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Intervista. Tajani: «M5s e Lega non durano, Salvini torni con noi»

Arturo Celletti sabato 14 luglio 2018

Antonio Tajani (Ansa)

«È il governo degli effetti speciali e delle promesse impossibili. Ma i fatti? Dove sono i fatti?».

Antonio Tajani mette l’esecutivo M5S-Lega sul banco degli imputati: «Quanta confusione. La politica economica è piena zeppa di contraddizioni. Non c’è una politica industriale. Chiudere l’Ilva sarebbe una follia. Bloccare la Tav una scelta assurda. Diciamolo chiaro: questo matrimonio contro natura rischia di dare il colpo di grazia a una Italia ancora convalescente». È metà pomeriggio quando il presidente del Parlamento Europeo lascia Pescara dove è intervenuto agli Stati generali di Forza Italia. Tajani riflette a voce alta sul rischio declino. «Un anno di questo governo può fare danni irreparabili. Può fare impennare il debito pubblico. Può scatenare una nuova ondata di lavoro nero. Alla fine l’Italia conterà di meno. Perderemo forza, autorevolezza, peso specifico».

Prevede un anno di questo governo?
Non di più. Questa stagione amara durerà al massimo altri nove mesi. E allora la Lega rifletta, torni indietro, non sia complice di un partito che fa male al Paese, non condivida un progetto pericoloso.

Forza Italia crede ancora nell’alleanza con la Lega?
L’asse Lega-Fi può avere ancora un valore strategico. Possiamo ancora riprendere il Paese per mano. Noi non abbiamo cambiato idea. C’è ancora un programma che ci lega a Salvini. Ma - insisto - tocca a lui fare marcia indietro. Tornare a casa. E deve farlo in tempi stretti.

La Lega oggi ha raddoppiato i consensi e Fi li ha dimezzati.
Anche Matteo Renzi era arrivato a sfiorare il 40 per cento. Ora è a zero, è uscito dai radar, ha perso la fiducia del Paese. Il consenso oggi ti premia e domani ti punisce. Il voto del 4 marzo ha raccontato un’Italia impaurita e decisa a cambiare a ogni costo. È stato un momento di passaggio dove rabbia e malessere hanno giocato un ruolo decisivo. Ma ho detto di passaggio...

La Lega dopo il voto è salita ancora.
Il fenomeno immigrazione è vento nelle vele del Carroccio. E Salvini ha saputo cavalcare in maniera perfetta le paure della società e le contraddizioni di questa Europa troppo spesso egoista. Ma vi faccio io una domanda: Lega e M5s pensano davvero di risolvere il problema dell’immigrazione bloccando tre navi e mostrando solo il volto più crudele?

Lei che soluzione ha?
Serve strategia, non parole roboanti. L’immigrazione si fronteggia con un’azione politica, con visione, con progetti. Bisogna investire in Africa, bisogna impedire che i flussi partano da lì. Tra due giorni sarò in Niger. Laggiù un piano di investimenti dell’Unione ha già dato i primi risultati: due anni fa sono passati dal Niger per andare in Libia 300mila disperati, quest’anno solo 10mila.

E invece Lega e M5s?
Non hanno strategia. Tutta la loro azione politica è concentrata nel breve. Ma non ci sono elezioni. Non è tempo di propaganda. Puntano tutto su parole a effetto e provvedimenti spot. Ma le coperture? Ma la fattibilità? E perché non parlano di giovani? Perché non si fermano a immaginare soluzioni al dramma del Mezzogiorno? Perché si dimenticano di quei settori del Paese che più degli altri avrebbero bisogno di essere aiutati? Io ho un’idea. Una soluzione. Con 20 miliardi di fondi europei non utilizzati si può creare un effetto-leva capace di dare una scossa al Sud. Io voglio l’alta velocità. Voglio porti. Voglio infrastrutture. Non voglio il reddito di cittadinanza.

Lei dice che Salvini torna?
Salvini non crede nel matrimonio con Di Maio. Non scommette su un’alleanza stabile con M5s. Credo che sappia che la sua casa è ancora il centrodestra. Deve solo rinsavire. Se non lo fa perde quel patrimonio di consenso che è riuscito a mettere insieme.

Racconti Salvini con due aggettivi.
Intelligente e spregiudicato.

E Berlusconi?
Generoso, leale. Un gran combattente. Ha avviato un processo di rinnovamento dentro Fi e io voglio stargli accanto in questa nuova sfida. Bisogna allargare il perimetro del partito. Serve il contributo dei giovani, della società civile, dei movimenti cattolici, del mondo del volontariato e di quello dell’associazionismo. C’è un incredibile spazio politico che è stato abbandonato. Ora vogliamo riprendercelo.

E la Lega?
È diversa da noi. Le nostre radici sono nel popolarismo. I nostri valori sono la famiglia. Anche il nostro linguaggio è diverso dal loro. Siamo noi il perno del centrodestra. Siamo noi il punto di riferimento di milioni di piccoli imprenditori.

Riparte la sfida alla Lega?
Fi dimostrerà di essere credibile, autorevole, rassicurante, forte. Forte e mai violenta. Né nelle azioni, né nel linguaggio. Non avrei mai usato e mai userò le parole di Salvini per sfidare la sofferenza e la disperazione di tanti migranti. Sono il primo a dire legalità, il primo a capire che qualcosa nell’azione di qualche Ong non mi convince, ma la pietà non può essere mai messa tra parentesi. Mai avrei detto "la pacchia è finita". Mai avrei parlato di crociera. Mai avrei immaginato di far passare l’equazione rom uguale delinquente. Un delinquente è delinquente e basta.