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La crisi. Tajani: dialogo impossibile con chi vuole spaccare FI

Angelo Picariello venerdì 22 gennaio 2021

«Non si può accettare lo spettacolo di una maggioranza che, in piena pandemia, con 5-600 morti al giorno pensa di poter andare avanti dando vita a un’immorale compravendita, anche dentro il Palazzo del governo, per arruolare uno o due senatori in più». Antonio Tajani è appena uscito dall’incontro che il centrodestra ha chiesto al capo dello Stato per denunciare la gravità della situazione. E che «con questo Parlamento non si può lavorare». È la linea del voto anticipato, che ora sottoscrive anche Forza Italia. «Abbiamo permesso con il nostro voto lo scostamento di Bilancio - ricorda l’ex presidente del Parlamento europeo - e dalla sinistra sono arrivati solo offese e attacchi. Come si può dialogare con questa sinistra?», chiude, anche Tajani, a ogni ipotesi di larghe intese.

Che quadro avete manifestato al capo dello Stato?

Abbiamo espresso tutta la nostra preoccupazione di fronte alla prospettiva imminente della fine del blocco dei licenziamenti, di 2 o 3 milioni di disoccupati in più. Abbiamo rappresentato la fotografia di una situazione drammatica di fronte alla quale il governo pensa di reagire provando a spaccare i partiti o a contattare i singoli parlamentari. E abbiamo detto che non è pensabile di andare avanti in questo modo.

Nessuna alternativa al voto, dunque?

Noi abbiamo manifestato il nostro senso di responsabilità votando lo scostamento di Bilancio, ma è impensabile pensare di affrontare la gravità della situazione con un governo che è palesemente in grande difficoltà, per via di una lite maturata tutta all’interno della sinistra. Abbiamo ora la piena fiducia in Mattarella che assumerà le decisioni più opportune.

Lei è stato presidente del Parlamento di Strasburgo. In Europa c’è una larga maggioranza guidata da Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione, che è del Ppe, il suo partito. Perché in Italia questa operazione non è replicabile?

In Europa il Ppe ha vinto le elezioni, essendo risultato il primo partito, il che ha sventato la possibilità che alla guida della commissione andasse il leader indicato dal Pse, ossia Frans Timmermans. In Europa c’è un’alleanza guidata dal Ppe, che vede la convergenza fra forze politiche unite dall’adesione ai valori del Trattato. Nulla a che vedere con maggioranze raccogliticcie come quelle di cui si sente parlare in questi giorni

Ma ammesso (e non concesso) ci fosse la disponibilità di Mario Draghi alla guida di un esecutivo di salvezza nazionale, come potreste tirarvi indietro?

Questa domanda è posta al partito sbagliato. È la sinistra, non noi, che ha originato questa lite indicando intorno all’attuale presidente del Consiglio l’unica ipotesi praticabile, escludendo ogni altro tipo di soluzione. Ora Conte si accorge di non avere i numeri e questo determina la situazione di stallo in cui siamo.

Ma se si dimettesse?

Di fronte alla nostra responsabilità nel votare lo scostamento di Bilancio abbiamo ricevuto attacchi incomprensibili, come si può pensare di collaborare con questa sinistra? Non c’è consapevolezza della gravità della sitiuazione, né c’è la capacità di affrontare i veri nodi: questa maggioranza ha approvato un Recovery gravemente carente in tanti punti: Roma, Sud, sport, riforma della Giustizia... E intanto inseguono il voto di 1-2 senatori.

A proposito, sulla giustizia c’è il prossimo banco di prova, per il governo.

Sanno bene di non poter contare sul nostro voto, non so come pensano di andare avanti.

Non resta che il voto anticipato, quindi?

Deciderà con la sua saggezza il presidente Mattarella.