economica. «Sulla casa non ci saranno altri interventi», assicura il sottosegretario Pier Paolo Baretta, «i Comuni che alzano le aliquote Tasi avranno l’obbligo di destinare le risorse alle detrazioni, è un vincolo esplicito». Se questa impostazione sarà confermata, effettivamente i sindaci potranno rimodulare l’imposta ma non aumentare il gettito complessivo. Ed è proprio questo il problema di cui ieri mattina i vertici dell’Anci hanno parlato con una delegazione governativa guidata da Graziano Delrio, ministro degli Affari Regionali. «Prendiamo atto della proposta di prevedere una aliquota aggiuntiva dell’8 per mille per coprire le detrazioni alle fasce deboli della popolazione – ha spiegato al termine il presidente Piero Fassino – tuttavia esprimiamo preoccupazione sul fatto che questo provvedimento non risolve il problema del minor gettito derivante dal passaggio tra Imu e Tasi». Il presidente Anci sollecita l’esecutivo «fin dai prossimi giorni di adottare provvedimenti che risolvano questo problema, stante il fatto che i Comuni dovranno presentare i bilanci il prossimo 28 febbraio». «I Comuni – sottolinea – hanno bisogno di certezze di risorse ed è quindi decisivo che si individuino soluzioni risolutive entro le prossime settimane». Fassino ha ricordato come «sulla prima casa il prelievo Imu variava tra il 4 e il 5 per mille, mentre ora l’aliquota Tasi per la prima abitazione è prevista al 2,5 per mille. Stiamo facendo delle prime simulazioni ma è evidente che occorre trovare nel bilancio dello Stato quelle risorse che permettano ai Comuni di disporre, anche per il 2014, dello stesso gettito previsto nel 2013».Il governo ha ben presente la situazione che già si è presentata in forme non molto diverse lo scorso anno, quando sono state abolite le due rate Imu 2013 ed è stato necessario trovare risorse sostitutive per i Comuni. Il fatto è che altri fondi non ce ne sono e la strada di un aumento della pressione fiscale è preclusa, come ieri ha ricordato il ministro Gaetano Quagliarello (Ncd). Stefania Giannini, segretaria di Scelta Civica ha ribadito il no al rialzo delle aliquote Tasi: «Voteremo contro anche se il governo ponesse la fiducia», ha rimarcato. In teoria gli otto senatori rimasti fedeli a Mario Monti non bastano per mandare sotto la maggioranza. Ma certo la defezione non sarebbe politicamente indolore per il governo Letta che a Palazzo Madama ha un margine di manovra piuttosto risicato. Scelta Civica propone di prendere un mese o due di tempo  per «riscrivere tutta la fiscalità sulla casa» e rinviare a giugno tutti i pagamenti relativi. Ipotesi che il ministro Delrio ha subito rispedito al mittente: «Non credo che siamo nelle condizioni di rivedere la Tasi, spero che gli amici di Sc ci ripensino».Intanto Confedilizia continua a tenere nel mirino il governo che «non accetta il confronto sulla Tasi». I comunicati dell’esecutivo,  affermano i proprietari immobiliari in un tweet, «non contano niente: la service tax, descritta come tale ad agosto è diventata ad ottobre un’Imu bis. Confidiamo nel Parlamento».