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L'ANALISI. Dai vampiri ai romanzi sul Vangelo Tante le ambiguità alla base del film

Alessandro Zaccuri giovedì 17 gennaio 2013
Intervista col vampiro<+tondo>, ricordate? Negli Usa il romanzo uscì nel 1976, nei cinema di tutto il mondo il film arrivò nel 1994 e fu un successone, nonostante Tom Cruise e Brad Pitt fossero bardati in quel modo improbabile. A distanza di anni, e dopo che il pubblico è stato sottoposto a massicce dosi di Twilight, il ricordo di quella prima moda vampirica appare un po’ sbiadito e qualcuno magari farà fatica a ricordare il nome della scrittrice che fu all’origine del fenomeno. Anche perché, nel frattempo, Anne Rice ha cambiato vita, stile e, più che altro, convinzioni religiose. Nata a New Orleans nel 1941 da una famiglia di origine irlandese e transitata con giovanile entusiasmo per le tempeste della controcultura hippie, si era meritata l’epiteto di "Regina dei Dannati" (dal titolo di un altro suo fortunato romanzo) da parte dei cultori del cosiddetto "gotico": cupe visioni notturne, possessioni, cripte infestate da spiriti maligni. E vampiri, si capisce. Una produzione molto vasta, nella quale non era assente una certa spregiudicatezza nell’affrontare le tematiche teologiche di perdizione e salvezza. Poi, nel 1998, il clamoroso ritorno al cattolicesimo praticato nell’infanzia. Una conversione destinata a essere in un certo senso completata da un’altra svolta, che la stessa scrittrice rievoca efficacemente nella "professione di fede" rintracciabile nel sito www.annerice.com: è il 2002 e, mentre sta pregando in chiesa, Anne decide di consacrare a Dio il proprio lavoro di narratrice. «È la mia vocazione», dichiara senza mezzi termini riferendosi ai libri scaturiti da quello che, nelle intenzioni, suona come un voto.Parte da qui la seconda vita editoriale di Anne Rice, del tutto ignota al lettore italiano. Al contrario di quanto avvenuto a suo tempo con la saga delle "Cronache dei Vampiri", infatti, dalle nostre parti risultano non pervenute l’autobiografia spirituale Called Out of Darkness ("Chiamata dalle tenebre", 2008) e le due parti finora apparse dell’ambizioso ciclo romanzesco Christ The Lord ("Cristo Signore"), e cioè Out of Egypt ("Dall’Egitto", 2005) e The Road to Cana ("La strada per Cana", 2008). Dai vampiri a Gesù: ma ci sarà da fidarsi? Se lo sono chiesto anche i critici d’oltreoceano e, tutto sommato, il verdetto non è stato negativo. Il che non significa che l’autrice abbia completamente rinunciato alla disinvoltura che già in passato le è stata caratteristica. Al centro di Out of Egypt – di cui nei prossimi mesi si realizzerà a Matera la versione cinematografica – sta la questione, teologicamente delicatissima, dell’autoconsapevolezza di Gesù. Come e quando, insomma, il Figlio dell’Uomo si renda conto di essere il Figlio di Dio. Non per niente il racconto del Vangelo di Marco prende le mosse dal Battesimo nel Giordano, quando il manifestarsi dello Spirito sotto forma di colomba e la voce discesa dal cielo rivelano in maniera non equivoca l’identità messianica del Cristo. Attingendo con generosità agli Apocrifi, invece, Anne Rice preferisce l’aneddotica in parte edificante e in parte ambigua, mostrando per esempio il piccolo Gesù che, in uno scatto di rabbia, fa morire un compagno di giochi, ma subito dopo si pente e lo fa risorgere. Da quanto è dato di capire, la sceneggiatura della pellicola in lavorazione recepisce libertà di questo tipo e altre ne aggiunge, pur senza cavalcare l’onda dello scandalismo parateologico. Il film che vedremo fra qualche mese non sarà forse un’opera impeccabile come il Gesù di Nazareth zeffirelliano, ma non dovrebbe neppure essere uno scandalo annunciato come L’ultima tentazione di Cristo diretto da Scorsese. Ma per farsi un’idea più precisa bisognerà attendere che scenda il buio. In sala, naturalmente.