Attualità

Il dopo Berlusconi. Forza Italia sceglie Tajani. «Decisivi in Italia e in Europa»

Arturo Celletti sabato 15 luglio 2023

Un momento del Consiglio nazionale a Roma

È un applauso interminabile. Applaude Antonio Tajani. E applaude, in piedi, tutto lo stato maggiore di Forza Italia. Il viceprier fissa un'immagine di Silvio Berlusconi ferma sullo schermo gigante. Il Cavaliere sorride. E una scritta pare quasi indicare al partito la strada: chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede vince. C'è emozione. Una emozione che lega il nuovo corso al Fondatore. Una emozione che prende forza dietro due parole ripetute da Tajani in tutte le conversazioni più private: «Unità e continuità». Il vicepremier si prepara a prendere il timone di Forza Italia e, lontano dai riflettori e dai taccuini, lancia la sfida: «Bisogna remare insieme; abbiamo un anno per dimostrare tutte le nostre potenzialità, per far capire numeri alla mano che siamo decisivi in Italia e in Europa». La testa del neo segretario nazionale («Presidente - spiega Tajani - è e resterà sempre e solo Berlusconi») è al prossimo voto europeo. E per dimostrare di esserci bisognerà evitare di schiacciarsi troppo sulle posizioni di Fratelli d'Italia (l'asse con Nordio sulla Giustizia è solo un primo passo che fa capire) e di mettere in chiaro con la massima nettezza le differenze con i sovranisti alleati della Lega in Europa. Tajani è chiaro: «Siamo il centro del centrodestra, siamo diversi dai nostri alleati». Poi c'è la sfida della continuità. Tajani (ancora in crescita nei sondaggi) sente ogni giorno Marina e Pier Silvio Berlusconi. Ma sente e si confronta anche con Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Non è vero che la famiglia Berlusconi ha chiuso i canali con il partito e ha delegato tutto a Tajani. La famiglia Berlusconi c'è. Anzi Tajani la vuole al suo fianco. E aprendo i lavori del consiglio nazionale legge una lettera della famiglia che suona come una investitura definitiva. C'è il grazie a Forza Italia. C'è l'incoraggiamento per il lavoro che si dovrà fare. Per «far vivere gli ideali di libertà, progresso e democrazia» per i quali si è sempre battuto il Cavaliere.

Ansa


È il giorno della verità. È il giorno di Tajani segretario nazionale votato all'unanimità da Forza Italia. Tensione e emozione si accavallano. «Siamo all'11 per cento», ripete il vicepremier (un tempo giornalista) dopo aver passato le ultime ore nella sua casa dei Parioli a scrivere il discorso del nuovo corso. Due temi su tutti: economia e giovani. Due sfide per rialzare l'Italia. Appuntamento è al Parco dei Principi, un lussuoso hotel a due passi dalla casa romana di Tajani. I 213 consiglieri sono con Tajani. Perché solo lui, il vicepresidente e coordinatore nazionale azzurro, poteva prendere il posto del Cavaliere, al quale è stato accanto fin dal momento della fondazione del partito. Ora lo fa ripetendo unità e continuità. Dicendo no al salario minimo («È visione vetero socialista») e sì alla separazione delle carriere tra giudici e pm. E proprio sulla grande questione Giustizia precisa: «Siamo garantisti ma non siamo contro i magistrati». Le frasi dietro le quali prende forma la sagoma di Forza Italia si accavallano. Tajani spiega che chi viene dopo Silvio Berlusconi non potrà che raccogliere la sua eredità politica e realizzare i suoi sogni politici. E allora la sfida dei prossimi mesi è allora dimostrare di essere ancora e davvero l'ala moderata del centrodestra. Anche in Europa. E non a caso al Consiglio c'è il leader del Ppe, Manfred Weber, e non ci sono Giorgia Meloni o Matteo Salvini. E proprio Weber "accarezza" Tajani:

«Forza Italia è il centrodestra in Italia. Forza Italia è il Ppe in Italia. Sono fiducioso nel futuro perchè conosco Forza Italia e la sua gente e la loro motivazione... Le radici cristiane ci guidano». C'è una tabella di marcia nella testa di Tajani. Prima tappa è il congresso a primavera. Per lanciare sul serio al sfida delle europee 2024. Il partito è con Tajani. Ci sono Renato Schifani, Roberto Occhiuto e Fulvio Martusciello al Sud. Ci sono Alberto Cirio e Alessandro Sorte al Nord. E c'è il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo che arriva al consiglio nazionale e scommette sul vicepremier: «Dobbiamo lasciare da parte le aspirazioni individuali. Oggi inizia un nuovo corso. Abbiamo bisogno di ribadire la nostra forza in Europa e Antonio Tajani è la persona giusta per farci intraprendere questo percorso». Arrivano i big e ripetono la linea, da Giorgio Mulè a Alessandro Cattaneo: tutti con Tajani oggi è il momento dell'unità. Poi c'è l'annuncio di nuovi arrivi. Presto capiremo. Intanto c'è chi scommette su Ettore Rosato, che però (per ora) nega. Ma intanto Tajani tende la mano. «Guardiamo al grande mondo dei moderati che stanno perdendo sempre più i loro capisaldi. Non vogliamo offrire solo una casa ma una dimora dove chiunque entri possa sentirsi protagonista di battaglie politiche e discussioni, per garantire la stabilità del nostro Paese e non solo la stabilità del governo».