Attualità

CAMPAGNA ELETTORALE. Patrimoniale, la sfida Bersani-Vendola alla Cgil

Eugenio Fatigante sabato 19 gennaio 2013
Sul capitolo tasse è sempre più competizione nella campagna elettorale. Mentre Mario Monti scommette ora su meno tasse anche per il lavoro (vedi sopra), a sinistra si muovono le pedine. Pier Luigi Bersani incontra Nichi Vendola e, al termine, riferisce di aver convinto il leader di Sel ad avere una posizione comune sul non volere la famigerata patrimoniale per le grandi ricchezze: «È d’accordo», fa sapere il segretario Pd. Una mossa che riapre il fronte con la Cgil, che viceversa questa misura la vuole eccome. «L’ho detto in tutte le lingue: non credo nella patrimoniale perché penso che il nostro problema sia la tracciabilità del contante. Non intendo fare il Robespierre. Noi una patrimoniale ce l’abbiamo già ed è l’Imu, vogliamo lavorare su di essa», punta a chiarire Bersani. «Noi pensiamo sia indispensabile farla – gli replica Susanna Camusso, segretario generale del sindacato di Corso Italia –. Non ci raccontino che l’Imu o altro c’è già...».Il dibattito si infiamma, come inevitabile in un Paese che quest’anno vedrà arrivare la pressione fiscale al 45,3% del Pil. Il fermento è grande, a sinistra. D’altronde nel Pd brucia ancora il ricordo di quando - si era nella campagna elettorale del 2006 - Fausto Bertinotti fece inabissare i sondaggi (alla fine il centro-sinistra vinse, ma di poco) a furia di dichiarazioni su patrimoniale e Bot da tassare. Per questo Bersani vuole "blindare" subito la linea di Sel. Da Vendola non arriva una conferma ufficiale all’annuncio bersaniano. Ma nemmeno una smentita, mentre il leader di Rifondazione (ora inglobata nella "lista Ingroia"), Paolo Ferrero, ne approfitta per dare la sua versione: «Le frasi di Bersani dimostrano con ogni evidenza che non vogliono tassare i ricchi e le rendite». Per Sel, insomma, i super-ricchi dovranno sì «andare al diavolo» (lo disse giorni fa Vendola), ma senza pagare super-tasse. Almeno sui patrimoni finanziari perché, nel disegno del Pd, una tassazione aggiuntiva è prevista invece: sulle case di lusso.Bersani intende, in caso di vittoria, "calibrare" la tassazione che grava sugli italiani, senza dare però l’idea di voler tartassare una categoria in particolare. Con l’alto tasso di evasione fiscale che c’è, Bersani esclude che risorse (anche per ridurre la "quota-lavoro" dell’Irap e le tasse alle piccole imprese) possano arrivare da nuovi condoni: punta "grosso" sulla lotta ai contanti (serve «una Maastricht della fedeltà fiscale») e non crede più di tanto in una patrimoniale, anche nella versione limitata solo ai ricchi. D’altronde una mini-patrimoniale - e per tutti, senza esenzione alcuna - è stata già introdotta da Monti con l’imposta di bollo sui depositi bancari.È sugli immobili che si agirà, invece. Per il Pd va rimodulata l’Imu (per alleggerirla sui redditi più bassi) e va creata una tassazione aggiuntiva su quelli da 1,5 milioni. Con la precisazione, fatta già nei giorni scorsi, che la cifra va riferita alle rendite catastali. Di tutt’altro avviso resta però la Camusso, che argomenta: «Oggi c’è una straordinaria diseguaglianza tra chi paga le tasse sul suo reddito e sulla casa e chi invece non paga sulle multi-proprietà immobiliari e sulle rendite». Si annunciano scintille la prossima settimana: quando (altra decisione di ieri) Bersani e Vendola presenzieranno insieme alla conferenza di programma della Cgil, a Roma il 25 e 26.