Attualità

I COSTI DELLA POLITICA. Manovra, il governo pone la fiducia

martedì 27 luglio 2010
Il governo, tramite l'intervento nell'Aula di Montecitorio del ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione di fiducia sulla manovra economica, la cui discussione era iniziata questa mattina. «Il governo attribuisce particolare importanza per il Paese alla definitiva approvazione di questo provvedimento che è in scadenza», ha spiegato Vito. La questione di fiducia è stata posta sul testo uscito dalla commissione che è identico a quello già approvato dal Senato.Il Pd aveva tentato di far slittare il momento della fiducia tentando di far valere il regolamento della Camera in base al quale, nelle 24 successive alla richiesta, non si possono svolgere attività d'aula. Secondo Roberto Giachetti, non si sarebbe potuto riunire il parlamento in seduta comune per l'elezione dei membri laici del Csm.Il presidente Gianfranco Fini è però intervenuto per chiarire che «il parlamento in seduta comune è un organo diverso rispetto alla Camera dei deputati; si applica il regolamento della Camera, ma è organo di altra natura». È la 36ma volta che il governo ricorre alla fiducia.DEPUTATI, TAGLIO AGLI STIPENDISi annuncia il taglio di mille euro agli stipendi dei parlamentari e, contemporaneamente si approntano meccanismi che sembrano aprire la strada alla mitigazione del rigore invocato dai presidenti Fini e Schifani, sulle buste paga di deputati e senatori. È in arrivo insomma il "taglio con il gettone": accanto alla riduzione di 500 euro netta stabilita per la diaria di soggiorno, si preparano i meccanismi per introdurre un meccanismo di "gettoni di presenza" per la partecipazione ai lavori di commissione.È quanto emerge dal comunicato ufficiale della Camera al termine dell'ufficio di presidenza che ha varato i tagli. La «riduzione di 500 euro della diaria di soggiorno» per il triennio 2011-2013 è decisa «nella prospettiva di definire una disciplina per la rilevazione delle presenze in Commissione, secondo quanto preannunciato nella riunione dell'Ufficio di Presidenza dell'8 giugno scorso».L'ipotesi sul tappeto da tempo, quello che bisogna mettere a punto ora sono i meccanismi tecnici dell'operazione: alcune commissioni ad esempio si riuniscono più assiduamente di altre (la Bilancio molto più spesso della Politiche Ue) e impongono una "perequazione" per poter assicurare potenzialmente lo stesso beneficio a fine mese a tutti i parlamentari. La formula del rimborso spese aggira l'ostacolo posto dal fatto che la retribuzione dei parlamentari per legge è "omnicomprensiva".Per quanto riguarda i deputati il taglio andrà a colpire «gli emolumenti strumentalmente  connessi» all'esercizio del mandato e non lo «stipendio». Saranno infatti ridotte di 500 euro la diaria di soggiorno e di altri 500 euro «le spese per il rapporto eletto/elettori», quelle solitamente previste per i portaborse.Tagli sono previsti anche per i dipendenti: ci saranno riduzioni del 5% per i redditi sopra i 90.000 euro e del 10% per quelli sopra i 150.000 euro, sempre nel triennio 2011-2013. Nel complesso la Camera conta di risparmiare, tra queste e altre misure, 60 milioni di euro nel triennio, come dice il comunicato. Anche il Senato dovrebbe muoversi sulla falsariga di Montecitorio, come ha spiegato l'ufficio stampa di Palazzo Madama.NAPOLITANO, NO A TAGLI INDIFFERENZIATI«È un imperativo cui nessuno può sfuggire quello del contenimento e di una sostanziale riduzione del nostro debito pubblico». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo alla settima Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina.Il rigore necessario per abbattere il debito pubblico «comporterà inevitabili sacrifici diffusi» ma «non può vedere penalizzati in modo indifferenziato tutti i comparti, tutte le voci di spesa dello Stato», ha aggiunto Napolitano e soprattutto «non deve mortificare funzioni e strutture portanti dello Stato nazionale», tra le quali la politica estera e la diplomazia.La manovra «rischia di minare l'efficacia della nostra azione», ha aggiunto il decano degli ambasciatori, l'ambasciatore Vittorio Claudio Surdo, sulla preoccupazione dei diplomatici italiani per gli effetti di alcune misure previste dalla manovra economica. «C'è profonda preoccupazione per alcuni dei provvedimenti previsti» spiega, sottolineando che ci sono dei punti come quello delle diarie che «ledono in modo sistematico la nostra professione, mortificandola».