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POLITICA E GIUSTIZIA. Tangenti Finmeccanica: l'India chiede chiarimenti

Nello Scavo giovedì 26 aprile 2012
​Ci si mette anche il ministero della Difesa indiano a seminare dubbi sull’appalto a Finmeccanica. Nelle stesse ore in cui Walter Lavitola ha accettato di rispondere alle domande dei pm di Napoli, le autorità di New Delhi hanno ordinato all’ambasciata indiana di Roma la stesura di un esaustivo rapporto a proposito delle notizie su presunte irregolarità nel contratto da 560 milioni di euro per l’acquisto di 12 elicotteri AgustaWestland. «Qualsiasi lamentela o accusa ricevuta sarà esaminata e, in caso vengano confermati illeciti, saranno fatte valere le norme contrattuali oltre alle azioni previste dalla legge», spiega in una nota il ministero.La reazione di New Delhi arriva dopo che i pm napoletani hanno indagato per corruzione internazionale e riciclaggio il presidente e amministratore delegato del gruppo aerospaziale Giuseppe Orsi, in un’inchiesta che ipotizza il pagamento di tangenti alla Lega Nord.Secondo gli inquirenti, rispetto alla commessa da 560 milioni ci sarebbe stato un aumento di 51 milioni per «anomali» costi di intermediazione finanziaria. In realtà gli investigatori ritengono che il denaro versato a esponenti leghisti non fosse una tangente per il presunto interessamento del Carroccio al successo dell’affare in India, ma una regalia con cui Orsi ringraziava del sostegno alla sua nomina al vertice del colosso di Stato.Sia la Lega che Finmeccanica hanno negato ogni addebito e Orsi ha precisato di non aver mai pagato tangenti né alla Lega né ad altri. Il gruppo aerospaziale ha precisato inoltre che AgustaWestland non ha tenuto condotte irregolari di alcun genere e che non ha pagato commissioni di alcun tipo per la vendite di elicotteri.All’inizio dell’anno, un’indagine del ministero della Difesa indiano non aveva evidenziato irregolarità nell’acquisto della dozzina di potenti AW101.Altri guai stanno però arrivando da Walter Lavitola. Ieri è stato interrogato fino a notte fonda dai magistrati partenopei, a cui aveva dato «disponibilità a rendere chiarimenti» sul suo ruolo di consulente per Finmeccanica e Fincantieri a Panama e nel Sudamerica. Il faccendiere, in carcere a Poggioreale, ha cominciato a rispondere alle domande degli inquirentui sulle presunte tangenti internazionali. La vicenda giudiziaria si incrocia con l’indagine, avviata sempre dai pm partenopei, sul riciclaggio in cui è coinvolta la Lega Nord. Il primo a muovere le accuse ai danni di Orsi è stato Lorenzo Borgogni, ex dirigente delle relazioni esterne del gruppo poi licenziato da Finmeccanica.Sullo sfondo restano anche altre inchieste, in particolare quella sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata. Un aspetto sul quale è intervenuto Francescomaria Tuccillo, dirigente Finmaccanica che negli anni scorsi ha curato per la holding i rapporti con i paesi africani, e che è stato sentito come testimone. «Nell’esercizio del mio ruolo di responsabile dell’Africa sub sahariana – ha dichiarato Tuccillo – mi sono limitato a segnalare doverosamente al top management del gruppo la pubblicazione del libro “Mafia Pulita”, edito da Longanesi, scritto dal procuratore di Bari Antonio Laudati, circa i presunti rapporti di società del gruppo Finmeccanica e un noto latitante italiano residente in Sudafrica». Il riferimento è a don Vito Palazzolo, considerato il cassiere di Cosa nostra siciliana, recentemente arrestato in Thailandia dopo aver perso le coperture che in Sudafrica lo tenevano al riparo dalle manette.